Finestra sul mondo

Nazionalizzazione cantieri Stx, Le aziende italiane in mano ai francesi, Senato Usa boccia abrogazione Obamacare, Corruzione Brasile

di Agenzia Nova |

Poteri, economia, finanza e geopolitica nelle ultime 24 ore

Finestra sul mondo è una rubrica quotidiana con le notizie internazionali di Agenzia Nova pubblicate in collaborazione con Key4biz. Poteri, economia, finanza, lette in chiave di interdipendenza con un occhio alla geopolitica. Per consultare i numeri precedenti, clicca qui.

Cantieri Stx, Pier Carlo Padoan: “E’ inaccettabile la mancanza di fiducia della Francia verso i partner italiani”

28 lug 11:09 – (Agenzia Nova) – L’Italia si sente beffata dalla decisione del presidente francese Emmanuel Macron di nazionalizzare i cantieri navali Stx France di Sain Nazaire per eviatre che finiscano sotto il controllo del gruppo italiano Fincantieri: cosi’ il quotidiano economico “Les Echos” presenta l’intervista al ministro italiano dell’Economia Pier Carlo Padoan pubblicata in apertura della sua prima pagina oggi venerdi’ 28 luglio. Nell’intervista raccolta dal corrispondente da Roma del giornale francese, Olivier Tosseri, Padoan “non si fa scrupolo” di dar voce alla “irritazione mista a rabbia” che la decisione di Macron sta suscitando nel suo paese: “Prendo atto con rammarico che il nuovo governo francese ha ripudiato gli accordi presi dall’esecutivo precedente, anche se non ne capisco la ragione”, ha detto Padoan. “A me pare che il voltafaccia francese si possa spiegare solo con una mancanza di fiducia verso i partner italiani, e questo e’ inaccettabile”, ha scandito il ministro italiano. Padoan ha annunciato che “il ministro francese dell’Economia Bruno Le Maire sara’ a Roma martedi’ prossimo 1° agosto: io ed il ministro dello Sviluppo industriale Carlo Calenda lo incontreremo volentieri ed ascolteremo con interesse le proposte che ci sottoporra’”. Insomma, scrive “Les Echos”, il malumore italiano non e’ stato affatto lenito dalla telefonata che Macron ha fatto ieri giovedi’ 27 al presidente del Consiglio italiano Paolo Gentiloni per parlargli non solo dei cantieri Stx France ma anche di Libia e di immigrazione: quel gesto e’ il minimo che il presidente francese potesse fare, sostiene Tosseri, ricordando anche le numerose concessioni che Fincantieri aveva gia’ fatto all’ex presidente Francois Hollande per raggiungere l’accordo che ora Parigi ha strappato. Sulla nazionalizzazione e’ severo il giudizio che ne da’ “Les Echos”: un passo con pochi precedenti nella politica economica della Francia moderna che fa pensare piuttosto a Jean-Baptiste Colbert, il ministro della Marina sotto il re Luigi XIV; cosi’ lo descrive un editoriale secondo cui la decisione sembra dunque archiviare il decisionismo da “Giove re degli Dei”, ma purtuttavia liberale, che il neo presidente francese Emmanuel Macron aveva dichiarato di voler applicare. Secondo l’editorialista Jean-Marc Vittori, le motivazioni di questa nazionalizzazione sono davvero scarse, mentre i danni collaterali potrebbero essere assai piu’ seri: non soltanto la decisione francese potrebbe esacerbare i rapporti con l’Italia, ma rischia anche di vanificare gli sforzi verso la prospettiva di un consolidamento europeo dell’industria navale militare, che e’ invece indispensabile per resistere alla concorrenza strategica montante da parte della Cina, della Turchia e di altre potenze emergenti. La nazionalizzazione di Stx avrebbe come sola valida giustificazione la speranza di strappare a Fincantieri un accordo migliore: ma se la cosa non funzionasse, secondo “Les Echos”, diventerebbe uno di quei “fiaschi industriali” di cui la Francia ha gia’ troppo sofferto. E comunque, conclude l’editoriale, “e un cattivo segnale”.

