App economy, la via europea per competere con Usa e Asia

di Alessandra Talarico |

Meno nazionalismo, più capitali di rischio, maggiori incentivi alle startup innovative. L’App economy in Europa sta crescendo, ma bisogna lavorare sodo per conquistare una leadership al momento in mano a Usa e Asia.

Europa


App Economy

L’economia legata alle app, i programmini che scarichiamo sul cellulare per tenerci informati, giocare o stare in forma (per citare qualcuna delle infinite opzioni) può essere un traino per portare l’Europa dalla crisi: secondo dati presentati dalla Commissione europea a febbraio, nel 2013, il mercato ha generato un giro d’affari da 17,5 miliardi di euro – dei quali 11,5 miliardi di introiti per gli sviluppatori – ed è proiettato a raggiungere ricavi per 63 miliardi entro il 2018, quando il segmento darà lavoro a 4,8 milioni di persone, dagli attuali 1,8 milioni.

Si tratta del settore economico che cresce di più in Europa e che potrebbe ridare speranza a tutta una generazione che, anche se senza lavoro non scarseggia certo di idee e iniziative.

Bisogna però lavorare duro per puntare alla leadership nei prossimi 3-5 anni, visto che al momento le 5 principali aziende del settore sono americane e, tanto per fare un paragone, hanno una capitalizzazione di mercato più grande delle 30 aziende tedesche quotate al DAX.

Quello che all’Europa serve più di tutto per eguagliare le superstar della Silicon Valley o dei mercati emergenti dell’Asia, ha osservato il professor Tobias Kollmann, docente di eBusiness all’università di Duisburg-Essen, è una maggiore collaborazione tra gli Stati membri: “Bisogna evitare – ha detto Kollman – di avere un’idea di startup sviluppata tre, quattro o cinque volte in diversi paesi per creare piuttosto una rete di diritti trasparenti dal principio e poi, forse, costruire player di grandi dimensioni”, in grado di competere a livello globale.

Essenziale, quindi, colmare il gap tra le esigenze dei datori di lavoro e le competenze dei dipendenti: il 26% dei datori di lavoro in Europa, ha difficoltà a reperire dipendenti con competenze adeguate al tipo di lavoro richiesto. Per questo motivo, molti aspiranti imprenditori semplicemente lasciano l’Europa:  sono circa 50.000 i tedeschi nella Silicon Valley, e sono circa 500 le start-up nella zona di San Francisco fondate da imprenditori francesi.

In Europa, dunque, nonostante le forti potenzialità ci sono ancora diversi ostacoli allo sviluppo di una startup, anche se le cose sembrano essere leggermente migliorate negli ultimi anni. Niklas Veltkamp di Bitkom, ad esempio, ha evidenziato le difficoltà economiche legate all’espansione delle startup: “ci vogliono – ha detto – da 5 a 20 milioni di euro e non sempre è facile trovarli in Europa, dove reperire questa cifra è una grande sfida”.

“Quando si tratta di capitale di rischio, gli investitori europei sono più cauti degli americani”, ha detto ancora Tobias Kollmann secondo cui un’opzione sarebbe quella di cambiare il contesto economico per rendere i prestiti più interessanti.

Secondo Kollman, un buon esempio a cui guardare è quello della Gran Bretagna, dove gli investimenti in startup possono essere detratti dalle tasse.

La Ue, dal canto suo, ha sta provando a semplificare la vita delle startup, ad esempio attraverso l’iniziativa StartUp Europe, volta ad accelerare, collegare e celebrare gli ecosistemi europei per l’imprenditoria, affinché le start-up tecnologiche nascano e rimangano in Europa.

A luglio dello scorso anno, quindi, la Commissione ha stanziato 100 milioni di euro a favore di circa 1000 startup e altre imprese altamente innovative per lo sviluppo di app e altri servizi digitali in settori quali i trasporti, la salute, la produzione intelligente, l’energia e i media.