l'intervista

“Paesaggi Umani”, il progetto Geopodcast di Roma Capitale. Intervista a Carlo Infante (Urban Experience)

a cura di Piero Boccellato |

Intervista a Carlo Infante di Urban Experience su “Paesaggi Umani”per Roma Capitale, un progetto di performing media storytelling che sta evolvendo i suoi format (dal geoblog alla mappa parlante) trasmesso in streaming web-radio.

Intervista a Carlo Infante di Urban Experience su Paesaggi Umani” di Roma Capitale, un progetto di performing media storytelling che sta evolvendo i suoi format (dal geoblog alla mappa parlante) trasmesso in streaming web-radio.

Key4biz. In questo progetto in cui si coniugano nuove tecnologie della comunicazione e narrazione di storie connesse ai territori, usate il termine “paesaggi umani”. Cosa significa per voi? Da dove arriva questa definizione così evocativa?

Carlo Infante. Un paesaggio è come il volto di un territorio, una forma segnata dalla vita che scorre lasciando rughe che incidono la coscienza dei luoghi, scorrendo come un torrente carsico, dentro e sotto. E’ questo lo spirito con cui Urban Experience esplora  i territori, rilevando le tracce di chi li ha vissuti e attraversati, con sguardo psicogeografico e pensiero laterale, per rivelare il senso di quei luoghi, interpretandone la trama. Attraversamenti che giocano una ricomposizione delle tracce che delineano Paesaggi Umani fatti di antropizzazione, storie inscritte nelle geografie, riscatto sociale, politiche e poetiche.

Un primo tratto progettuale sull’idea dei Paesaggi Umani è stato avviato nel 2009 nelle Marche picene, con Comunanze.net, un social network territoriale nato prima dell’impatto di Facebook (utilizzando la piattaforma partecipativa Ning) sulla scia dell’insegnamento di Performing Media all’Accademia di Belle Arti di Macerata, avviato nei primi anni del 2000. Quel termine s’ispira all’opera di Nâzım Hikmet e alla sua raccolta di scritti dal titolo “Paesaggi Umani”, pubblicata da Lerici nel 1966.  Hikmet, poeta turco, influenzato dal sufismo (il nonno era un derviscio Mevlevi), rivoluzionario, amico di Majakovskij, concepì quell’opera negli anni del carcere, dal 1938 al 1950. Si dice che gli negarono la possibilità di scrivere e trovò il modo di far imparare i versi a memoria ai suoi compagni di cella, perché potessero trascriverli quando fossero stati messi in libertà. Un suo verso mi risuona spesso nella testa: “Sono per la chiarezza senza ombre del sole allo zenit, che non nasconde nulla del bene e del male.” Una visione limpida e coraggiosa.

Il concetto di Paesaggi Umani è poi riemerso come una vena carsica d’ispirazione declinata in una serie di azioni  a Roma dal 2018 e ora convogliata nel progetto triennale per Contemporaneamente di Roma Capitale realizzata nel marzo 2021.

Key4biz. Cosa è quindi accaduto in questa prima edizione del progetto in giro per Roma?

Carlo Infante. Dal 7 al 14 marzo 2021 si è svolta, itinerante per la città e in streaming web-radio, “Paesaggi Umani. Esplorare la città, raccogliendo storie nelle geografie urbane per una mappa parlante”,  prima edizione (prevista nel 2020 e poi slittata per il covid) del progetto promosso Roma Capitale.

Un’occasione per tracciare, con dei geo-podcast,una mappa dinamica del desiderio di Roma, rilevando ciò che manca (che non a caso è il sostanziale etimo di desiderio: desidus, mancanza di stelle). 

Nelle prime azioni si è a Tor Fiscale, seguendo le tracce di Don Sardelli, il maestro dell’acquedotto che ha fatto scuola…di cittadinanza educativa. Il giorno dopo si tratta di  Maria Montessori, la scienziata dell’educazione,  nella scuola che frequentava da giovane, con i ragazzi del Viscontino. E’ l’8 marzo per cui si rileva il fatto che la Montessori fu rappresentante dell’Italia al Congresso femminile di Berlino del 1896 in cui si lanciò la campagna per il voto alle donne. Nel pomeriggio si va in Romanina, dove finisce Roma, per incontrare Roxana Roman nel suo Roxy Bar dove si ribellò alla prepotenza dei Casamonica. Si rende omaggio alla sua presenza di spirito femminile con una performance radioscenica di Consuelo Ciatti, ispirata a Beckett, il maestro dei paradossi urbani. Martedì mattina si va a Monte Mario dove s’incontra Paolo Ramundo, l’”Uccello che coltiva la terra”, visto che anticipò il movimento del ’68 romano con le azioni creative degli Uccelli e dopo, nel 1977, anticipò il fenomeno dell’agricoltura sociale, rigenerando le terre abbandonate di Casal del Marmo, coinvolgendo anche gli ex internati del manicomio S.Maria della Pietà (a cui afferivano quei terreni) dopo la rivoluzione di Basaglia del 1978 che chiuse quelle strutture,  coercitive, aprendo la società al valore dell’inclusione sociale.

