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#TecnoLaw, Alessandra Moretti (Pd): ‘Rimozione in 24 ore per gli hate speech’

#Tecnolaw è una rubrica settimanale promossa da Key4biz e DIMT – Diritto, Mercato, Tecnologia.
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Italia


Una nuova proposta di legge su hate speech. L’on. Alessandra Moretti (Pd) rilancia la sua iniziativa intervenendo nella trasmissione di Radio Radicale “Presi per il Web” in una puntata incentrata sulle nuove espressioni del femminismo nell’epoca digitale. “Stiamo lavorando a una nuova proposta di legge che punta a ottenere un sistema immediato e gratuito che permetta in sole 24 ore la rimozione di contenuti offensivi, denigratori e discriminatori dalla rete”, ha dichiarato Moretti, aggiungendo:  “Ci siamo dati 30 giorni per analizzare le proposte e le osservazioni arrivate dal mondo dei blogger. Nel testo si prevede un ricorso al Garante della Privacy“.

Ospiti in studio Loredana Lipperini, Giovanna Cosenza, Anna Paola Concia e Vladimir Luxuria.

 

Moretti ha dunque rilanciato l’iniziativa legislativa annunciata sulle colonne del Corriere della Sera lo scorso 9 febbraio all’indomani delle accese polemiche seguite ad alcune provocazioni sopra le righe del Movimento 5 Stelle.

 

“Questo progetto di legge – ha spiegato Moretti – è nato molti mesi prima dei pesanti episodi che hanno visto tante deputate finire al centro di insulti e aggressioni verbali. Viste le polemiche e le giuste osservazioni arrivateci all’indomani del primo annuncio abbiamo voluto aprire un’interlocuzione con i grandi soggetti della rete, da Google a Facebook, per vedere come migliorare il testo. Ci siamo dati un tempo di 30 giorni per raccogliere e analizzare le proposte e le indicazioni arrivate dal mondo dei blogger e dell’associazionismo, da Save the Children a Telefono Azzurro. In questa proposta di legge prevediamo anche un ricorso al Garante della Privacy, che diventa un presupposto necessario per poi ricorrere all’autorità giudiziaria con un effetto deflattivo sul carico di lavoro imposto alla giustizia ordinaria. C’è poi tutto il tema del diritto all’oblio e alla deindicizzazione di dati sbagliati e una parte dedicata ai minori che magari si registrano ad un sito con dati non veritieri. Tutte le procedure che prevediamo sono completamente gratuite”.

 

“Le nostre iniziative – ha affermato Moretti, che il 31 marzo prossimo sarà tra i relatori del convegno “Internet e libertà d’espressione: c’è bisogno di nuove leggi?” presso la Sala del Mappamondo della Camera dei Deputati – partono pensando a chi, come gli adolescenti, si sentono spesso minacciati dalla rete e scappano dalla stessa smettendo di utilizzarla. Ho pensato ai casi di quei giovani suicidatisi certo non solo per colpa del Web ma anche per quello, per l’odio che li ha travolti sulle piattaforme online e che, attenzione, è un odio che non viene creato dal Web ma nella società. A mio avviso non è stato ben compreso l’obiettivo di questa iniziativa, che non è quello di mettere un bavaglio alla rete, perché il problema non è la rete, ma chi la usa; noi dobbiamo creare uno spazio dove si permetta a tutti di utilizzare questo splendido strumento di espressione e democrazia nel pieno benessere. La rete non è diversa dalla società in cui viviamo, e siccome anche la democrazia ha le sue regole queste devono essere estese anche alla rete e al Web. Credo ci sia una nuova presa di coscienza e la richiesta di nuove tutele. Le stesse blogger stanno mostrando i volti dei propri aggressori, e mi sento di continuare nella provocazione dell’ ‘alzate i vostri iPad’ per mostrare i nomi di chi vi insulta”.

 

Rifacendosi a quanto dichiarato qualche settimana fa da Roberto Natale, portavoce della presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini, in materia di odio in rete (“nel 90% dei casi troviamo critiche rivolte da uomini alle donne che fanno politica con modalità e toni che, quando ci si rivolge invece ad altri uomini, sono sempre meno incivili“), Moretti ha proseguito: “In Italia ancora oggi, nonostante le grandissime battaglie di civiltà condotte a tutti i livelli, il valore della vita di una donna rispetto a quella di un uomo vale esattamente la metà. È un Paese in cui le donne superano brillantemente esami di Stato e concorsi pubblici ma non riescono a raggiungere con facilità i vertici di organizzazioni e istituzioni”.

 

Si è così entrati nel vivo dell’argomento oggetto della trasmissione, l’analisi delle principali caratteristiche del “Femminismo 2.0″ con gli altri ospiti della trasmissione: Anna Paola Concia, ex parlamentare e Consulente del Dipartimento Pari Opportunità, Giovanna Cosenza, docente di Semiotica all’Università di Bologna e curatrice del blog Disambiguando, Loredana Lipperini, scrittrice, conduttrice su RadioRaiTre di Fahrenheit e curatrice del blog Lipperatura, e Vladimir Luxuria, ex membro del parlamento italiano e attivista per i diritti LGBT.

 

Il presupposto è che molte delle categorie che hanno caratterizzato lotte e rivendicazioni che hanno ormai decenni di vita sono rimaste immutate e restano ancora aperti “tradizionali” nodi a livello sociale e politico, mentre la pervasiva diffusione dei nuovi media ha aperto nuove e sempre più ampie partite. La difesa di genere contemporanea passa per spazi come Soft Revolution Zine o il progetto #FemFuture oltre a trovare, ovviamente, nei social network il naturale spazio di discussione e conversazione sulle problematiche che affliggono le categorie discriminate. “L’esibizione del corpo femminile era rivoluzionaria 40 anni fa – ha ad esempio affermato Cosenza – ma oggi è solo il frutto di una commercializzazione”.

 

Non sono tuttavia mancate reazioni immediate a quanto esposto in apertura di trasmissione da Moretti. “Non abbiamo bisogno di una legge sull’hate speech, così come non abbiamo (avevamo) bisogno di una legge specifica sul femminicidio“, è la replica di Lipperini, una posizione che, ribadita anche dopo la puntata sul suo blog, è accompagnata dalla chiosa: “L’unica legge di cui abbiamo bisogno è quella sull’educazione sessuale a scuola, perché occorre prevenire a livello culturale le espressioni sbagliate di una società sessista. Inoltre, non so fino a che punto Facebook e Google sarebbero disposti a oscuramento immediato dei contenuti d’odio, per il semplice fatto che l’odio genera traffico”. Disaccordo con le posizioni di Moretti è stato espresso anche da Cosenza.

 

Concia ha invece allargato il raggio del focus: “Chi è nelle istituzioni fa affermazioni d’odio impensabili in un altro Paese, molto peggio di ciò che accade in rete. I social network rispecchiano la realtà, non creano loro l’omofobia e la misoginia che circola nella società. Dovremmo educare nelle scuole i ragazzi ad usare il Web e a conoscerne vantaggi e svantaggi”.



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