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Diritto all’oblio e Internet governance al Convegno ISIMM ‘Il mondo nella Rete: diritti, vincoli, opportunità’

Italia


Le conseguenze sulla governance globale della Rete, derivanti dalla sentenza della Corte di Giustizia Ue che estende a Google e a tutti i motori di ricerca la tutela del diritto all’oblio. Questo il piatto forte del seminario organizzato ieri dall’ISIMM dal titolo “Il mondo nella rete: diritti, vincoli, opportunità”. Al convegno hanno partecipato Vincenzo Zeno-Zencovich, presidente dell’ISIMM, Guido Scorza, avvocato esperto di Diritto delle nuove tecnologie in qualità di moderatore, Stefano Rodotà, già Garante Privacy, Professore Emerito di Diritto Civile, Antonio Nicita, Commissario Agcom, Paolo Gentiloni, parlamentare del Pd già ministro delle Comunicazioni, Antonio Palmieri, parlamentare di Forza Italia, Stefano Quintarelli, parlamentare di Scelta Civica e Antonello Giacomelli, Sottosegretario allo Sviluppo Economico.

 

Antonello Giacomelli: ‘Approccio multi-stakeholder stella polare della Internet governance’

“Quanto valgono la partita del cuore e la par condicio rispetto alla pervasività della Rete? Penso che ormai la rivoluzione insita nella Rete sia un tema centrale, che non ha confini. Non c’è ancora piena consapevolezza dell’effetto a onda che investe la Rete, che cambia la vita di tutti”, ha detto il sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli, secondo cui l’approccio multi-stakeholder adottato dopo il recente summit di San Paolo deve essere la stella polare della “costituzionalizzazione di Internet perché è l’unico che tiene conto della realtà”.

 

In questo senso, la recente posizione adottata dalla Fcc (Federal communication commission) americana, che apre alla possibilità per gli operatori di stringere accordi economici con i fornitori di contenuti, “pone il tema del rapporto fra OTT e aziende di Tlc – dice Giacomelli – e dice che se la net neutrality resta un principio, questo deve tener conto della parità di accesso degli operatori”.

 

Secondo Giacomelli, la sentenza della Corte Ue nel caso Google “ci dà una direzione di marcia, che da un lato ribadisce il diritto di tutti ad essere informati, dall’altro stabilisce il diritto di ciascuno a non essere identificato a fini commerciali”.

 

Per quanto riguarda il semestre italiano di presidenza Ue, la sfida secondo il sottosegretario “sarà quella di produrre degli atti – dice – ma se il modello multi stakeholder è l’unico realistico, credo che un modello analogo debba marcare il semestre italiano di presidenza Ue. Questo vale anche ad esempio per la web tax, che se fosse affrontata a livello Ue dovrebbe portare a degli atti concreti”.

 

Vincenzo Zeno-Zencovech: ‘Sentenza Google, decisione epocale della Corte Ue’

“La decisione del 13 maggio della Grande Chambre della Corte di Giustizia Ue nel caso Google Spagna è un punto di svolta epocale nella gestione della Rete – ha detto Vincenzo Zeno-Zencovich, presidente dell’ISIMM – Alla luce di questa decisione, che impone ai motori di ricerca di rimuovere i link su richiesta del titolare del dato, e dopo il caso Datagate, si pongono tre problemi fondamentali per la governace di Internet: il primo è chi controlla Rete? La risposta europea è che il principale operatore globale (Google ndr), quando opera in Europa, è soggetto alle regole europee. Questa è un’affermazione di sovranità da parte delle autorità europee”.  

 

Di fatto, la sentenza della Corte Ue “dice a ciascuno di noi: scrivete a Google, scrivete a Bing per ottenere la rimozione dei contenuti – ha detto Guido Scorza, avvocato esperto di Nuove Tecnologie – il motore di ricerca, una corporation che vive in modo del tutto legittimo in nome del profitto, a quel punto può decidere di disindicizzare il contenuto, come richiesto dall’utente, oppure di non farlo in nome del diritto all’informazione della collettività, andando però incontro al rischio di sanzioni da parte di un Garante Privacy per trattamento illecito di dati personali.

