OpenAI sta ampliando in modo deciso le capacità di ChatGPT, con l’obiettivo di trasformarlo in una piattaforma di produttività aziendale in grado di competere con i software storici di Microsoft come Excel e PowerPoint.
Al centro di questa evoluzione ci sono gli “agenti AI”: automazioni intelligenti progettate per eseguire operazioni complesse su più passaggi, in autonomia. Grazie a queste funzioni, è possibile generare, modificare e gestire fogli di calcolo e presentazioni direttamente nell’interfaccia di ChatGPT, senza dover ricorrere ad applicazioni esterne.
I file prodotti sono compatibili con i formati .xlsx e .pptx, sfruttando l’apertura degli standard Microsoft per facilitare il passaggio da Office a ChatGPT. L’iniziativa segna un nuovo corso per OpenAI, che punta a fare del proprio chatbot non solo un assistente conversazionale, ma un vero e proprio strumento per il lavoro d’ufficio, con flussi di lavoro integrati e comandi rapidi accessibili sotto la barra di input.
Dopo Google OpenAI sfida un altro monopolio
L’azienda di Sam Altman è pronta quindi a sconvolgere un monopolio che dura da anni dopo la sfida lanciata a Google di qualche giorno fa, il lancio di un browser web alimentato dall’intelligenza artificiale con l’obiettivo dichiarato di contendere a Google Chrome il primato assoluto nella navigazione online. Il debutto ufficiale del nuovo strumento, è atteso nelle prossime settimane e rappresenta una mossa strategica che potrebbe cambiare del tutto l’esperienza dell’utente sul web.
Questa mossa rappresenta anche una sfida indiretta a Microsoft, storico partner e principale finanziatore di OpenAI, e potrebbe preludere a un progressivo distacco dall’ecosistema Office.
Come spiega The Information però restano tuttavia alcune limitazioni: prestazioni non sempre ottimali nei compiti più complessi, assenza di funzionalità collaborative e nessuno spazio di archiviazione nativo.
Il rapporto tra OpenAI e Microsoft sempre più incrinato
Quella che era nata come una partnership strategica è ora attraversata da tensioni sempre più marcate. OpenAI vuole liberarsi dal controllo di Microsoft sull’infrastruttura cloud e sui prodotti AI, e completare la propria transizione a società for-profit. Ma la trattativa è in salita: secondo alcune fonti, OpenAI avrebbe persino valutato l’ipotesi di accusare Microsoft di comportamento anticoncorrenziale, coinvolgendo le autorità federali.
Lo scontro riflette una concorrenza ormai diretta su più fronti, dai chatbot agli strumenti per la produttività. A complicare ulteriormente il quadro ci sono l’acquisizione della startup Windsurf, su cui Microsoft rivendica diritti di proprietà intellettuale, e l’accordo che garantisce a Redmond accesso prioritario alle tecnologie future legate all’AGI (Artificial General Intelligence).
OpenAI ha tempo fino a fine anno per concludere la propria riorganizzazione societaria e sbloccare fino a 20 miliardi di dollari in investimenti. Ma senza un’intesa, la rottura con Microsoft rischia di avere un impatto profondo sull’intero ecosistema dell’intelligenza artificiale.