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Odiens: Giannini-Floris, secondo round. La7 guadagna terreno

Floris

#Odiens è una rubrica a cura di Stefano Balassone, autore e produttore televisivo, già consigliere di amministrazione Rai dal 1998 al 2002, in collaborazione con Europa.
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Pubblicato in Odiens, Europa 24 settembre 2014

La seconda è più importante della prima, riferendosi alla “sfida” del martedì fra Ballarò con Giannini su Raitre e il “Ballarò” di Floris trasferito su La7 (diMartedì). In più stavolta c’era una variazione sul tema: Floris, in staffetta con se stesso (quel Cairo ne pensa una più del diavolo) conduceva anche 8eMezzo in sostituzione temporanea di Lilly Gruber.

E andiamo alle grosse cifre: Ballarò di Raitre fa un salto all’indietro passando dall’11,76% (2,5 milioni di spettatori) dell’esordio al 6,53% (1,5 milioni), mentre Il “Ballarò” diMartedì  traslocato su La7 fa un passo in avanti dal 3,47% (0,7 milioni di spettatori) al 4,23% (1 milione).

E quindi ora le due trasmissioni navigano praticamente alla pari e sulle stesse cifre, più o meno come Quinta Colonna (Rete 4) e Piazza Pulita (La7) al lunedì.

Ora, mentre a Raitre saranno occupati a domandarsi se non sarebbe stato più saggio inventarsi una trasmissione nuova piuttosto che un conduttore nuovo per una trasmissione vecchia, Cairo tira un sospiro di sollievo perché l’investimento su Floris si rivela per ciò che è: una fondata scommessa sulla debolezza di impianto del palinsesto e, diremmo, dello stesso ruolo strategico, di Raitre.

Perché non siamo di fronte a un problema di guida più o meno illuminata della Rete, ma all’esaurimento dello stesso spazio di una Raitre quale interprete di un’idea di generalismo nazional-popolare diversa da quella, più popolare che nazionale, di Raiuno.

A dirla più direttamente: che ci sta a fare ormai il collaudatissimo e sempre efficace ‘Chi l’ha visto’ fuori da Raiuno?

Testimonia per caso, come quando nacque alla fine degli anni ’80, una spinta alla lettura della società attraverso il varco delle sue ferite (allontanamenti, scomparse, delitti), contro l’approccio edulcorato della rete ammiraglia?

0 quella che allora era una scoperta è da tempo divenuta materia comune (più spesso ridotta a maniera dalle tante imitazioni) sicché, con la forza del suo know-how, potrebbe ormai soccorrere gli equilibri di ascolto della Reteuno, sui quali la Rai si gioca la tenuta del rapporto col pubblico?

E lo stesso non potrebbe dirsi dello spazio occupato dalla ditta Fazio, ormai immersa in pieno nel mainstream del senso comune corrente (e non lo diciamo per sminuirla)?

Conclusione: c’è un pulsante numero 3 sui telecomandi che, nei decenni passati, a partire dal 1987, ha svolto un ruolo e occupato uno spazio che sono andati progressivamente svanendo. Forse è arrivato il momento, per la Rai attuale e prossima futura, di pensarne una destinazione radicalmente innovativa (e di “grandi ruoli” da svolgere non ne mancano davvero), e di ricomporre nel contempo sul tasto numero 1 tutti gli spezzoni del “generalismo” e tutti gli sforzi di reinventarlo.

Auguri!

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