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Ecco le aziende francesi che hanno preso il controllo dei campioni dell’economia italiana

28 lug 11:09 – (Agenzia Nova) – Il braccio di ferro tra Francia ed Italia sul futuro dei cantieri navali Stx France si svolge in un contesto poco propizio a calmare gli animi: cosi’ Danie’le Guinot descriveva sul quotidiano “Le Figaro” l’atmosfera prevalente tra i due governi, appena prima che ieri giovedi’ 27 luglio il ministro francese dell’Economia Bruno Le Maire annunciasse ufficialmente la nazionalizzazione dei cantieri di Saint Nazaire; in effetti, nota la giornalista, le ragioni addotte dal governo di Parigi hanno irritato moltissimo gli italiani che negli ultimi dieci anni hanno dovuto accettare numerose prese di controllo dei propri campioni nazionali da parte di societa’ francesi. Il “Figaro” passa quindi a farne l’elenco: a cominciare dal gruppo multimediale francese Vivendi, che ha preso le redini di Telecom Italia; passando per il gigante francese della gestione patrimoniale Amundi, che ha comprato dalla banca Unicredit la controllata Pioneer; per finire con la lunga lista di marchi italiani della moda e del lusso passati sotto bandiera francese e di cui e’ simbolo anche il matrimonio tra Essilor e Luxottica. Antesignane di tutte queste acquisizioni nell’ultimo decennio, ricorda il quotidiano, sono stati il gigante agro-alimentare francese Lactalis, che ha ingoiato l’industria casearia italiana Parmalat; e l’acquisizione dell’azienda elettrica italiana Edison da parte del gigante energetico statale francese Edf, condotta mentre l’altro grande gruppo energetico pubblico francese Engie (ex Gdf Suez) si e’ impadronito di diverse aziende elettriche municipali italiane.

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Usa, il Senato boccia anche l’abrogazione parziale dell’Obamacare

28 lug 11:09 – (Agenzia Nova) – I leaeder del Partito repubblicano Usa hanno lavorato febbrilmente ma inutilmente, nelle ultime ore, per placare le divisioni tra le maggioranze del partito alla Camera e al Senato, nel tentativo di ottenere l’approvazione di un provvedimento di ripiego per la parziale riforma dell’Affordable Care Act (“Obamacare”). Nelle primissime ore di venerdi’, pero’, anche questo ennesimo tentativo e’ fallito: il tentativo circoscritto di riforma dell’Obamacare ha scontato il voto contrario di tre senatori repubblicani, incluso John McCain, che si sono schierati con la minoranza democratica causando l’ennesima sconfitta del loro partito al Senato. Fallito il tentativo di abrogare interamente la vasta riforma della sanita’ voluta dall’ex presidente Barack Obama, e pure quello di sostituirla con una riforma alternativa studiata dalla leadership conservatrice del Senato, proprio quest’ultima aveva ripiegato ieri su un provvedimento di portata circoscritta, che avrebbe revocato l’obbligo di sottoscrizione delle polizze assicurative previsto dall’Obamacare – pena pesanti sanzioni pecuniarie – e quello esteso a quasi tutti i datori di lavoro Usa, anche i piu’ piccoli, di garantire la copertura assicurativa ai loro dipendenti. Il presidente del Senato, Mitch McConnel, aveva presentato il testo del provvedimento nella serata di giovedi’, sperando di giungere ad un voto favorevole nel corso della notte. Diversi senatori della riottosa maggioranza repubblicana, guidati dal neoconservatore Lindsey Graham – uno degli esponenti repubblicani piu’ ostili al presidente Donald Trump – avevano avanzato pero’ all’ultimo una nuova, inusuale obiezione: avrebbero approvato il modesto disegno di legge solamente se i loro colleghi alla camera si fossero impegnati a non ad approvarlo a loro volta, ma ad intraprendere negoziati tra le due camere per apportare ulteriori modifiche al testo di legge. Di fronte all’imbarazzante spettacolo offerto dal suo partito nelle ultime settimane, il presidente repubblicano della Camera, Paul Ryan, aveva ceduto alla richiesta nella serata di ieri, annunciando tramite un comunicato che “se andare avanti richiede una conferenza congiunta, la Camera e’ disposta a intraprendere questa strada”. Ryan non aveva nascosto pero’ la propria frustrazione, sottolineando nel comunicato che “spetta al Senato dimostrare la sua capacita’ di approvare qualcosa che tenga fede alle nostre promesse (di riformare radicalmente la sanita’ superando l’Obamacare, ndr), come la Camera ha gia’ fatto”. Tutto inutile: McCain, assieme alle colleghe repubblicane Susan Collins e Lisa Murkowski – schierate pregiudizialmente contro qualunque ipotesi di riforma, al pari dei Demcoratici – ha fatto fallire l’ennesimo tentativo della leadership conservatrice di tener fede, almeno in parte, all’impegno assunto da anni con l’elettorato: superare una riforma che ha causato un’esplosione dei costi dell’assistenza sanitaria e che sta collassando sotto il peso della propria insostenibile economia interna.

