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Odiens, il Tg di Mentana comincia a perdere colpi

Mentana

#Odiens è una rubrica a cura di Stefano Balassone, autore e produttore televisivo, già consigliere di amministrazione Rai dal 1998 al 2002, in collaborazione con Europa.
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Pubblicato in Odiens, Europa 25 settembre 2014

Difficile capire il segno della stagione tv guardando al settembre che si sta concludendo. Di giorno, e cioè dalle 9 del mattino alle otto di sera, non accade un granché: le reti Rai confermano quasi al millimetro l’ascolto dell’anno passato; per Mediaset Canale 5 guadagna un po’, ma Italia 1 perde altrettanto; La7 perde mezzo punto, che non è poco rispetto alla già ridotta base di partenza (2,6%). Chi, un po’ da uno un po’ dall’altro rastrella un piccolo aumento dello 0,8% è, secondo un andamento di crescita costante, la tv satellitare a pagamento.

Ma la sera la Rai si sveglia e riesce a crescere sia con Rai1 che con Rai2, arrivando nell’insieme, fra canali e canalini, a toccare il 37,5% mentre Mediaset scivola sotto il 33%. La pay tv satellitare anche di sera sale di mezzo punto buono e arriva a sfiorare il 18%. La7 scivola di poco sotto il 3%, ma è presto per capire se stia già soffrendo per la minore resa del talk show su cui è impostato il grosso della programmazione. Tanto più che oggi avremo la prima di Santoro, attesa come una specie di giudizio di Dio dai direttori di canale, dove esistono, per capire se e quanto si tratti davvero di crisi oppure di semplici assestamenti.

Gli scombussolamenti più rilevanti riguardano i telegiornali: il Tg1 cresce e quasi rivede il 25% dei tempi d’oro. Ma va forte rispetto all’anno passato anche il Tg5 che torna alla quota del 19%. Mentre il TgLa7 implacabilmente arretra dal 6,5% al 5,2%. Un ridimensionamento davvero pesante. Eppure Mentana è sempre Mentana e il suo è sempre il Tg-racconto che aveva rapidamente guadagnato l’attenzione di molti spettatori.

E allora come spiegare la crisi del TgLa7 (ormai bisogna cominciare a chiamarla col suo nome)? Dobbiamo cercarne le ragioni dentro il Tg o fuori dal Tg?

C’è qualcosa che si è rotto nel suo meccanismo, oppure soffre semplicemente per il venire meno della materia prima esterna, ovvero la tensione politica?

E perché, al contrario, sia il Tg1 che il Tg5 vedono invece crescere i loro spettatori?

Forse proprio perché da sempre in questi Tg, preceduti e seguiti da giochi, frizzi e lazzi, la politica è una pagina e non il filo che tiene insieme il racconto?

E dunque, se il Tg7 soffre di una diminuita attenzione alla politica (tanto c’è Renzi…), e non ce la fa più a spingere in alto tutta la rete, potrà La7 fare a meno di dotarsi di una struttura di offerta che sostenga il Tg anziché esserne sostenuta?

Dispone Caschetto, il fornitore di talk e spettacoli della casa, delle risorse spettacolari e della creatività necessarie per tappare il buco che si è creato nelle prospettive del canale?

E può un canale gestire le, inevitabili, fasi di crisi quando tanta parte del suo “cervello” è esternalizzato?

Interrogativi platonici quando si era al tempo dell’immobile Duopolio. Non così dacché nella tv tutto si muove in base al vecchio motto: mors tua, vita mea.

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