Con i walkabout si sono aperti varchi nell’outback dell’Appia Antica, creando una soglia strategica tra l’Istituto Alberghiero di Tor Carbone (dove c’era il nido d’amore di Ingrid Bergman e Roberto Rossellini) e la biodiversità della Cava Fabretti, gioiello distopico d’archeologia industriale. Nello stesso pomeriggio si va nella San Lorenzo artigiana e partigiana, per poi procedere verso il Palazzo delle Esposizioni per esplorare la Quadriennale attraverso una nostra chiave (un motto che esercitiamo da tempo, mutuato da Franco Basaglia) Uscire Dentro/Entrare Fuori. Giovedì ci si dedica a Renato Nicolini, l’assessore situazionista, ma l’Archivio Capitolino, dove era prevista la nostra conversazione radiofonica, all’interno del suo fondo, non può accoglierci, per improvvise emergenze covid. Ci muoviamo comunque nei cortili borrominiani…autorizzandoci in piedi…(ascoltaci nella diretta radiofonica in cui negoziamo con i vari dirigenti…). Lì vicino c’è il Palazzo  dove ha sede il Pio Sodalizio dei Piceni, Arciconfraternita secolare che di fatto eredita il grande patrimonio di Sisto V, er papa tosto, quello che ha rifondato Roma dopo il Sacco dei Lanzichenecchi del 1527 e di cui ricorre il 500nario dalla nascita il prossimo 13 dicembre. Quando prende il papato nel 1585 porta a Roma schiere di marchigiani solerti per gestire la macchina amministrativa. Ed è proprio dal riferimento a questa stirpe che si muove l’ultimo walkabout della giornata, parlando di Raffaele Fabretti (su cui realizzammo un progetto in relazione all’impronta picena), riconosciuto da papa Alessandro VII come Principe delle romane antichità. E’ lui la figura che collega alla Regina di Roma, Cristina di Svezia, che solcando l’Europa luterana porta nella città eterna il progetto della sua “Atene del Nord”, per far nascere la Reale Accademia delle Scienze che diventerà poi l’Arcadia.

Negli utimi giorni si va al Mercato di Testaccio a parlare di QuintoQuarto, l’”algoritmo del Mattatoio” che poi si assaggia dal Collettivo Gastronomico Testaccio. Nel pomeriggio si va al Ponte di ferro per ricordare l’eccidio delle donne che avevano assaltato un forno nella Roma citta aperta, stremata ed affamata del 1944. A pochi passi c’è la Riva Ostiense definito il dark side of Gazometro, un luogo emblematico per cogliere la suggestione perturbante delle distopie romane che s’è attraversato spesso con i walkabout (nel report trovi i link e puoi ascoltare i podcast). Domenica si chiude davanti al Teatro Tor Bella Monaca con la lectio magistralis (resa anche in un libro edito da Bordeaux) che ci ha chiesto il Museo delle Periferie, rompendo lo schema di tutti quei talk svolti seduti davanti ai desktop, in piedi, connessi ma presenti sul posto, pronti al confronto in un walkabout finale che si è rivelato dibattito peripatetico a cui ha partecipato anche l’assessora alla cultura di Roma Capitale, Lorenza Fruci.

Key4biz. Qual’è la peculiarità d’innovazione digitale di questo “Paesaggi Umani”?

Carlo Infante. Si tratta di un progetto di performing media storytelling che sta evolvendo i suoi format (dal geoblog alla mappa parlante): tutto è stato trasmesso in streaming web-radio (lo usiamo da tempo e non come nella scoperta dello stream di quest’ultimo anno) producendo geopodcast in cui abbiamo distillato le storie raccolte nelle geografie urbane. Flussi radio pubblicati sulla mappa parlante e che, in vista della seconda edizione di Paesaggi Umani a dicembre 2021, saranno riediti in brevi audioclip su Loquis, l’app di realtà aumentata orale.

Esplorando i Paesaggi Umani s’è ascoltata la città, camminandola, con passo leggero e distanziato, entrando dentro le storie e uscendo nel web. Con i walkabout s’è rilanciata via radio (locale, con radio-cuffie e al contempo globale via web radio) le esplorazioni partecipate (sia in presenza, contingentati, sia on line, coinvolgendo più di 1000 cittadini, nelle 17 azioni in sei giorni, sostanzialmente onLife) lasciando tracce georeferenziate sulla mappa parlante .

Un’altra singolarità digitale che abbiamo adottato è nel video curato da Nuvola project  su Cristina di Svezia dove si coglie le potenzialità di un software di intelligenza artificiale (con soluzioni che vanno oltre l’effetto del deepfake) che anima il ritratto della donna più interessante de XVII secolo.