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Usa, il nuovo direttore delle comunicazioni Scaramucci fa eruttare il vulcano della Casa Bianca

28 lug 11:09 – (Agenzia Nova) – Anthony Scaramucci, finanziere ed affarista vicinissimo al presidente Usa Donald Trump, e nominato da quest’ultimo direttore delle comunicazioni meno di una settimana fa, ha gia’ superato il suo principale per incontinenza verbale. Durante una intervista telefonica concessa a un giornalista del “New Yorker”, Scaramucci si e’ abbandonato ad una serie di dichiarazioni incredibilmente scurrili e offensive nei confronti degli altri stretti collaboratori del presidente, prendendo di mira non soltanto il capo dello staff presidenziale Reince Priebus, che gia’ aveva criticato nel corso degli ultimi mesi, ma anche il populista Stephen Bannon. Gia’ giovedi’ mattina, durante una intervista televisiva, Scaramucci aveva paragonato il suo rapporto con Priebus – unico esponente dell’establishment repubblicano tra i piu’ stretti collaboratori del presidente – a quello tra “Caino e Abele”, evocando, scrive il “New York Times”, la “natura fratricida” dei dissidi interni all’amministrazione presidenziale. Nel corso dell’intervista telefonica, subito divulgata nella sua interezza dal “New Yorker”, Scaramucci si e’ spinto pero’ molto oltre. Ha definito Priebus: “un fottuto schizofrenico paranoide, un paranoico (Sic)”, anticipando che al capo dello staff presidenziale “verra’ chiesto presto di dimettersi”. L’incontinente direttore delle comunicazioni ha ribadito di voler far pulizia il prima possibile dei funzionari responsabili delle fughe di informazioni alla stampa, prima di ribadire la sua fedelta’ assoluta al presidente: nel farlo, pero’, ha attaccato anche Stephen Bannon, il capo della strategia presidenziale che incarna gli ideali del “trumpismo” ben piu’ dello stesso presidente. Bannon, ha detto Scaramucci, “vuole costruirsi un brand sulla forza del presidente”. Scaramucci e’ poi tornato a tuonare contro Priebus, che per sei mesi ha bloccato il suo ingresso nello staff presidenziale; il capo dello staff presidenziale, ha accusato, e’ responsabile in prima persona della fuga di informazioni: a suo dire, Priebus avrebbe divulgato a un giornalista i dettagli della cena privata dello scorso mercoledi’ tra il presidente e il conduttore televisivo di Fox News Sean Hannity. “Quel che voglio fare” – ha concluso Scaramucci – e’ eliminare tutte le talpe, rimettere l’agenda del presidente in carreggiata e garantirne il successo a beneficio del popolo americano”. Dopo la pubblicazione della pirotecnica conversazione, Scaramucci ha tardivamente tentato di correggere il tiro. “A volte uso un linguaggio colorito. Non lo faro’ piu’ nella mia veste attuale, ma non verro’ mai meno alla mia lotta per l’agenda del presidente Donald Trump”, ha scritto il responsabile delle comunicazioni in un tweet; in un secondo tweet ha aggiunto: “Ho fatto un errore a fidarmi di un cronista. Non accadra’ piu'”. La portavoce della Casa bianca, Sarah Huckabee Sanders, ha provato a gettare acqua sul fuoco, mentre dal presidente Trump, solitamente assai prolifico su Twitter, per il momento non e’ giunto alcun commento. Quel che e’ certo, pero’, e’ che le improvvide uscite di Scaramucci rischiano di causare danni irreparabili nella squadra presidenziale, gia’ divisa a causa della decisione di Trump di attaccare pubblicamente il proprio procuratore generale, Jeff Sessions.

