Show business

Odiens, le stelle danzanti della Carlucci hanno stancato il pubblico

di Stefano Balassone |

L'esodo dei telespettatori da ‘Ballando con le Stelle’ a ‘Tu sì que vales’. A Mediaset hanno scoperto che per catturare i cuori basta sventolare qualcosa di sufficientemente feticistico sotto gli occhi. I soliti italiani che ne sbirciano una più del diavolo.

#Odiens è una rubrica a cura di Stefano Balassone, autore e produttore televisivo, già consigliere di amministrazione Rai dal 1998 al 2002, in collaborazione con Europa.
Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.

Pubblicato su Odiens, Europa il 30 ottobre 2014

All’esordio di stagione ci aveva non poco sorpreso la sonante vittoria di ascolti del sabato di Raiuno con Ballando con le stelle, format inglese vecchio come il cucco coi soliti Vip in affanno, rispetto a Tu sì que vales, pseudo nuovo format spagnolo (ennesima versione della Corrida in salsa di Vip) con Maria De Filippi e i suoi femori adagiati in bella vista, a promettere il momento Basic Instinct.

“Vuoi vedere – ci venne il sospetto – che mamma Rai può ancora tirare fuori dai suoi catafalchi gli adattamenti che scatenano l’amore del pubblico?”. Non abbiamo fatto in tempo a pensarlo che le cose hanno cominciato a tornare al loro posto, quando in capo a un paio di sabati i Vip danzanti di Raiuno sono finiti ben addietro alla Maria’s expo.

A tanto si è giunti perché un buon quinto degli spettatori di Ballando con le stelle hanno deciso che ne avevano abbastanza. Il grosso di costoro si è riversato su Canale5 (una piccola parte ha deciso di chiudere coi format esteri rifatti e rifritti per andare a vedersi un po’ di telefilm visti e rivisti e altrettanto comprati all’estero (questo è, come si sa, quel che passa il convento della tv generalista d’Italia).

Perché l’esodo?

La verità non la sapremo mai, e possiamo soltanto allineare gli indizi.

Il primo riguarda il lato femminile della platea dove notiamo che negli ultimi due sabati più di duecentomila donne hanno lasciato a se stessa la Carlucci, ma di queste solo le quaranta/cinquantenni (le compagne di scuola di Maria) si sono voltate a Tu sì que vales, che solo grazie a questo soccorso di solidarietà generazionale riesce a compensare perdite di ugual misura nel resto del pubblico femminile.

Con gli uomini è tutto un altro paio di maniche, anzi di pantaloni. In trecentomila lasciano Milly e mamma Rai e altrettanti si spostano, in quadrata legione, a rimirare Tu sì que vales. I più determinati sono i maschi dai 25 ai 34 anni, ma anche gli altri, fino ai signori over 65, reggono benissimo il passo, senza rimarchevoli differenze fra colti e incolti o fra le Alpi e il Lilibeo, salvo la spettacolare mobilitazione, sempre a favore delle Maria’s attractions, da parte degli abitanti della Valle d’Aosta. Nel campo delle arti, dei mestieri e degli stili di vita scopriamo che a guidar le fila dell’esodo verso le epifanie di Maria sono i “lavoratori d’assalto” (quelli, che un tempo teorizzavano la necessita della femminilità come “riposo del guerriero”), nonché gli anziani, radunati all’osteria a darsi di gomito.

E così, sempre che a pensar male ci si indovini (ma pensiamo di sì) veniamo a scoprire che mentre lo show business di mezzo mondo s’affanna a studiare come catturare i nostri cuori, a Mediaset hanno scoperto che basta sventolare qualcosa di sufficientemente feticistico sotto i nostri occhi. I soliti italiani che ne sbirciano una più del diavolo.