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Net neutrality, bilancio di un anno in Europa. E ora che succede?

Net neutrality

Il Berec, l’organismo che raccoglie tutti i regolatori Tlc europei, ha da poco pubblicato il report di un anno di net neutrality in vigore nella Ue. Secondo il presidente Sébastien Soriano, che peraltro presiede anche l’Arcep (il regolatore francese), le regole sulla net neutrality non sono un deterrente per gli investimenti in nuove reti di telecomunicazioni.

Certo, dopo l’abolizione della net neutrality negli Usa e la vittoria della lobby americana delle tlc capeggiata dai grandi operatori At&t e Verizon l’Europa si trova spiazzata ma al momento mantiene la barra dritta, anche se il dietrofront della Fcc di fatto crea una grossa spaccatura nella concezione stessa della rete Internet fra le due sponde dell’Atlantico.

L’Open Internet Regulation è stata adottata nel 2015 ed è entrata in vigore nel 2016. Di fatto, vieta la discriminazione del traffico in rete, impone trasparenza sul trattamento del traffico e mette le pratiche commerciali degli Isp in una cornice condivisa e comune nella Ue. Nel 2016 il Berec ha fissato le linee guida per la sua adozione gestita a livello nazionale dai diversi regolatori, che peraltro hanno concesso di volta in volta deroghe anche per servizi zero rating.

Soriano evidenzia soprattutto la situazione in Francia, dove negli ultimi tre anni c’è stato un incremento del 25-30% nel mercato delle tlc, anche dopo l’adozione delle regole europee sulla net neutrality.

Nessun rallentamento degli investimenti, secondo Soriano, in un periodo in cui tutta la Ue è impegnata nella corsa al 5G e alla fibra. “Gli investimenti beneficiano in primo luogo dalla certezza regolatoria e dagli incentivi concessi alle aziende al momento giusto e nel posto giusto”, ha detto Soriano, secondo cui i regolatori europei, fra cui Agcom, stanno applicando con il giusto grado di flessibilità le regole sulla neutralità della rete.

La net neutrality non preserva la rete così com’è, ma lascia le porte aperte al cambiamento, secondo Soriano, in particolare agli innovatori e alle startup. “Molti sembrano dimenticare i problemi che a suo tempo ebbe Skype meno di un decennio fa, che fu costretta a lottare duramente contro le telco negli Usa e in Europa che volevano mantenere i loro ricavi. Cosa succederà un domani con l’Internet of Things? E con l’Intelligenza artificiale? Troveranno una strada, con o senza net neutrality”, dice Soriano, secondo cui troveranno il modo per “pagare il pedaggio”.

Nicita (Agcom) ‘Net neutrality a rischio anche in Europa’

Dopo l’abolizione della net neutrality negli Usa, “Per noi non cambia nulla – chiarisce all’Agi Antonio Nicita, commissario Agcomnell’Europa dei 27, ma anche il Regno Unito ha aderito, vige un regolamento, approvato dal Parlamento nel 2015 che è poi stato ulteriormente definito dalle linee guida approvate alla fine del 2016 dal board che riunisce tutte le ‘autorità’ europee”. Il principio fondamentale, dice Nicita, “stabilisce che gli operatori non possono in alcun modo discriminare il traffico se non su servizi speciali, come la salute e le auto che si guidano da sole, che arriveranno in futuro e che hanno bisogno di una altissima connettività”.

A un anno di distanza è appena stato pubblicato il primo Rapporto del Berec. Due gli interventi principali: sul primo, dice Nicita, ovvero la creazione di uno strumento condiviso che consenta di misurare non solo l’effettiva banda ricevuta da ciascun utente, ma anche le eventuali discriminazioni, siamo ancora indietro e sarà pronto nel corso del 2018. “Siamo stati più attivi invece sul tema ‘zero rating’ ovvero il divieto di offrire connettività gratuita per accedere a certi servizi. Vuol dire che non possono essere fatte offerte per navigare gratis su social o altre piattaforme di distribuzione di video o musica se hai esaurito il traffico comprato; inoltre l’Isp non può indicare solo un certo servizio ma spetta al cliente scegliere tra Facebook o Netflix e un loro competitor, per fare un esempio”.

Dice Nicita che nel 2017 ci sono state offerte di questo tipo in Italia e sono state bloccate. La decisione della Commissione americana non sarà però senza conseguenze, secondo Nicita. “Abolire la net neutrality può avere un impatto negativo sull’innovazione se gli Isp privilegiano nel traffico solo le app con cui firmano contratti. Inoltre negli Stati Uniti c’è un tema di antitrust che in Europa non c’è, visto che due solo operatori, At&T e Verizon, hanno il 70 per cento della quota di mercato, e quindi teoricamente la decisione della Fcc può essere affrontata anche tramite un caso di antitrust”. Infine c’è il tema di che accadrà in Europa. Qualche giorno fa Tim Berners Lee, il creatore del world wide web, ha scritto che in questo modo gli Stati Uniti perdono il ruolo di ‘chief innovation officer’ del mondo. “Ha ragione”, commenta Nicita, “ma adesso la partita si sposta in Europa, tenendo presente che anche da noi c’era molta resistenza sul tema e che il regolamento venne adottato solo dopo la decisione americana del 2015. Ora che gli Stati Uniti tornano indietro, c’è il rischio che gli avversari della net neutrality tornino alla carica formulando l’argomento che in questo momento sulla net neutrality siamo rimasti solo noi europei”.

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