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Brasile, parla l’avvocato di Odebrecht: corrotte oltre mille persone nel mondo

28 lug 11:09 – (Agenzia Nova) – Una bomba politico-giudiziaria sui principali leader passati e presenti dell’America Latina. Il quotidiano spagnolo “El Pais” pubblica una intervista esclusiva, citatissima dai media latinoamericani, a Rodrigo Tacla, ex avvocato della compagnia brasiliana di costruzioni Odebrecht, crocevia delle trame di corruttela che stanno mettendo sottosopra il continente. Tecla, oggi collaboratore del Dipartimento di Giustizia Usa e della procura anticorruzione spagnola, fa nomi e rivela alcuni dei metodi usati dalla compagnia per inquinare il mercato e la politica. “L’impresa sistemava tutto pagando. Distribuiva commissione a tutti, dal piu’ basso funzionario statale al capo di Stato”, spiega l’avvocato arrestato in Spagna per riciclaggio di denaro sporco. Il “primo contatto” si stabiliva alla vigilia delle elezioni: la ditta offriva il finanziamento delle campagne chiedendo al candidato di inserire nei programmi opere infrastrutturali ritenute strategiche. Una strategia che tra funzionari, governanti e aspiranti tali ha coinvolto oltre mille persone, assicura Tacla. “Solo in Brasile ce ne sono 500 ed esistono politici ed alti funzionari brasiliani i cui nomi non sono ancora usciti”. E ci sarebbero governi di paesi ancora non citati, oltre i 12 gia’ coinvolti in varie inchieste. Come quello di Antigua e Barbuda, pagato per non rivelare alla procura brasiliana i movimenti della Meinl Bank, banca comprata da Odebrecht per gestire e riciclare tutti i fondi provenienti dalle attivita’ illecite. L’operazione costava a Odebrecht circa 260 milioni di euro all’anno, stima l’avvocato che per cinque anni ha prestato i suoi servizi all’azienda. per poter tornare a partecipare ad appalti pubblici, i dirigenti della Odebrecht hanno gia’ pagato una multa milionaria e prestato collaborazione alla giustizia degli Usa e della Svizzera. Lo hanno fatto perche’ su di loro c’era la pressione dei dipendenti: “Se i dirigenti non avessero accettato” il patto di collaborazione a nome dell’impresa, “lo avrebbero fatto i lavoratori singolarmente. E l’impresa non avrebbe controllato il processo”. Ma c’e’ d piu’. Tecla racconta del tentativo di omaggiare l’ex presidente del Panama Ricardo Martinelli con il regalo, rifiutato, di un aereo. O dell’invio, sempre a Panama, di donne dal Brasile per le feste dei politici locali. “Era il modo con cui l’impresa esprimeva il suo ringraziamento. Anche se poi, il regalo si trasformava in ricatto”, segnala Tecla rivelando che foto degli incontri venivano messe da parte. Una strategia completa che non escludeva neanche le mogli e, “soprattutto”, le ex mogli, omaggiate con regali di ogni genere. L’intervista, che rivela dettagli su molti dei dossier aperti in tutta l’America latina, scatena ovunque reazioni. A partire da quelle dell’attuale presidente di Panama Juan Carlos Varela, citato da Tecla per pagamenti effettuati a beneficio della sua collaboratrice Michelle Lasso. Si e’ acceso “il ventilatore di Odebrecht in America Latina”, titola il quotidiano colombiano “EL Espectador” in un’analisi che rilancia le parole con cui Tecla assicura che quanto sin qui scoperto e’ solo una piccola parte delle frodi consumate a Bogota’.

