Questioni di share

Odiens, Crozza riprende quota con il 7% di share

di Stefano Balassone |

La trasmissione di Crozza al venerdì, dopo un periodo di difficoltà, supera il 7% di share e attira quasi 2 milioni di spettatori. L'Auditel invece boccia "Questioni di famiglia" sul terzo canale Rai.

#Odiens è una rubrica a cura di Stefano Balassone, autore e produttore televisivo, già consigliere di amministrazione Rai dal 1998 al 2002, in collaborazione con Europa.
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Pubblicato su Odiens, Europa il 1° dicembre 2014

Crozza sta ritrovando l’acqua in cui galleggiare e, dopo un periodo di difficoltà, supera il 7% di share (7,30%), e quasi rivede i 2 milioni di spettatori.
Certo che di materia stavolta ne aveva, sotto l’incalzare della rifondazione grillina (o ex grillina?), i dolori del parto di una o due destre, l’incrudirsi – anche se non l’ampliarsi – della opposizione interna allo stesso Pd sui temi del Jobs Act, l’attestato di esistenza in vita della Cgil, e infine, o in testa a tutto, l’orrore di gran parte dei parlamentari alla sola idea delle elezioni anticipate (che ti costringono al dilemma tra mettersi in lista in un proprio partitino o riuscire a conquistare una buona candidatura nel partitone).

Sta di fatto che l’aria tornata frizzante ha ispirato a Crozza&C un bel numero di battute annotabili, e un impegno nelle trovate scenico/drammatiche (i sei Crozza insieme in scena a incarnare i pezzi della ri-costituenda Destra vanno presi come una manifestazione di forza che mette in riga altre, eventuali, aspiranti leadership della comicità nazionale).

E così, mentre per La7 una strada probabilmente si riapre, accade che su Raitre si stia chiudendo con Questioni di famiglia, che secondo l’auditel è una ciambella di tv del dolore che non riesce a trovare il suo buco. La percentuale così bassa è figlia di una permanenza degli spettatori davvero bassissima (ognuno in media si è visto meno di un decimo della durata intera del programma).

Problemi di fattura?

Forse.

Ma prima ancora, con dati del genere, il problema sta proprio nel proporre l’ennesimo programma che si addentra nel paradiso/inferno della famiglia. Ma – si dirà – ce ne sono tanti.

E perché proprio questo non riesce a trattenere il pubblico?

L’impressione, fuggevole, è che il busillis stia nell’assenza di uno strutturale pretesto/tirante narrativo. Che invece c’è in Chi l’ha visto, dove si reagisce a “fatti” (le scomparse) e solo di conseguenza ci si immerge in “situazioni”. Da cui lo scatto del meccanismo dell’attesa che arresta lo scalpitio dei telecomandi.

Il fatto è che il pubblico sa essere, sì, solidale con le piaghe altrui, ma è pur sempre un pubblico che sta lì per essere “trattenuto”, alla faccia della distinzione fra intrattenimento, informazione ed educazione che alimenta le giaculatorie sul “servizio pubblico”.

Così, l’intrattenimento che meglio funziona è quello che anche ti informa (i talent e factual sulle abilità, dalle canterine alle cuciniere) e l’informazione che si fa ascoltare è quella che usa le strutture della proppiana favola. Da cui il repertorio delle metafore: “il teatro della politica”, il “dramma degli immigrati”, i “regni del male”, etc etc.

Facile a dirsi, non banale da applicare. E infatti in tv si sbaglia spesso, come la natura con l’evoluzione.

Nulla di strano purché non ci si intigni scambiando la tenacia con la testardaggine.