La relazione

Otto marzo alla prova del “soffitto di cristallo”: nell’UE solo il 6,5% dei CEO è donna

di |

Relazione 2019 sulla parità tra donne e uomini in Europa, un lungo percorso tra passi in avanti e resistenza al cambiamento: dal rischio povertà alla sottorappresentanza nei Parlamenti degli Stati membri dell’Ue, fino allo scarso numero di donne manager nei posti di comando.

Domani è l’8 marzo, una giornata di lotta e di riflessione, ma anche di pratiche democratiche da esercitare nel quotidiano, perché la “Festa della donna” è un’occasione sia per ricordare quanta strada il movimento femminista internazionale ha fatto sin qui, sia per cambiare i rapporti di forza tra generi all’interno della società in cui viviamo, individuando sempre nuove sfide future.

In Europa, la Commissione Juncker ha agito su più fronti per migliorare la vita delle donne, combattendo la violenza di cui sono troppo spesso vittime, colmando il divario retributivo di genere e stabilendo migliori condizioni per conciliare lavoro e vita familiare.

In occasione della Giornata internazionale della donna 2019, tra piccoli passi in avanti e criticità irrisolte, la Commissione europea ha pubblicato oggi la Relazione sulla parità tra donne e uomini nell’UE: “Le donne sono ancora sottorappresentate in politica in tutta l’UE, anche nelle istituzioni europee. Vorrei vedere più donne che si candidano alle elezioni. Dovremmo dare l’esempio: invito gli Stati membri a candidare un maggior numero di donne alla carica di future commissarie europee”, ha commentato Vĕra Jourová, Commissaria per la Giustizia, i consumatori e la parità di genere.

Diverse le disuguaglianze ancora forti ed evidenziate dalla Relazione: il fenomeno del “soffitto di cristallo” rimane una realtà nel mondo imprenditoriale, con solo il 6,3 % delle posizioni di amministratore delegato nelle principali società quotate dell’Ue ricoperto da donne; le donne sono più esposte al rischio di povertà, con salari inferiori in media del 16 % rispetto a quelli degli uomini. Ciò si traduce nel divario pensionistico, che nel 2017 era del 35,7 %. In alcuni paesi oltre il 10 % delle donne anziane non può permettersi l’assistenza sanitaria di cui ha bisogno; le donne rimangono largamente sottorappresentate nei parlamenti e negli organismi governativi. Solo 6 dei 28 parlamenti nazionali nell’UE sono guidati da donne e sette parlamentari su dieci nei parlamenti nazionali dell’UE sono uomini.

L’attuale lavoro della Commissione sulle politiche a favore della parità di genere si basa sull’impegno strategico per la parità di genere 2016-2019, che è incentrato su cinque settori prioritari:

  • aumento della partecipazione femminile al mercato del lavoro e pari indipendenza economica per donne e uomini;
  • riduzione del divario di genere in materia di retribuzioni, salari e pensioni e, di conseguenza, lotta contro la povertà delle donne;
  • promozione della parità tra donne e uomini nel processo decisionale;
  • lotta contro la violenza di genere e protezione e sostegno alle vittime;
  • promozione della parità di genere e dei diritti delle donne in tutto il mondo.

Un altro passo in avanti, fatto dalle istituzioni europee, è certamente quello relativo alla condivisione delle responsabilità di assistenza grazie alle nuove norme sull’equilibrio tra lavoro e vita familiare.

Il recente accordo sulla direttiva relativa all’equilibrio tra attività professionale e vita familiare stabilisce infatti “una disposizione minima europea che prevede 10 giorni di congedo di paternità retribuito dopo la nascita di un figlio, da indennizzarsi al livello del congedo per malattia”.

Esso rafforza l’attuale diritto a: “un congedo parentale di 4 mesi, imponendo la non trasferibilità di 2 mesi tra i genitori e introducendo un indennizzo per questo periodo di 2 mesi a un livello che sarà stabilito dagli Stati membri”.

Per informarsi e partecipare al cambiamento: