#cosedanoncredere: gioco d’azzardo, perché pubblicizzare qualcosa che nuoce alla salute?

di di Massimiliano Dona (Segretario Generale Unione Nazionale Consumatori) |

Purtroppo sappiamo bene che la risposta è da ricercarsi negli introiti che annualmente arrivano nelle casse dello Stato, ma abbiamo il diritto di pretendere da chi governa che la salute dei cittadini venga prima delle logiche di business.

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Massimiliano Dona

Rubrica settimanale #cosedanoncredere, curata da Massimiliano Dona, Segretario Generale Unione Nazionale Consumatori (www.consumatori.it), per Key4biz. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.

 

 

“‘Gioca responsabilmente’ è come dire: annega con cautela! Sparati con prudenza! Buttati dalla finestra, ma copriti che fa freddo!”. E’ solo una battuta di Maurizio Crozza, ma fotografa perfettamente, come spesso solo un comico riesce a fare, lo stato delle cose.

 

L’avvertenza che ormai quasi tutti gli spot sul gioco d’azzardo devono riportare, infatti, serve ben poco a limitare la passione degli italiani per slot machine, gratta e vinci e poker online; prima di tutto bisognerebbe mettersi d’accordo sul significato dell’avverbio “responsabilmente” e poi: invitare i consumatori a giocare con moderazione (se responsabilmente significa questo) presuppone la consapevolezza che il gioco oltre certi limiti (quali limiti?) porti ad una dipendenza. Ed allora, la domanda sorge spontanea (è proprio il caso di dirlo): perché pubblicizzare qualcosa che nuoce alla salute, può provocare dipendenza e rappresenta un considerevole costo per il Servizio Sanitario Nazionale?

 

Purtroppo sappiamo bene che la risposta è da ricercarsi negli introiti che annualmente arrivano nelle casse dello Stato dalla macchina macina soldi del gioco d’azzardo, ma abbiamo il diritto di pretendere da chi governa che la salute dei cittadini venga prima delle logiche di business.

 

Le avvertenze sui generici rischi del gioco (per cui noi dell’Unione Nazionale Consumatori ci siamo battuti nei mesi scorsi con campagne mediatiche, denunce alle Autorità competenti, una mozione parlamentare) oggi non bastano più, ma sono necessari provvedimenti più incisivi che mettano un freno a quella pubblicità che tenta di adescare i consumatori regalando loro un sogno di rivalsa.

 

Ancor prima degli interventi legislativi, comunque necessari, è fondamentale uno sforzo educativo affinché si insegni già dalle scuole che la vita non è un gioco e per ottenere risultati servono impegno e fatica; su questo punto, alcune trasmissioni televisive non fanno bene alla cittadinanza e per questo abbiamo scritto alla presidente della Rai per segnalare che alcuni programmi non premiano chi risponde ad un quiz (il che presupporrebbe una forma di meritocrazia), ma chi tenta la fortuna come ad “Affari tuoi”, solo per fare un esempio.

 

Ci auguriamo che il neo ministro della salute Beatrice Lorenzin (alla quale abbiamo scritto esprimendole la disponibilità ad una consultazione sul tema) tenga fede alle iniziative da lei annunciate per la prevenzione e il contrasto alle ludopatie senza cedere a pressioni di lobby e facili ipocrisie.