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#eJournalism: per sopravvivere gli editori puntino sulla formazione digitale

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#eJournalism è una rubrica settimanale promossa da Key4biz LSDI (Libertà di stampa, diritto all’informazione). Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.

 

 

 

Fra le tante previsioni sul futuro prossimo del giornalismo ci sembra interessante riprendere quella delineata da Frédéric Filloux sul suo Mondaynote.com. Col suo consueto acume Filloux descrive rischi e opportunità per l’informazione digitale  – e ne affida il senso alla tabella – spiegando che, se vogliono sopravvivere, le testate dovranno per forza trasformarsi in ”aziende tecnologiche” e adottare una serie di misure essenziali: pubblicità che richieda una migliore profilazione del pubblico; motori intelligenti per conservare lettori; analisi semantica come strumento obbligatorio se si vuole lavorare per un pubblico leale e disposto a pagare; giornalismo dei dati, ecc.

In parole povere, nel 2014 le redazioni potranno irrobustirsi se avranno le seguenti caratteristiche: (a) essere velocissime nell’iniettare nelle loro fila la quantità di sangue nuovo necessaria e (b) investire nella formazione per aggiungere le competenze, soprattutto quelle tecnologiche, richieste dal giornalismo moderno.

 

Surviving 2014

di Frédéric Filloux

(Mondaynote.com)

E’ difficile trovare segnali positivi. La mia ipotesi sull’industria dell’informazione giornalistica è che questa migrazione straziante dalla stampa al digitale peggiorerà prima di migliorare. Se dovessi disegnare una curva, come fanno gli economisti, essa sarebbe simile a quella sopra.

 Da notare che la linea del settore verde è più lunga di quella rossa. Ma noi siamo ancora nella zona fattori-negativi.

 

Per l’industria dei media di informazione, la pubblicità quest’anno rimarrà problematica. Il grafico riassume la situazione disastrosa del settore (è riferita agli Usa ma si può applicare a tutti gli altri mercati maturi).

 

Per il 2014 insomma l’allineamento dei pianeti è ancora nefasto:

 

 

 

E ora passiamo alla parte verde, quella della speranza.

Agilità. Uno dei vantaggi dei continui tagli alle redazioni (non ne siamo ancora fuori) consiste nella maggiore agilità e polivalenza dello staff. Come Scott Klein, responsabile per le applicazioni a ProPublica, scrive nelle Previsioni per il 2014 del NiemanLab (assolutamente da leggere): “Si può essere un buon giornalista anche se non si è in grado di fare molte cose. Ma ogni capacità mancante lascia un sacco di storie fuori dalla vostra portata. E i servizi costruiti sui dati sono quelli che di solito sono nascosti in bella vista. Saper fare scraping fra i siti web, ‘pulire’ i dati, saper usare i fogli di lavoro per analizzare i data-set sono capacità estremamente utili per realizzare grandi servizi. Se non sai come scrivere software che possa aiutarti ad analizzare i dati, ci sarà sempre un limite alla qualità delle storie che si possono ottenere da soli. E questo è un limite che qualche tuo concorrente potrebbe non avere.

 

In parole povere, nel 2014 le redazioni potranno irrobustirsi se avranno le seguenti caratteristiche: (a) Essere velocissime nell’iniettare nelle loro fila la quantità di sangue nuovo necessaria e (b) investire nella formazione per aggiungere le competenze, soprattutto quelle tecnologiche, richieste dal giornalismo moderno.

 

Nuove forme pubblicitarie. La pubblicità digitale è a metà strada nel cammino verso una sua profonda trasformazione. Come ho scritto più volte, il mercato si estenderà ai due estremi; da una parte si fermerà l’aumento delle vendite all’ asta automatizzate (la già citata trappola dell’ RTB) mentre sull’ altro versante si potrà puntare sul ”virtuoso”.

 

La pubblicità si baserà su operazioni promozionali su misura e linee di Branded content (come spiegavo in una precedente Monday Note), che comportano un aumento dei CPM e una migliore accettazione da parte dei lettori. Sono uno che crede fortemente nella continuità – non nella miscela né nella confusione – tra contenuti editoriali giornalistici e contenuti commerciali. I brand, le aziende hanno molto da dire oltre la pubblicità tradizionale. Ma la maggior parte degli editori si muovono lentamente in questo campo.

 

Anche se queste nuove forme di inserzioni diventeranno una moda (cosa a cui non credo ), non sarà uno spreco assumere un editor dei contenuti commerciali affiancato da un paio di persone intelligenti, un po’ bravi a scrivere e un po’ a pianificare le strategie (figure non facili da trovare , lo ammetto, ma si potrebbe pensare a una formazione in tal senso di qualcuno dei redattori già esistenti), capaci di comprendere e convertire le esigenze del cliente in un buon racconto che attragga (senza ingannare) i lettori. 

 

Il 2014 sarà l’anno in cui le aziende editoriali dovranno rendersi conto che si devono trasformare in aziende tecnologiche – oppure abbracciare le tecnologie che garantiscano loro sopravvivenza. I fattori da considerare: pubblicità che richieda una migliore profilazione del pubblico; motori intelligenti per conservare lettori; l’analisi semantica come strumento obbligatorio se si vuole servire un pubblico leale e disposto a pagare; giornalismo tramite i dati… Tutto questo richiede gente in grado di capire i problemi editoriali più urgenti.

Se questi prerequisiti verranno accettati e capiti, allora si potrà essere fiduciosi sul futuro del giornalismo digitale.

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