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Spagna, Francesco contro Juana: un caso nazionale

28 lug 11:09 – (Agenzia Nova) – Ha assunto rilievo nazionale in Spagna il caso di una coppia italo-spagnola che si contende l’affidamento dei figli. Il padre italiano denuncera’ la mamma spagnola per “sequestro” dei figli: Francesco Arcuri si era presentato al punto di incontro fissato da una giudice di Granada perche’ i minori, 11 e 3 anni, potessero tornare nella loro “residenza abituale”. Ma Juana Rivas, fuggita con i figli dall’abitazione di Carloforte, in Sardegna, ha deciso di non presentarsi facendo perdere le tracce di se’ e dei ragazzi. La mamma denuncia i maltrattamenti subiti da Arcuri, gia’ condannato una volta a tre mesi di reclusione, e si e’ guadagnata la solidarieta’ del paesino in provincia di Granada da cui proviene. Il caso occupa da giorni le cronache della stampa nazionale e si incrocia con l’intesa raggiunta in Parlamento su una riforma organica della legge contro la violenza di genere. Una legge che i legali della Rivas hanno chiesto di applicare da subito per proteggere la Rivas e appoggiare la sua richiesta di protezione dalle istanze del marito. La vicenda diventa oggetto di un editoriale del quotidiano “El Pais” secondo cui il cuore del problema sta nell’aver applicato il diritto internazionale, che impedisce a chiunque di far uscire i minori da un paese senza il consenso dei genitori, “senza fermarsi a considerare la nuova denuncia per violenza di genere che si sta esaminando, ne’ attendere il suo esito”. Indipendentemente da chi abbia ragione, chiude la testata, “la giustizia italiana e spagnola hanno innanzi tutto l’obbligo di garantire il benessere e la sicurezza tanto delle vittime della violenza di genere quanto dei loro figli”. Ma e’ il quotidiano “Abc” a scommettere di piu’ sull’attualita’ della notizia. Solo nella giornata di ieri fa uscire un articolo di sintesi dei fatti, uno sulle dichiarazioni del legale di Rivas, una scheda a domande e risposte sul caso e un ritratto della mamma 35 enne, “donna creativa”, che per qualche tempo ha avuto un negozio di prodotti ecologici.

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Regno Unito, le imprese bocciano la “ridicola” tempistica del rapporto sull’immigrazione comunitaria

28 lug 11:09 – (Agenzia Nova) – Il governo del Regno Unito, riferisce il “Financial Times”, e’ al centro di polemiche per aver atteso piu’ di un anno dal referendum sull’appartenenza all’Unione Europea per commissionare un’indagine sull’impatto economico dell’immigrazione comunitaria. La segretaria all’Interno, Amber Rudd, ha annunciato ieri di aver affidato al Migratory Advice Committee, organo indipendente di consulenza, l’incarico di esaminare costi e benefici dell’immigrazione, raccogliendo anche pareri dai settori produttivi. Il rapporto sara’ pronto nel settembre del 2018, appena sei mesi prima dell’uscita del paese dall’Ue. Seamus Nevin, responsabile dell’occupazione dell’Institute of Directors, organizzazione che riunisce dirigenti di impresa, ha sottolineato il ritardo sia rispetto al voto referendario, tredici mesi fa, che alla notifica di uscita, l’invocazione dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona, a fine marzo. Mark Hilton, responsabile delle politiche occupazionali e migratorie di un’altra associazione, London First, ha definito la situazione “ridicola”: le aziende, ha spiegato, hanno evidenziato il rischio di una carenza di competenze e serve un approccio equilibrato; occorrono idee, non “continui tentennamenti”. Sulla stessa linea Josh Hardie, vice direttore generale della Cbi (Confederation of British Industry), la confederazione degli industriali: “Le imprese hanno urgente bisogno di sapere come potrebbe essere il nuovo sistema, durante la transizione e oltre”. Alle voci critiche si e’ aggiunta anche quella della deputata conservatrice europeista Nicky Morgan, appena nominata presidente della commissione Tesoro della Camera dei Comuni: “Perche’ ci e’ voluto un anno?”, ha domandato. Nella lettera di incarico al Mac, Rudd ha confermato la necessita’ di una fase di transizione, che secondo fonti di Westminster potrebbe durare tre anni, che permetta ai cittadini comunitari gia’ presenti di regolarizzare le loro posizioni e a nuovi cittadini di entrare nel paese registrandosi all’arrivo. Il suo sottosegretario all’Immigrazione, Brandon Lewis, tuttavia, ha rassicurato i Brexiter che non si trattera’ di un prolungamento della liberta’ di circolazione, che finira’ nella primavera del 2019, con l’uscita dall’Ue.

