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NBIoT, parte la sperimentazione a Torino per potenziare la connettività degli smart meters

Anticipando alcuni degli aspetti caratteristici delle future reti 5G, la tecnologia NBIoT (Narrow Band Internet of Things), standardizzata a giugno 2016 dal 3GPP come evoluzione della rete LTE, offre alle utilities urbane l’opportunità di connettere tra loro i contatori dell’acqua anche lì dove la rete mobile arriva con difficoltà.

Meno di un mese fa, l’Agcom così definiva l’NBIoT come “tecnologia che appare essere a breve/medio termine (in dipendenza della la rapidità della sua effettiva implementazione) quella più promettente e con delle caratteristiche maggiormente a prova di futuro rispetto alle altre soluzioni wireless, e dunque sembrerebbe ben conciliarsi con il ciclo di vita degli smart meter (15 anni)”.

Tale nuova soluzione, utile per la diffusione dello smart metering di nuova generazione, ci permetterà di raggiungere diversi obiettivi:

un notevole risparmio dei consumi di batteria dei dispositivi;

significativi incrementi di copertura rispetto alle reti esistenti;

semplificazione e relativa riduzione di costo dei terminali e sicurezza intrinseca delle reti cellulari basate su spettro licenziato.

Queste caratteristiche, come detto, rendono la tecnologia NB-IoT particolarmente adatta al metering e a molteplici applicazioni dell’Internet of Things. L’utilizzo di tale sistema è stato annunciato a Torino grazie all’intesa tra Olivetti (Gruppo TIM) e Smat (Società Metropolitana Acque Torino), con la collaborazione di Huawei, permetterà di realizzare una vasta rete cellulare NBIoT su scala urbana.

Una tecnologia innovativa, ha spiegato Mario Polosa, Direttore marketing IoT di Olivetti, “che si affianca alle numerose tecnologie wireless già utilizzate in ambito cellular o capillary, avrà presto una copertura nazionale”.

Una soluzione IoT, ha commentato Paolo romano, amministratore delegato Smat, “che rientra tra quelle sviluppate all’interno del nostro Centro Ricerche, volta alla messa a punto di “sistemi intelligenti” in grado di fornire indicazioni in tempo reale alla stazione di telecontrollo “avanzato” e in grado di monitorare le portate idriche immesse nelle reti per elaborare una previsione delle richieste di acqua nelle ore successive”.

Il primo step dell’accordo consiste nell’individuazione dei siti “problematici”, cioè “quelli che presentano una scarsa raggiungibilità radio dei contatori e dei punti di monitoraggio delle reti di adduzione e distribuzione dell’acqua sui quali installare i dispositivi dotati della nuova tecnologia cellulare”. Il secondo, invece, prevede la raccolta dei dati prestazionali tramite connettività e la raccolta di informazioni utili a intraprendere le necessarie azioni operative.

Duplice è il vantaggio per il gestore del servizio idrico: una gestione più efficiente delle reti e una gestione più trasparente verso il proprio utente che, attraverso questa tecnologia, diventa più responsabile dei consumi.

I servizi che trarranno benefici diretti dall’NBIoT, si legge in una nota TIM, sono quelli tipicamente riconducibili alle utilities e tutte le applicazioni per le smart cities che prevedono l’installazione massiva di sensori in luoghi difficilmente raggiungibili dal segnale della rete cellulare, come i luoghi interrati o le cantine, presenti in numero molto elevato sul territorio.

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