#Cashless, la Banca d’Italia lavori a nuove regole su Bitcoin

di di Geronimo Emili (Presidente CashlessWay) |

Solo così possiamo evitare abusi e comportamenti disonesti.

#Cashless è una rubrica settimanale promossa da Key4biz e Waroncash.org.
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Italia


Bitcoin

A due anni dalla raccomandazione della BCE che invitava le banche centrali a osservare il fenomeno emergente del Bitcoin, come usavano dire i latini, “parturient montes, nascetus ridiculus mus”, ovvero, in termini contemporanei, “la montagna ha partorito il topolino”. La Banca d’Italia, incalzata da mesi, ha affermato ufficialmente che la moneta virtuale è detenuta in prevalenza a fini speculativi e che è “utilizzabile per finalità illecite“.

Da tempo CashlessWay, l’associazione che presiedo e che si batte per una maggior diffusione dei sistemi di pagamento elettronici, premeva perché Via Nazionale fornisse un’indicazione teorica e sistemica sull’emergente fenomeno delle criptomonete, come già fatto da altre banche centrali, come la Federeal Reserve per la quale ha parlato ufficialmente lo scorso novembre il Governatore Ben Bernanke, il qualche ha dichiarato in una lettera al Congresso US che il Bitcoin “potrebbe avere effetti positivi nel lungo periodo, soprattutto se l’innovazione sarà in grado di promuovere un sistema di pagamento più veloce, sicuro e efficiente”.

 

Proprio durante la quarta edizione del No Cash Day, tenutasi alla Camera dei Deputati lo scorso 26 giugno in collaborazione con l’Onorevole Sergio Boccadutri, abbiamo voluto stimolare una riflessione e quindi l’elaborazione di una definizione giuridica della criptomoneta. 

L’intervento dell’organo fondamentale per le questioni economico-finanziarie del nostro paese era fondamentale per segnare una rotta che permettesse al legislatore di creare le regole necessarie a inquadrare il nuovo fenomeno e, a cascata, ai cittadini e consumatori di avere quelle garanzie e quelle sicurezze per poter far uso del nuovo strumento di pagamento.

Ma non ci potevamo certo aspettare un intervento cosi vago.

Dopo due anni di analisi è questo il risultato?

Mezza pagina in cui si dice che il Bitcoin può facilitare attività poco trasparenti?

 

Lo stesso si potrebbe dire per il denaro contante o per i famigerati derivati. Il rapporto sulla stabilità finanziaria afferma inoltre che il fenomeno delle criptomonete ha ancora “limitata diffusione” nel nostro paese. Ciò è vero, ma parliamo di un fenomeno del tutto nuovo che partendo da zero in quattro anni ha avuto una crescita esponenziale e che potrebbe essere la matrice di una futura rivoluzione nel mondo dei pagamenti che non può essere accantonata cosi frettolosamente. Come afferma Dave Birch, tra i massimi esperti mondiali di pagamenti elettronici, il “Bitcoin è di certo una rivoluzione dal punto di vista tecnologico: proprio come Napster ha aperto la strada a iTunes e Spotify cosi il Bitcoin ha avviato l’innovazione del denaro digitale“. Inoltre, per quanto ancora limitata la diffusione e l’uso del denaro virtuale, cresce: è usato da oltre 2 Milioni di utenti, è accettato da oltre 30 mila aziende e l’Italia, secondo i dati di Bitnodes, sarebbe il 15° mercato mondiale per la moneta virtuale.

 

Ciò che era lecito attendersi da Via Nazionale era una definizione su cosa sia la criptomoneta, quale fosse la sua natura giuridica, in che modo possa essere disciplinata, al fine di guidare la mano del legislatore nell’elaborazione di regole. E l’intervento di ieri non è certo utile in tal senso.

Questo nuovo mercato, senza precedenti storici, necessita regole per evitare abusi e storture. La Commissione Europea, con il Commissario uscente Michel Barnier, sta lavorando alla preparazione di direttive in materia. E il Parlamento italiano, grazie all’attività dell’Onorevole Sergio Boccadutri, sta valutando se attivare un’indagine conoscitiva sul fenomeno.

Questa è l’unica strada possibile per non chiudersi a un’innovazione che potrebbe avere importanti sviluppi già nel prossimo futuro, per proteggere da abusi e comportamenti disonesti consumatori e investitori e per garantire alle esangui casse pubbliche che le criptomonete non vengano utilizzate per sottrarre risorse all’erario da parte di contribuenti infedeli.