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L’Irlanda vuole un confine marittimo col Regno Unito dopo la Brexit

28 lug 11:09 – (Agenzia Nova) – Il governo del Regno Unito, riferisce il quotidiano britannico “The Times”, subisce un’altra battuta d’arresto nel negoziato sull’uscita dall’Unione Europea: la proposta di Londra sul confine irlandese non funziona secondo Dublino. Il nuovo primo ministro della Repubblica d’Irlanda, Leo Varadkar, preme affinche’ il Mare d’Irlanda diventi il confine post Brexit con la Gran Bretagna, ritenendo che il piano di Theresa May possa mettere in pericolo il processo di pace. Il cambiamento di tono da parte irlandese e’ emerso chiaramente nel vertice di Bruxelles della scorsa settimana. L’esecutivo britannico ha proposto l’uso di tecnologie, ad esempio telecamere di sorveglianza, per consentire la continuita’ degli scambi commerciali tra il nord e il sud dell’isola. Dublino ha esortato Londra a proporre nuove opzioni che permettano un’assoluta liberta’ di movimento di merci e persone, indipendentemente dal piu’ ampio accordo sulla Brexit. L’opzione preferita del governo irlandese e’ che i controlli doganali e sull’immigrazione siano effettuati lontano dalla frontiera di terra, in porti e aeroporti, disegnando di fatto un nuovo confine nel tratto di mare tra i due paesi. Nessuna delle due parti vuole qualcosa che ricordi i checkpoint degli anni dei Troubles, il conflitto nordirlandese, ma l’impegno di May a lasciare l’unione doganale pesa sulla questione del confine irlandese, che diventerebbe un potenziale percorso di contrabbando. Il ministro degli Esteri irlandese, Simon Coveney, ha detto ai suoi omologhi europei che la Repubblica “non puo’ accettare e non accettera’” il ritorno di una frontiera “dura” e l’idea che il problema possa essere risolto con la tecnologia, prendendo le distanze dal governo precedente: “Non puo’ funzionare. Ogni barriera o confine sull’isola d’Irlanda a mio parere rischia di compromettere il processo di pace avanzato con cosi’ grande fatica”. L’ipotesi del confine marittimo non piace al Partito unionista democratico (Dup) dell’Irlanda del Nord, che sostiene dall’esterno il governo conservatore di minoranza guidato da May; il Dup si oppone a qualsiasi soluzione che implichi che l’Irlanda del Nord non sia trattata come parte del Regno Unito. Diversi suoi esponenti hanno reagito negativamente all’idea di un confine in mare, come il capogruppo parlamentare Jeffrey Donaldson, per il quale e’ una “proposta assurda e incostituzionale” che il partito non accettera’ mai.