 

Stefano Rodotà: ‘Sentenza Google, l’Europa non si è rassegnata’

La decisione della Corte Ue arriva negli stessi giorni in cui in Brasile il governo ha approvato il Marco Civil, un testo che si occupa in maniera approfondita di governance della Rete. Secondo Stefano Rodotà, già Garante Privacy, Professore Emerito di Diritto Civile, “la decisione della Corte Ue non ha cambiato le carte in tavola, era prevedibile – dice Rodotà –  quello che sta accadendo a livello globale è un processo di costituzionalizzazione della governance di Internet, che molti avevano ritenuto improponobile”.

La discussione sulla governance della Rete “ha un valore planetario, basti guardare appunto al Brasile e alle associazioni Usa per la difesa dei diritti fondamentali – aggiunge Rodotà – perché i soggetti della Rete sono planetari, ma qual è il soggetto planetario che può intervenire? L’Europa non si è rassegnata.  La sentenza della Corte di Giustizia nel caso Google è legata agli articoli 7 e 8 della Carta dei diritti europei. La Corte di Giustizia si profila così come la vera Corte Costituzionale (del web ndr) e arriva dopo l’altra sentenza sulla data retention, che vieta la raccolta a strascico dei dati personali dei cittadini europei. Una sentenza figlia del Datagate”. Una sentenza, quella della Corte Ue sulla data retention, che riecheggia quella della Corte Costituzionale tedesca.

 

Semestre di presidenza italiana dell’Ue

Stefano Rodotà ricorda poi che è in corso e si dovrebbe concludere nel semestre italiano di presidenza Ue il percorso di approvazione del nuovo regolamento europeo sulla tutela dei dati personali.   “Si tratta di un regolamento molto importante, che diventerà immediatamente operativo – aggiunge Rodotà – e che ha già messo in fibrillazione molti stati europei, che vedono in questo uno spossessamento di sovranità. Basti pensare alla Germania, che ha un Garante per ogni singolo Land, che si troverà di fronte a questa uniformità”.  Se la Ue assume questo atteggiamento, è una decisione che avrà conseguenze anche fuori dall’Unione.

Il problema generale, secondo Rodotà, è quello di riequilibrare il potere di sovranità sulla Rete a livello planetario, dove le grandi web company sono già “padrone del mondo. E questo in una logica democratica non è accettabile” perché l’autoregolamentazione invocata dal mercato “non ha dato i risultati attesi”.  

 

 

Antonio Nicita: ‘Sbilanciamento nell’accesso ai dati. Divorzio fra libertà e proprietà’

La relazione fra la Rete e il valore economico dei dati è al centro dell’intervento del commissario Agcom Antonio Nicita. “I signori della Rete diventano proprietari di dati che loro non hanno prodotto – dice il commissario Agcom Antonio Nicita esiste un problema di accesso a questi dati, per arrivare ad una loro valutazione da parte del mercato. Al di là delle sentenze che possono arrivare, c’è uno sbilanciamento oggi nell’accesso ai dati che riguarda certi soggetti privilegiati”.

Il diritto di accesso alla Rete riguarda di fatto la persona e i suoi diritti in Rete. “Non c’è soltanto il diritto all’informazione ma un insieme di azioni che caratterizza il nostro comportamento online – aggiunge Nicita – privacy, concorrenza, accesso in Rete sono un insieme di comportamenti che sono il nostro sé elettronico e che aprono un mondo molto complesso”.  

 

La voce della politica

“Mi piacerebbe se una delle sfide dell’Italia per il semestre di presidenza Ue fosse la promozione di un bill of right di Internet – dice Paolo Gentiloni, parlamentare del ex ministro delle Comunicazioni – la politica purtroppo sconta una grossa arrettatezza su questi temi, ma c’è la consapevolezza che Internet è un grandissimo motore di crescita”.

 

Secondo Antonio Palmieri, parlamentare di Forza Italia,  i temi che riguardano la Rete vanno affrontati a livello europeo mentre per Stefano Quintarelli, parlamentare di Scelta Civica, “In Italia c’è un gap culturale che riguarda il digitale, si sta facendo tanto per colmarlo – dice Quintarelli – Il digital divide è un problema particolarmente sentito nella fascia di età degli over 45. Alla Camera stiamo lavorando per superare questo problema, ad esempio organizzando degli hackaton. Alla Camera e al Senato abbiamo costituito un gruppo trasversale contro il digital divide. Il semestre di presidenza europeo ci dà la possibilità di portare in Europa un Bill of Rights italiano di Internet”.

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