nota diplomatica

Oppio di massa

di James Hansen |

Più della metà dei cittadini americani e britannici non si considera più di fede cristiana. Non c’entra niente il fenomeno delle grandi migrazioni, a quanto pare, la gente ha semplicemente smesso di credere.

James Hansen

È disdicevole parlarne, ma non è un segreto: il cristianesimo occidentale è ora—quasi ovunque—in radicale declino dopo una dominanza culturale, sociale e intellettuale durata grossomodo mille anni, a seconda di come si conta.

È convenzione far partire la ‘cristianizzazione’ dell’Europa dalla caduta dell’Impero romano d’Occidente, attorno al 500 d.C., per quanto le ultime ’sacche’ di paganesimo—soprattutto nelle zone rurali, lontane dai centri urbani—abbiano resistito ancora per un paio di secoli.

Ora, in pochi decenni—diciamo, dalla fine della Seconda guerra mondiale—la lunga epoca dell’identità cristiana dell’Ovest pare si stia rapidamente chiudendo. Il fenomeno è più evidente nel mondo anglofono. Secondo l’ultimo censimento britannico, meno della metà delle popolazioni dell’Inghilterra e del Galles si considera ancora cristiana.

Il quadro è lo stesso negli Usa dove, secondo un sondaggio della Gallup del 2021: “Solo il 47% della popolazione dichiara di essere affiliato a una chiesa o a una congregazione religiosa. Negli anni Trenta il valore era oltre il 70%”. È bene notare che: “Il declino è principalmente una funzione del crescente numero di americani che non esprimono una preferenza religiosa”. Non è, per dire, un effetto di diluizione dovuto all’immigrazione: la gente ha semplicemente smesso di credere…

L’indebolimento della fede è sempre presente, seppure in maniera meno marcata, anche in Europa. L’Italia è però un caso a parte. Qui, circa il 75% della popolazione si dichiara ancora ‘cattolico’. Basta comunque guardare la scarsa affluenza alle chiese ancora attive per porsi qualche dubbio. Il calo dell’influenza della Chiesa sulla vita del Paese è stato improvviso quanto spettacolare. Con la scomparsa della Democrazia Cristiana—fondata nel 1943 e chiusa nel 1994, dopo un ‘regno’ di 50 anni—non c’è più un partito politico che si identifichi con la fede nominalmente ‘nazionale’.

La tendenza alla scristianizzazione—la fede cresce ancora, di poco, solo in parti dell’America del Sud—è indubbia, anche se i suoi effetti sono incerti. È suggestivo che il crollo sia stato accompagnato dalla scomparsa effettiva dell’altra—meno longeva—ideologia dei nostri tempi, il comunismo, svanito come la neve al sole sia in Russia sia in Cina. Resta invece la ricerca quasi disperata di qualcosa in cui credere.

Per ora, sembra predominante la semplice avidità. Emerge però una sorta di ‘figlio innaturale’ del comunismo, il ‘progressivismo’ generico, l’allegra raccolta di ‘cause’ varie che somiglia concettualmente al pasto che gli scandinavi chiamano Smörgåsborddove ognuno compone il piatto che vuole partendo da una selezione estesa di ingredienti semi-preparati. C’è al momento una vasta confusione di intenti e di mezzi: ma è il ‘brodo primordiale’ dal quale dovrà venire fuori ancora qualcosa che potrebbe dare un nuovo principio organizzativo all’esistenza umana…