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Ogni storia parte dal suo nome. Ars Artificialis

Mi chiamo Nicola, a 9 anni ero hacker di donnine-poker per i conoscenti e sviluppatore per sistemi Totogol di uno stabilimento FIAT, a 14 studente di Liceo in un piccolo paese dell’Abruzzo in compagnia di alcuni ragazzi che hanno cambiato il mondo, a 18 studente in una effervescente Bologna e successivamente imprenditore in giro per continenti.

Ciascuno segue le proprie passioni, io ho avuto la sfortuna di averne troppe. Mi piacque sempre la matematica, ma allo stesso modo ho divorato la letteratura, la filosofia e qualsiasi altra materia mi fossi trovato davanti. Un concetto latente però mi ha sempre catturato, quello del supporto all’essere umano.

Noi umani siamo imperfetti, siamo intuitivi, siamo creativi, ma siamo eternamente ed inesorabilmente imperfetti. Dunque, qualsiasi nostro processo, ovunque vi sia un umano, è contagiato da questa meravigliosa imperfezione. Se non vi fosse questa forma di contagio, il mondo sarebbe piatto e ripetitivo, ma grazie invece ad esso abbiamo partorito la genialità.

Sul fronte opposto troviamo le macchine. Che si tratti di un motore di un auto, di un razzo spaziale, di un calcolatore tascabile o di un supercalcolatore, le macchine sono e resteranno prevedibili ed uguali a se stesse. La dimostrazione di questa potente affermazione la fornì un logico, Alan Turing, nel 1936, negando nientemeno che una congettura di David Hilbert, “una macchina di Turing (un calcolatore stratto) non può sapere quando un’altra macchina di Turing debba fermarsi”. Il discorso si farebbe troppo tecnico e fuori dallo scopo di questa rubrica, che gentilmente mi ospita. Ma nella dimostrazione sopra, si può leggere che una AGI, alla nostra attuale comprensione della Logica e della Matematica, appare impossibile. Firmato Kurt Godel ed Alan Turing.

University of Göttingen (left); Kurt Gödel Papers, the Shelby White and Leon Levy Archives Center, Institute for Advanced Study; GL Archive/Alamy Stock Photo

Sgombrato il campo da queste doverose premesse:

Ogni storia inizia dal proprio nome. Ars Artificialis. Ovvero, parlare e dialogare, se lo vorrete, sulla migliore approssimazione di Arte Artificiale realizzata sin qui dall’uomo, quella che comunemente viene definita Intelligenza Artificiale, o AI.

Escluso l’immaginario, l’hype mediatico e lo schermo auto-propagandistico di tutti coloro che durante la pandemia si professavano esperti virologi, poi NFT e Crypto Experts, oggi sui banchi a parlare di AI, questa rubrica riporterà le riflessioni dello scrivente su informazioni ed impatti di una tecnologia che ha modificato e continua a cambiare il nostro mondo. Tratteremo di aspetti divulgativi, talvolta più specialistici, ma sempre con l’obiettivo di informare e far riflettere. Potreste non essere d’accordo, ma l’ho detto sopra, siamo imperfetti, e dalla nostra imperfezione e dal confronto che sorge la genialità. Personalmente mi auguro di uscire arricchito dall’esperienza, pur avendo scritto già su diversi media, non ho mai avuto l’opportunità di scrivere su una mia rubrica; da persona molto impegnata, l’unico motivo per cui l’ho colta, accettata e ringraziato chi questa occasione me l’ha offerta.

Ringraziando anche chi avrà la pazienza di seguirla, colgo l’occasione per salutare cordialmente il pubblico e vi aggiornerò presto con la prossima uscita “tuono di supernova, ogni paper di una Giant-Tech US, estingue migliaia di startup e di opportunità in EU”, un articolo sulle dinamiche che spiegano come mai ad Ovest dell’Atlantico si corre per investire Trillions su AI, mentre in EU discutiamo di tutto, tranne dell’impatto a medio termine che questo assedio avrà sul nostro PIL, inteso come continente. Abbiamo però un grande vantaggio, l’Intelligenza non è una grandezza scalare e possiamo contare sui nostri 5.000 anni di cultura, ma ne parleremo in prossime uscite di questa rubrica. Il lettore scaltro avrà già intuito che il nome in latino non è casuale, una delle poche cose che abbiamo in comune con le macchine quando ci impegniamo, la non-casualità

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