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Mali, l’elicottero militare tedesco sarebbe precipitato per un guasto tecnico

28 lug 11:09 – (Agenzia Nova) – Un team di esperti delle Forze armate tedesche e’ a Gao, in Mali, per accertare le cause dello schianto di un elicottero Tiger dell’Esercito, che ha causato la morte dei due militari membri dell’equipaggio; gli specialisti esamineranno tra l’altro la scatola nera del velivolo, ha riferito dal Vice Ammiraglio Joachim Ruehle. Le operazioni di routine degli altri Tiger schierati in Mali si fermeranno fino a nuovo avviso. Secondo quanto riferito da un comunicato dell’Onu, che fornisce il mandato della missione Minusma, lo schianto dell’elicottero e’ stato causato da un guasto tecnico. L’elicottero e’ precipitato 70 km a Nord della base di Gao. Secondo il pilota del secondo Tiger, che seguiva l’apparecchio schiantatosi al suolo, l’elicottero “si e’ improvvisamente inclinato con il muso in giu’ ed e’ precipitato senza una chiamata d’emergenza”. I due elicotteri, come ricordato dal capo delle operazioni dell’Onu, Jean-Pierre Lacroix, erano in missione di ricognizione in un’area interessata da violenti scontri di gruppi armati. Nei mesi scorsi la stampa tedesca aveva riferito piu’ volte di problemi causati dalle elevate temperature del Mali agli elicotteri delle Forze armate tedesche. Il portavoce alla Difesa del gruppo parlamentare dell’Unione cristiano democratica (Cdu) presso il Bundestag, Henning Otte, ha detto: “Questo incidente ci ricorda ancora una volta il potenziale rischio che e’ collegato alla missione delle Nazioni Unite in Mali”. Stesso tono di commenti dai Socialdemocratici (Spd), il cui esperto della Difesa, Rainer Arnold, ha chiesto chiarimenti tempestivi sulle cause dell’incidente. Se fosse confermato il guasto tecnico, il ministro della Difesa Ursula von der Layen (Cdu) si troverebbe ancora una volta sotto pressione a causa delle molteplici carenze esibite dalle apparecchiature a disposizione delle Forze armate. Il presidente Frank-Walter Steinmeier ha espresso le sue condoglianze alle famiglie dei due militari deceduti nella notte di mercoledi’, ed ha sottolineato che la partecipazione alla missione di pace Minusma delle Nazioni Unite e’ per la Germania un importante contributo alla stabilizzazione del Mali. “Questo tragico incidente dimostra ancora una volta a quale grande rischio esponga l’impiego dei nostri militari”, ha detto il presidente. Il Segretario generale dell’Onu Anto’nio Guterres ha inviato al nuovo Ambasciatore tedesco presso le Nazioni Unite a New York, Christoph Heusgen, le sue condoglianze. Ha anche ringraziato la Germania per il suo coinvolgimento nelle missioni di pace delle Nazioni Unite. Questi sono i primi morti fra i soldati tedeschi dispiegati all’estero dal 2015. La missione in Male attualmente vede la partecipazione di 875 militari tedeschi.

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Migrazioni, il socialdemocratico tedesco Schulz a Roma per esprimere solidarieta’ all’Italia

28 lug 11:09 – (Agenzia Nova) – Il candidato socialdemocratico alla cancelleria tedesca, Martin Schulz, ha fatto un appello con forza, nel corso di una breve visita in Italia, a una equa distribuzione dei rifugiati in Europa. La solidarieta’ deve essere il principio guida nella Ue e alcuni paesi particolarmente sotto pressione come l’Italia non devono essere lasciati soli, ha detto Schulz giovedi’ a Roma dopo i colloqui con il primo ministro italiano Paolo Gentiloni. “Se si devono concedere finanziamenti per l’agricoltura l’Europa dice di si’, ma quando si tratta della redistribuzione dei rifugiati risponde ‘no, grazie'” ha lamentato il politico tedesco. “Questo non puo’ continuare a lungo”, ha sottolineato, rievocando l’apice della crisi migratoria tedesca, nel 2015. Il leader dell’Spd ha annunciato una proposta congiunta di tutti i socialdemocratici europei per rendere obbligatori i ricollocamenti tra i paesi comunitari. Occorre, secondo il politico tedesco, affrontare la causa della fuga dei profughi, “non sulla carta, ma nella pratica e con finanziamenti”. L’Italia ha bisogno di un aiuto concreto rapido, e sinora il Portogallo ha risposto all’appello, rendendosi disponibile ad accogliere dei profughi dalla Penisola. Finora quest’anno sono piu’ di 93 mila i profughi arrivati nei porti italiani.

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