Il Report

Pagamenti non-cash, nel 2022 transizioni globali per 1.046 miliardi di dollari

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Online il nuovo World Payments Report 2019. I mercati emergenti stanno trainando la crescita del settore dei pagamenti non-cash, con una crescita a +23,5% tra il 2017 e il 2022. Al top Russia, India e Cina. Molti operatori però temono la minaccia delle big tech e la velocità del cambiamento.

I mercati in via di sviluppo stanno trainando la crescita del settore dei pagamenti non-cash, riportando un tasso composto atteso di crescita annuale (Carg) del 23,5% tra il 2017 e il 2022. Nel 2017, questi mercati hanno rappresentato il 35% della crescita globale, quota destinata a salire al 50% nei prossimi anni.

Tra i principali contribuenti troviamo la Russia, dove le transazioni non-cash sono cresciute del 40% nel 2017, seguita da India (39%) e Cina (35%).
I mercati maturi, tra cui Asia-Pacifico, Europa e Nord America, hanno registrato un tasso di crescita più stabile, attestatosi al 7%.
A livello globale, il volume delle transazioni non-cash è aumentato del 12% nel periodo 2016-2017, raggiungendo i 539 miliardi di euro.

Sono i dati contenuti nel “World Payments Report 2019” di Capgemini, che stimano le transazioni non cash raggiungere un valore mondiale pari a 1.046 miliardi di dollari entro il 2022.
Un quadro generalmente giudicato positivamente, ma non privo di criticità e barriere.

Come ha spiegato Monia Ferrari, Financial Services Director di Capgemini Business Unit Italy, in una nota che accompagna lo studio: “Il panorama globale dei pagamenti è in significativa evoluzione, ma non tutti i partecipanti sono a proprio agio con il ritmo e la direzione del cambiamento“.
Le banche stanno chiaramente riconoscendo l’importanza dell’adozione di un modello basato su ecosistemi per soddisfare le mutevoli esigenze dei clienti e crescere in un panorama competitivo”, ecco perché,ha aggiunto Ferrari, “incoraggiamo le banche tradizionali a prendere in considerazione soluzioni a breve termine che le preparino per il mercato futuro, come l’implementazione di un’architettura di microservizi per aggirare i limiti dell’infrastruttura legacy”.

Le barriere, come detto, sono diverse.
In un mercato guidato dall’innovazione, si legge nel documento Capgemini, molti operatori tradizionali temono la velocità e la direzione del cambiamento, piuttosto che adottare un atteggiamento ottimista. In molti casi, infatti, essi “sono intimoriti dalla minaccia delle bigtech e affermano di aver adottato solamente gli aspetti dell’Open Banking richiesti dalle autorità di regolamentazione, non considerandolo come un’opportunità per offrire differenziazione, fidelizzare la clientela e consolidare la leadership di mercato”.

Un punto di vista che difficilmente può essere ammorbidito, perché tutti sappiamo che nei prossimi anni nuovi operatori di mercato e tecnologie emergenti saranno causa di cambiamenti dirompenti.
Partendo da questa riflessione, i consumatori stessi cominciano ad utilizzare tali tecnologie non-cash, ma con forti dubbi: “La maggioranza di loro (63%) ritiene che le principali minacce sono rappresentate dai competitor BigTech che sfruttano la loro portata globale, la brand equity, la fiducia dei clienti, la custromer experience migliore e, infine, l’infrastruttura dei pagamenti”.

In Italia, con l’avvio del Governo Conte bis, per facilitare i pagamenti digitali da un lato e dall’altro combattere l’evasione fiscale per recuperare un “tesoretto” da reinvestire per le politiche sociali ed economiche del Governo, il ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) sta studiando per la prossima legge di Bilancio come garantire il “bonus” mensile a chi paga con le carte di credito, debito e prepagate nominative o con bonifico bancario, senza penalizzare con sanzioni chi utilizza il contante