La condanna

Pandoro-gate, la Procura affonda il colpo: Ferragni verso la condanna a 1 anno e 8 mesi

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La Procura di Milano chiede 1 anno e 8 mesi di condanna per Chiara Ferragni, accusata di aver ingannato i consumatori con il Pandoro Pink Christmas e le uova di Pasqua “solidali”. Secondo i pm, la beneficenza sarebbe stata usata come leva di marketing, generando profitti indebiti per 2,2 milioni di euro.

È un momento difficile per la prima influencer d’Italia. La richiesta della Procura sembra non voler lasciare scampo a fraintendimenti: Chiara Ferragni deve essere condannata in quanto colpevole di aver raggirato i consumatori con il suo Pandoro Pink Christmas e le uova di Pasqua brandizzate. 

E così, l’icona della “self-made woman” italiana viene attaccata proprio su un terreno per lei identitario: la beneficenza. Una condanna pesante, a 1 anno e 8 mesi, che riguarda profitti titenuti illeciti per 2,2 milioni di euro. Soldi sottratti ai consumatori convinti di spendere per una giusta causa. 

Il nodo della donazione

A rendere la vicenda ancora più spinosa è il nodo della donazione.

Alla vendita del dolciume griffato era, infatti, associata un’iniziativa benefica a favore dell’impresa sociale “I Bambini delle Fate”, ma in realtà le donazioni non erano incluse nel prezzo di vendita, bensì già predeterminate e scollegate dall’acquisto.  

La proposta dei pm Eugenio Fusco e Cristian Barilli formulata durante il rito abbreviato, tenutosi presso il Tribunale di Milano, riflette tutta la gravità di una vicenda, che al di là dei personaggi coinvolti, evidenzia l’enorme potere e i rischi, che una campagna di marketing ingannevole, anche e soprattutto online, può avere oggi.

Tuttavia, l’influencer ha sempre respinto le accuse e l’iter giudiziario non si è ancora concluso, per cui la difesa ha ancora la possibilità di cambiare l’esito, o attenuare la pena, della sentenza finale. 

Gli accordi con le Associazioni di consumatori

Intanto, però, le Associazioni di consumatori hanno già incassato. Tra queste risulta l’Associazione per la Difesa dei Consumatori e degli Utenti (ADICU), costituitasi parte civile e poi ritiratasi grazie ad accordi extragiudiziali. Avrebbe infatti ricevuto un lauto risarcimento danni prima dell’udienza. 

Dal canto suo, Chiara Ferragni in Aula ha ribadito: 

Tutto quello che abbiamo fatto, lo abbiamo fatto in buona fede, nessuno di noi ha lucrato“.

Resta ora da capire cosa accadrà se la condanna verrà confermata: a chi saranno destinati i fondi? E soprattutto, come verranno impiegati?

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