#CashlessItalia, Interchange Fee: ecco cosa ne pensano i consumatori europei

di di Geronimo Emili (Presidente CashlessWay) |

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Italia


Carta di credito

E’ stata presentata un’approfondita ricerca di mercato di Ipsos, commissionata da MasterCard, che evidenzia come i consumatori europei siano contrari a possibili interventi legislativi che l’Unione Europea sta studiando nel settore dei pagamenti elettronici.

 

Da alcuni anni la Commissione Europea sta valutando se imporre agli operatori economici del continente un tetto alla interchange fee, una piccola commissione che viene pagata dalla banca di un esercente alla banca del titolare della carta nell’ambito di una transazione tramite carte di pagamento. La proposta della Commissione è di porre un tetto per legge dello 0,2% (per le operazioni con carta di debito) e dello 0,3% (per quelle con carte di credito). E’ bene precisare che questo costo non grava, almeno direttamente, sul consumatore in quanto relativo esclusivamente al rapporto economico tra l’esercente e la sua banca.

 

La ricerca di Ipsos è stata condotta in 13 paesi della UE, tra i quali ci sono i 5 maggiori per estensione e popolazione: Germania, Francia, Italia, Regno Unito e Spagna, intervistando oltre 13 mila cittadini nello scorso gennaio.

 

Sulla questione della interchange fee stabilita per legge, il 65% degli intervistati ritiene che una normativa del genere provocherebbe un peggioramento per i consumatori, mentre quelli che pensano che l’impatto sarebbe positivo sono appena il 17% (quanto gli incerti, stimati al 18%). I più scettici sulla possibile riforma sono i finlandesi (76%), mentre tra i big europei lo scetticismo prevale con forza in Francia (73%) e Regno Unito (72%), mentre è più blando in Italia (59%) e Germania (55%), paesi in cui l’utilizzo delle carte di pagamento è meno diffuso.

 

Il fine del legislatore europeo è di abbassare i prezzi al dettaglio riducendo i costi per l’esercente, ma ben l’82% degli intervistati ritiene che una normativa di questo tipo non si tradurrebbe in un livellamento dei prezzi, bensì in aumento dei profitti per i venditori, rendendo cosi l’intervento normativo fonte di ulteriori sperequazioni. Solo l’8% del campione pensa che gli esercenti abbasserebbero i prezzi favorendo gli acquirenti. I più fiduciosi nei confronti dei commercianti appaiono gli italiani, tra i quali comunque si conferma una vasta maggioranza (73%) che ritiene che i minori costi per gli operatori non ti tradurrebbero in un abbassamento dei prezzi.

Su questo punto va rilevato come una normativa dirigista di questo tipo abbia già fallito in passato: in Spagna nel 2006 le interchange fee sono state drasticamente ridotte dal governo nazionale, ma nel quinquennio successivo i consumatori non ne hanno tratto nessuno beneficio economico, anzi hanno visto aumentare i costi delle carte di pagamento a fronte di una crescita dei profitti dei commercianti.

 

La ricerca evidenzia anche come ci sia una forte perplessità per la possibilità che la legislazione europea possa creare delle disparità di trattamento tra le aziende che operano nel settore. Infatti, alcuni settori della UE caldeggiano un tetto alle interchange fee che si applichi a Visa e MasterCard, ma non ai loro competitor, come American Express, PayPal, Diner’s o l’italiana CartaSì. Un intervento di questo tipo risulterebbe incomprensibile data la ratio pro-consumatore della disciplina, visto che andrebbe a favorire anche alcuni soggetti noti per praticare prezzi esorbitanti per le loro carte di credito (senza fare nomi, ma ci sono carte che ricordano minerali preziosi che possono arrivare a costare 700 all’anno). Questa soluzione non piace al 55% del campione e solo il 18% degli intervistati ritiene che potrebbe portare vantaggi ai consumatori.

 

Interchange fee per legge…

F

G

I

RU

RU

…sfavorirebbe i consumatori

73%

55%

59%

72%

69%

…non abbasserebbe prezzi al dettaglio

84%

83%

73%

85%

77%

…per alcune società e non per altre sarebbe peggio

58%

49%

48%

65%

56%

 

Paesi in cui è stata svolta la ricerca: Croazia, Finlandia, Francia, Germania, Italia, Olanda, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Slovacchia, Spagna e Svezia.