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Media e tlc, confini sempre più labili. Svolta in vista sul mercato italiano

Mondo


Il mercato mondiale dell’audiovisivo è ormai in via di forte consolidamento. Dagli Stati Uniti all’Europa, le ultime operazioni del settore indicano chiaramente che negli ultimi mesi s’è registrato un colpo d’accelerata in questa direzione. Un mercato sempre più caratterizzato dagli investimenti delle telco nei contenuti, specie quelli sportivi, e dagli Over-The-Top che hanno cominciato a dedicarsi a produzioni originali, entrando in diretta concorrenza con i broadcaster.

La svolta in Italia

L’Italia sta vivendo un momento di grande fermento. Nel weekend è stato annunciato l’ingresso di Telefonica nella pay tv di Mediaset, Premium, dopo la cessione del 22% della spagnola Digital+ da parte dell’azienda di Cologno Monzese all’operatore tlc guidato da Cesar Alierta che ne ha preso il pieno controllo.

Mediaset ha annunciato il grande progetto di rilancio di Premium, che dopo l’accordo vale circa 900 milioni di euro, e di un piano per rafforzare la fornitura di contenuti anche sul piano interazionale.

Si attendono adesso le mosse di Al Jazeera, che recentemente ha confermato il proprio interesse per Mediaset e che, dopo l’operazione sulla Spagna e l’acquisto da parte del gruppo italiano dei diritti tv per la Serie A e per la Champions League, ha in mano tutte le carte per valutare il suo eventuale ingresso sul mercato italiano.

La decisione potrebbe essere comunicata già questo mese. Per la Tv araba si tratta di una mossa strategica importante che evidenzia il suo desiderio d’allargamento in Europa, essendo al momento presente solo in Francia con la pay tv sportiva BeinSport.

Secondo indiscrezioni, confermate anche da Mediaset, Telefonica si sarebbe mobilitata su Digital+ dietro espressa richiesta del governo spagnolo che voleva sbarrare la strada all’ingresso di Al Jazeera o di altri operatori stranieri. L’Italia resta adesso la meta più a portata di mano.

E sempre in questi giorni dovrebbe prendere una decisione anche la francese CanalPlus (Vivendi) che ad aprile ha avuto accesso alla data room di Premium per valutarne l’ingresso.

Ma non sono solo Al Jazeera e CanalPlus a voler entrare in Premium. Il vicepresidente di Mediaset, Pier Silvio Berlusconi, ha dichiarato che altri partner hanno mostrato il loro interesse. Nei prossimi mesi avremo delle sorprese.

Europa in fermento

Su scala europea, procede intanto il progetto di una super Sky. Entro l’estate si attende la formalizzazione dell’accordo che crea il super network paneuropeo delle pay tv di Sky, annunciato lo scorso maggio.

Dopo la chiusura dell’asta della Serie A, il 26 giugno, con l’assegnazione alla pay Tv di Rupert Murdoch dei diritti di tutte le partite per il satellite, adesso la 21st Century Fox, alla quale fanno capo le tv del magnate australiano, potrebbe dare un’accelerata al progetto in vista poi della prossima gara a fine anno che riguarda la Premier League inglese.

Murdoch punta a creare un grande conglomerato unificando la sua quota (39%) in BSkyB con il 55% di Sky Deutschland e gli asset di Sky Italia.

L’operazione che dovrebbe essere annunciata proprio quest’estate, secondo gli analisti ha un valore di 10 miliardi di euro.

Per BSkyB, “al giusto valore questa operazione avrebbe il potenziale di creare un gruppo multinazionale di pay tv di livello mondiale“.

Anche in Europa stiamo, quindi, assistendo a diverse operazioni che segnano la via del mercato audiovisivo con occhi puntati alla piena realizzazione del Mercato Unico Digitale che aprirà nuovi e importanti scenari.

In Francia Vivendi ha già fatto capire di voler concentrarsi sul mercato televisivo con la cessione per 17 miliardi di euro dell’operatore tlc, Sfr, a Numericable. Il gruppo guidato da Vincent Bolloré si potrà concentrare sullo sviluppo di Vivendi, e quindi di CanalPlus, con occhio attento a Italia e Spagna.

L’avanzata delle telco nei media

La manovra indica più generalmente che broadcaster e telco sono sempre più vicini. Perché? Forse unire contenuti e connessioni a banda larga potrebbe essere l’unica via per consentire di ridurre al minimo le perdite in termini di clienti, primo driver di ricavi per gli operatori telefonici.

Un esempio, tra gli altri, l’accordo tra Telecom Italia e Sky che permetterà di trasportare sulle reti ultrabroadband dell’operatore tlc i contenuti della pay tv.

