la sfida

Neutralità della rete e GDPR, perché Trump e la California sono allo scontro

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Il governatore della California ha firmato la legge sulla neutralità della rete, abolita da Trump, per impedire agli operatori Internet di rallentare, bloccare o favorire alcuni contenuti. L’iniziativa segue l’approvazione da parte dello stesso Stato di una legge sulla privacy tra le più stringenti degli Stati Uniti, che ricorda il GDPR, che non piace alla Casa Bianca e agli Ott.

Da giugno scorso è terminata la net neutrality negli Stati Uniti. Sono entrate in vigore le nuove norme approvate dalla Federal Communications Commission (FCC): di fatto è ritornata l’era del web a due velocità abolendo così le norme precedenti dell’amministrazione Obama, che garantivano pari accesso a tutti i contenuti del web, senza distinzioni. 

Ma c’è chi dice no. Due giorni fa il governatore della California Jerry Brown ha firmato la legge sulla neutralità della rete, stabilendo, logicamente per il solo Stato della California, che gli Internet Service Provider (Isp) non possono rallentare, bloccare o dare priorità a determinati contenuti su Internet. In questo modo Brown si è allineato a quanto deciso dall’Assemblea dello Stato che, a fine agosto, non ha recepito le norme imposte dalla Fcc. Ecco la posizione del suo presidente “trumpiano” Ajit Pai: “È illegale il provvedimento della California”. Gli ha risposto il senatore Scott Wiener, uno degli autori della legge californiana approvata: “Mentre l’amministrazione Trump fa tutto ciò che è in suo potere per indebolire la nostra democrazia, noi in California continueremo a fare ciò che è giusto per i nostri cittadini”. 

Il disprezzo di Trump verso la nuova legge sulla neutralità della rete in California si è tramutato subito nel procedimento avviato contro lo Stato dal procuratore federale Jeff Sessions, secondo il quale solo il governo federale ha il potere esclusivo di regolare la net neutrality: “Ancora una volta la legislatura californiana ha approvato una legge statale estrema e illegale che tenta di frustare la politica federale. Abbiamo il dovere di contrastarla e di difendere il nostro ordine costituzionale”. 

Il procuratore generale della California Xavier Becerra ha replicato alla Casa Bianca, per il quale Trump ha ignorato “milioni di americani che hanno espresso un forte sostegno per le regole di neutralità della rete. La California, che ospita innumerevoli start-up, giganti tecnologici e quasi 40 milioni di consumatori, non permetterà a pochi mediatori di potere di dettare le regole per l’accesso alle fonti di informazione online o determinare la velocità con cui si visualizzno i i siti web”.

La battaglia californiana contro Trump sulla neutralità della rete segue un’altra sui generis dello Stato Usa: a giugno scorso la California è stato il primo Stato americano ad aver approvato una legge sulla privacy tra le più stringenti mai approvate in tutti gli Stati Uniti e, per alcuni aspetti, ricorda il Regolamento europeo sulla protezione dei dati personali (GDPR). La nuova legge californiana garantisce ai consumatori:

  • il diritto di sapere quali informazioni le aziende stanno raccogliendo su di loro, perché raccolgono tali dati e con chi li condividono.
  • il diritto di comunicare alle società di eliminare le loro informazioni e di non vendere né condividere i loro dati.
  • rende più difficile condividere o vendere dati su minori di 16 anni.

La legislazione, che entrerà in vigore nel gennaio 2020, rende più facile per i consumatori fare causa alle società dopo una violazione dei dati. E dà al procuratore generale dello Stato più autorità per le multinazionali che non aderiscono ai nuovi regolamenti.

A Trump non piace neanche l’approvazione di tanti ‘GDPR’ a macchia di leopardo, come è successo in California. Così anche per questo motivo ha dato mandato al suo staff giuridico di lavorare a un testo per la legge nazionale sulla privacy degli utenti Usa, con l’obiettivo di smussare le critiche globali, secondo cui l’assenza di una e rigida norma federale ha consentito sia lo scandalo Cambridge Analytica sia la gestione non trasparente dei dati, in generale, da parte delle società hi-tech della Silicon Valley.