#eJournalism: arriva Pheme, il software per scovare le bufale sui social network

di |

A lavoro sul software Pheme, finanziato in parte dalla Ue, cinque università europee e quattro aziende.

Unione Europea


Facebook

Un sistema capace di identificare in tempo reale e in modo automatico le false informazioni che si propagano sulle reti sociali, verificando se le fonti siano affidabili o meno. E’ l’obiettivo al quale stanno lavorando alcuni ricercatori europei. Al progetto – spiega le Figaro – collaborano cinque università e quattro imprese, sotto la direzione dell’Università di Sheffield, Inghilterra settentrionale.

Il programma è stato battezzato ”Pheme”, dal nome della dea greca della fama, ed è finanziato in parte dall’Unione europea.

 

Oggi, spiega Kalina Bontcheva, ricercatrice a Sheffield, “non si ha il tempo di separare il vero dal falso. E’ difficile soffocare una menzogna”.

I creatori del progetto sostengono che, ad esempio, Pheme sarebbe stata utilissima in occasione dei moti di Londra dell’agosto 2011, quando si poteva leggere sulle reti sociali che gli animali dello zoo erano scappati e vagavano per la citta oppure che la grande Ruota di Londra, la London Eye, era in fiamme. Notizie che poi si rivelarono false.

L’obiettivo quindi è verificare in tempo reale le informazioni per permettere a governi, servizi di soccorso, media e aziende di rispondere più efficacemente a delle voci infondate. Pheme deve identificare quattro tipi di informazioni poco affidabili: quelle speculative, quelle controverse, le informazioni false e la vera e propria disinformazione.

 

#eJournalism è una rubrica settimanale promossa da Key4biz e LSDI (Libertà di stampa, diritto all’informazione).
Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.

Per stabilire la veridicità di una notizia, i ricercano pensano di procedere in tre tempi: prima di tutto la notizia diffusa viene analizzata dal punto di vista sintattico, lessicale e semantico. Poi viene valutata attraverso delle fonti affidabili. Infine viene analizzato il modo con cui essa è stata diffusa. Il risultato di questa ricerca potrebbe apparire sullo schermo dell’utente.

 

“Possiamo già analizzare un enorme volume di informazioni sulle reti sociali, la velocità con cui esse appaiono e le loro forme: tweet, foto, video, blog – spiega Kalina Bontcheva -. Ma non è ancora possibile fare questa analisi in tempo reale e automaticamente  per vedere se l’informazione è vera o falsa ed è proprio a questo che noi puntiamo”.

 

Secondo il Times, una prima versione di questo “scopritore di menzogne” dovrebbe essere pronta in 18 mesi. In Francia, precisa Figaro, ci sono due siti – Hoaxbuster e il motore di ricerca Hoaxkiller che permettono già di individuare le false informazioni che circolano su internet.