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Openreach, la società della rete di BT accende l’interesse dei fondi

BT Openreach

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Cresce l’interesse dei fondi d’investimento per gli asset di Openreach, la società della rete controllata al 100% da British Telecom (BT) che negli ultimi tempi ha ricevuto diverse offerte da parte di investitori internazionali per l’acquisizione di quote nella sua divisione di rete, che detiene gran parte delle infrastrutture di rete del Regno Unito. Lo scrive il Financial Times rilanciando indiscrezioni dell’agenzia di stampa Bloomberg, aggiungendo che le richieste esplorative di informazioni a BT sono aumentate nelle ultime settimane. Per il momento, secondo le fonti sentite dal Financial Times, non c’è ancora nulla di concreto, nel senso che BT non ha intavolato negoziati formali per cedere quote della sua divisione di rete. Ma di certo ci starà pensando, anche perché sono bastate le voci per mettere le ali al titolo, che dopo i rumors diffusi da Bloomberg la settimana scorsa ha guadagnato il 2,5% in Borsa.

BT, ricorda il Financial Times, ha faticato non poco negli ultimi tre anni per mantenere Openreach all’interno del perimetro aziendale, ma l’anno scorso ha siglato un accordo con Ofcom, il regolatore di Londra, per la separazione legale della società della rete e per rafforzarne l’indipendenza.

Il mese scorso, BT ha annunciato una nuova strategia che punta su una maggior convergenza delle reti a banda larga fisse e mobile, che lasciava intravedere la forte volontà di mantenere l’assetto proprietario del network al cuore della crescita futura del gruppo.

Tuttavia, da tempo BT è sotto pressione per accrescere i suoi investimenti in reti full-fibre, in un momento nel quale la richiesta di nuovi investimenti pesa sui conti, tanto più che il grosso dei ricavi arriva appunto da Openreach.

Sulle casse di BT pesano inoltre i pesanti esborsi per l’asta sui diritti della Premiere League, l’asta frequenze 5G e la revisione del piano pensionistico per ridurre il deficit. L’azienda inoltre ha lanciato un piano di ristrutturazione che prevede 13mila tagli allo scopo di ridurre di 1,5 miliardi i costi.

E’ anche per tutti questi motivi che BT potrebbe prendere seriamente l’ipotesi di cedere quote in Openreach, il cui valore sarebbe in qualche modo nascosto dalla sua appartenenza al gruppo.

I tentativi dei fondi di investire in Openreach arrivano in un periodo di fermento sul fronte degli asset di rete Tlc di diversi player europei.

In Danimarca, Macquarie ha rilevato TDC e si scommette sulla separazione della rete mentre in Italia, ricorda il Financial Times, Elliott e Vivendi hanno condotto una dura battaglia per il controllo di Tim, vinta dal fondo attivista, mentre il gruppo tlc italiano sta andnando avanti nel suo progetto di separazione della rete e progressiva apertura della Netco a nuovi investitori.

Nel Regno Unito, fondi infrastrutturali gestiti da M&G Prudential’s Infracapital, Antin e Goldman Sachs hanno rilevato quote di minoranza in alcuni player concorrenti di Openreach. Tra l’altro, in passato anche Vodafone si è detta aperta ad investire in Openreach qualora fosse separata da BT.

Secondo stime di Berenberg e RBC Capital Markets riportate da Bloomberg Openreach potrebbe essere valutata in un range fra 12,4 e 24,9 miliardi di sterline. L’ampia forchetta per la valutazione di Openreach rispecchia la vulnerabilità nei confronti delle decisioni sui prezzi di accesso da parte del regolatore che possono avere conseguenze sui clienti finali.

La cessione di asset da parte di BT potrebbe prevenire l’assalto di investitori attivisti, aggiunge Bloomberg, secondo cui BT sta cercando anche di vendere le sue torri mobili.

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