Lo studio

PA digitale, Confartigianato ‘Bassa propensione a investire’

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PA italiana con una bassa propensione all’investimento e all’innovazione, secondo uno studio Confartigianato: "poco adatta alle sfide della digitalizzazione dell’offerta dei servizi pubblici".

Gli investimenti pubblici sono al minimo degli ultimi 20 anni, con una diminuzione del 4,5% al 2,1% del prodotto interno lordo (Pil). Secondo un nuovo studio Confartigianato, l’Italia mostra un “gap strutturale con l’Eurozona di 0,5 punti percentuali di PIL che si traduce in 7,7 miliardi di investimenti pubblici in meno”.

La manovra di bilancio 2017 ha in parte corretto questo trend sul prossimo biennio determinando una variazione netta della spesa per investimenti per 1.1 miliardi di euro nel 2018, per 1.7 mliardi nel 2018 e per 2.2 miliardi nel 2019: complessivamente, dai dati riportati dallo studio, nel triennio in questione la manovra produce interventi per oltre 5 miliardi di euro, una media di 1.68 miliardi all’anno.

Un monte investimenti che è ritenuto esiguo e non all’altezza del livello europeo. Ma il dato più rilevante è il rapporto tra componenti della spesa pubblica. Ad esempio, evidenzia Confartigianato, tra le voci di spesa nella PA è drastico lo squilibrio tra il capitolo dipendenti pubblici e quello investimenti in innovazione.

Il “rapporto tra spesa per dipendenti pubblici e spesa pubblica per investimenti”, ci ricorda l’associazione, in Italia è di 4,6 volte a fronte di un rapporto di 3,6 volte presente nell’Unione europea e superiore al 3,7 della Francia, al 3,4 di Regno Unito e Germania.

Uno squilibrio che si ripercuote nella composizione di spesa, con una “bassa propensione all’investimento e all’innovazione”, e che si traduce in una “PA poco adatta alle sfide della digitalizzazione dell’offerta dei servizi pubblici”.

La nostra amministrazione pubblica, inoltre, si caratterizza per età elevata dei dipendenti e la quota più alta tra i Paesi Ocse di dipendenti pubblici del governo centrale, con 55 anni ed oltre, pari al 45,4%, venti punti sopra la media Ocse del 24,9%.

Un dato generale, questo della “bassa propensione ad investire nel digitale” della nostra PA che è confermato anche nello studio di Assinform di fine luglio, dove si può constatare la scarsa vivacità delle amministrazioni pubbliche del Paese, con un livello di spesa in tecnologie digitali inferiore al 2% annuo. Unica eccezione la sanità, che presenta un tasso di innovazione annuo superiore al 3%.