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Natale tossico, +133% di veleni emessi dai camion che portano i regali nell’Ue

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L’ossido di azoto uccide 50 mila europei l’anno, ma ancora il 60% dei regali sono trasportati via camion in Europa. Entro il 2035 il 70% dei mezzi sarà elettrico o a idrogeno, ma c’è bisogno di un quadro di leggi e regole più chiaro per favorire gli investimenti industriali e serve una rete stradale di ricarica/rifornimento più diffusa.

Lo smog letale di Natale

Il Natale è arrivato e con esso una vagonata di regali si riverserà nelle case di tutta Europa. Non solo in senso metaforico, ma letterale. I nostri regali viaggiano soprattutto su gomma, sono trasportati da camion e mezzi pesanti di diverse grandezze, che inevitabilmente aumenteranno la percentuale di gas inquinanti ad effetto serra in gran parte delle nostre città.

Secondo un nuovo Report pubblicato da Transport & Environment (T&E), le emissioni tossiche di diossido di carbonio (CO2) e di ossido di azoto (Nox) aumenteranno rispettivamente del +133% durante il Natale 2022.

Sono i mezzi pesanti su gomma, i camion di grande e media dimensione, a determinare oltre il 60% di queste emissioni, nonostante coprano solo il 10% del viaggio finale dei regali (molto del viaggio avviene tra la Cina e Barcellona, via aereo o nave container, con una fetta non minoritaria di emissioni inquinanti non prese in esame dallo studio).

Emissioni di gas non solo ad effetto serra, ma tossici, visto che il solo ossido di azoto uccide circa 50 mila persone l’anno in Europa (se ci aggiungiamo anche l’inquinamento da particolato, il fatidico PM2,5, si arriva in totale a circa 350 mila decessi prematuri all’anno).

L’aumento di emissioni nocive (10.300 tonnellate di ossidi di azoto in più) non si riferisce all’interno 2022, ma solamente al periodo delle feste, quando i regali si ordinano e sono distribuiti praticamente in tutti i Paesi dell’Unione europea.

Passare presto ai camion elettrici e a idrogeno

La soluzione ovviamente non è smettere di fare regali per il giorno di Natale, ma chiedere alle istituzioni europee e di altri Paesi a maggiore vocazione industriale (che producono molti dei prodotti che regaliamo) di velocizzare la transizione energetica dei mezzi di trasporto.

Ad esempio, ha spiegato in una nota Carlos Bravo Villa, responsabile del trasporto merci di T&E in Spagna: “Oggi il trasporto di merci su strada è un’attività molto inquinante, che a Natale raggiunge livelli esorbitanti. Ma si può cambiare. I camion a emissioni zero sono già disponibili sul mercato e potrebbero diventare l’opzione più economica, se l’Unione europea richiedesse all’industria di settore di iniziare a produrli in serie. Inoltre, il risultato sarebbe doppiamente positivo, sia per la qualità dell’aria e la salute umana, sia per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici più estremi”.

L’Europa potrebbe accelerare l’adozione di target di sostenibilità più stringenti, spingendo i produttori di camion e altri autocarri a vendere solo nuovi mezzi a emissioni zero a partire dal 2035, con ricadute notevoli sulla qualità della nostra vita, visto che già entro il 2030 diminuirebbero le emissioni di CO2 dell11% rispetto a oggi e del 48% entro il 2035.

I camion rappresentano oggi solo il 2% dei veicoli su strada, ma sono responsabili di oltre un quarto delle emissioni di CO2 del trasporto su strada nell’Unione europea.

L’industria dei trasporti pronta al ‘phase out’ del 2035?

Obbligare l’industria a fare questo passo sarebbe una scelta nefasta per il settore e per l’occupazione? In molti credono questo, ma a guardare bene le cose da un’altra ottica, sempre favorevole al cambiamento e allo stesso tempo attenta alla questione sociale, si scopre che non è così drastica questa scelta.

Una coalizione di 44 aziende di grandi dimensioni attive nel settore dei trasporti, tra cui Siemens, Unilever, Maersk e PepsiCo, ha inviato una lettera all’Unione europea in cui si chiedeva, non di rimandare la decisione di vendere solo nuovi mezzi pesanti ad emissioni zero entro il 2035, ma, al contrario, di avere la certezza dell’obiettivo e della roadmap legislativa per arrivarci.

Se la politica è chiara e trasparente le aziende possono pianificare gli investimenti necessari per decarbonizzare le proprie flotte di veicoli, decisione che a sua volta favorirà la produzione industriale di veicoli a zero emissioni, tra cui quelli a motore elettrico o a idrogeno.

Arrivano i camion green, ma c’è una rete di ricarica e rifornimento?

Secondo uno studio pubblicato recentemente da Price Waterhouse Coopers Strategy (PwC), entro il 2030 un camion su tre sulle strade europee sarà alimentato a batterie o a idrogeno, ma entro il 2035 saranno sette su dieci.

I ricercatori stimano che entro il 2035 dovrebbero essere investiti non meno di 36 miliardi di euro per una rete nazionale di stazioni di ricarica e rifornimento di idrogeno nella sola Europa.

Per avere abbastanza elettricità pulita per alimentare i camion elettrici, saranno necessarie fino a 21.000 turbine eoliche aggiuntive nell’Unione.

Serviranno inoltre 2.000 nuove stazioni di punti ricarica entro il 2035. Ogni charging park autostradale si compone di circa 40 punti ricarica.

In termini di stazioni di ricarica, ciò si traduce in almeno 2.000 parcheggi attrezzati per ricaricare i veicoli entro il 2035 e fino a nuovi 120 megawatt di stazioni di ricarica già entro il 2025, per una spesa complessiva di circa un miliardo di euro. Ma questo nello scenario di base, in quello avanzato si parla di una spesa complessiva di circa 36 miliardi di euro.

Tradotto in domanda di batterie per camion, ciò richiederà 170 GWh in Europa entro il 2035 e altri 800 GWh in Nord America e Cina.