Ma si evidenzia anche molto fortemente l’interesse degli operatori tlc a investire sui contenuti sportivi, considerati molto pregiati.

A dare il colpo d’accelerata in questa direzione è stata British Telecom che ha pagato più del doppio rispetto al precedente triennio per trasmettere in esclusiva la Champions e l’Europa League: la cifra è di 897 milioni di sterline per tre anni, poco più di 1 miliardo di euro contro i 500 mln spesi precedentemente da Sky.

Una cifra, quella di BT, ritenuta da player e analisti veramente eccessiva. Ma la scelta di British Telecom è strategica: l’obiettivo è ampliare il business sulla rete a banda larga e diversificare le entrate. Investire sullo sport potrebbe essere la maniera per raggiungere contemporaneamente entrambi i propositi.

In Spagna, Telefonica, prima di rilevare la pay tv Digital+, ha fortemente investito nei contenuti sportivi, dal Motomondiale alla Formula Uno, da trasmettere sulla sua piattaforma Movistar Tv.

Del resto, l’idea era già venuta alla Deutsche Telekom, che nell’aprile del 2012 aveva provato ad acquistare i diritti della Bundesliga.

Altri colossi telefonici potrebbero presto farsi sotto per i diritti delle principali competizioni sportive in tutta Europa, facendo lievitare i prezzi.

OTT e broadcaster

Il business della pay tv è destinato a mutarsi anche sotto la spinta degli Over-The-Top. Google, Netflix, Amazon e più recentemente anche Yahoo! e Microsoft si sono lanciati nell’offerte di contenuti in streaming, alcuni di essi anche con produzioni originali, rappresentando una vera minaccia per l’industria televisiva.

Netflix ha annunciato ufficialmente a maggio il suo sbarco in Europa ‘per la fine del 2014’. I Paesi che potranno fruire del servizio di video streaming sono al momento sei: Francia, Belgio, Svizzera, Lussemburgo, Germania e Austria.

Al momento resta fuori l’Italia, dove dovrebbe arrivare il prossimo anno, per via dei problemi legati alla copertura della banda larga.

Urgono, a questo proposito, soluzioni di tipo legislativo che equiparino industria tv e web company, non solo dal punto di vista delle produzioni, ma anche da quello di tutti i nuovi obblighi che la legge deve prevedere, a partire dagli adempimenti fiscali cui gli OTT attualmente sfuggono. Mediaset e il Gruppo L’Espresso hanno più volte ribadito la necessità di regole comuni per evitare asimmetrie e garantire un’equa concorrenza tra broadcaster e multinazionali del web.

Gli equilibri futuri dipenderanno, da una parte, dalla capacità dei nuovi player di assicurarsi contenuti esclusivi interessanti, dall’altra, dalle strategie di rinnovamento che i broadcaster saranno in grado di mettere in campo per adattarsi ai nuovi scenari.

M&A negli USA

Fermento anche negli Stati Uniti dopo le operazioni di AT&T su DirecTv e Comcast su Time Warner Cable, segno non solo di un forte consolidamento ma anche del graduale avvicinamento degli operatori tlc verso l’industria broadcasting.

A maggio AT&T ha acquistato la tv satellitare DirecTv, la seconda pay tv degli Stati Uniti con 20 milioni di clienti in Usa e altri 18 milioni in America Latina, per 67,1 miliardi di dollari in contanti e azioni.

Con questo accordo nasce un gigante del mercato delle tv e delle telecomunicazioni, creando le condizioni per una totale integrazione tra la distribuzione di contenuti tra la telefonia mobile e le piattaforme video e banda larga.

I due gruppi già in passato avevano cercato di percorrere la strada della fusione, senza riuscire ad arrivare a un’intesa.

Grazie all’operazione AT&T potrebbe liberare parte del suo traffico dando più banda agli utenti di Internet da casa. Per DirectTv l’intesa sarebbe vantaggiosa perché negli ultimi mesi la sua crescita ha subito un rallentamento e potrebbe usare i satelliti per fornire agli utenti la connessione e competere così direttamente con i gruppi di telecomunicazioni.

Comcast, che possiede il canale televisivo NBC, ha comparato la rivale Time Warner Cable per circa 45,2 miliardi di dollari (circa 33 miliardi di euro). Tra i due big americani del cavo si è trattato di un matrimonio a sorpresa.

Con questa operazione nasce un colosso mondiale capace di gestire un terzo del mercato della pay tv e dei servizi a banda larga negli Stati Uniti.

Una mossa che segna anche il rilancio delle  M&A nel settore, un consolidamento che può riguardare tutti gli operatori del mercato nel mondo.

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