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PA digitale e servizi di nuova generazione, bando Ue da 12 milioni di euro

Pa digitale

La Pubblica Amministrazione (PA) europea, centrale e locale, alla prova delle tecnologie digitali, smart city e ICT. La Commissione europea ha lanciato un bando da 12 milioni di euro per modernizzare l’amministrazione pubblica dei beni comuni e per innovare i servizi al cittadino e le imprese.

Il bando “Meeting new societal needs by using emerging technologies in the public sector, che scadrà il 28 maggio prossimo, si pone come obiettivo il miglioramento dell’efficienza e dell’efficacia dell’azione della PA attraverso un’apertura di questa all’innovazione tecnologica tesa a favorire la diffusione di applicazioni avanzate dedicate a tutti i settori chiave del panorama economico, industriale, culturale e sociale del territorio.

Servizi efficienti incentrati sui cittadini, come detto, al fine di potenziare la ripresa economica e velocizzare l’uscita dalla crisi economica che attanaglia da anni diversi Paesi europei. I finanziamenti saranno destinati ad azioni di ricerca e innovazione (efficienza PA; innovazione processi e metodi; formazione e competenza digitale; innovare fornitura servizi pubblici; integrare smart technologies; assicurare la massima inclusione sociale; puntare alla promozione culturale) e ad azioni di coordinamento e supporto (networking di soggetti e gruppi interessati; rete multidisciplinare di ricercatori, innovatori, designer, informatici, sviluppatori, architetti, urbanisti; individuazione migliori tecnologie emergenti nel settore pubblico).

Tutti i progetti che ricadranno in queste due aree di interesse saranno finanziati fino ad un massimo di 5 milioni e andranno a valere sul programma europeo di ricerca e sviluppo Horizon 2020.

La PA digitale è uno degli obiettivi dell’Union europea per la creazione del mercato unico dei servizi di nuova generazione, inteso come elemento di ulteriore rafforzamento dei legami economici dell’Ue e per garantire a tutti un’exit strategy dalla crisi.

Un percorso lungo e complesso, reso difficoltoso dalle differenze culturali e infrastrutturali che ancora esistono tra i partner dell’Unione, ma che si rende ancora più necessario proprio per la congiuntura economica negativa, per le tensioni politiche dentro e fuori l’Ue e per garantire a tutti progresso, inclusione, eguaglianza, redistribuzione delle risorse.

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