Storia

Mosca imperiale e “tentazione bicefala”: quanto pesa la storia di un Paese sul suo futuro?

di James Hansen |

Le riflessioni storiche di James Hansen sulla costruzione del mito della “Terza Roma” e sul peso di questo nel presente della Russia di Vladimir Putin.

James Hansen
James Hansen

C’è l’esilarante immagine di Vladimir Putin che riceve Emanuel Macron a quel tavolo chilometrico e un’altra mentre interloquisce con il proprio Consiglio di sicurezza da una distanza simile. Dopo, invece, dà la mano (nuda) allo strong man brasiliano Jair Bolsonaro … Allora, Putin teme così tanto il Covid? Oppure studia da Zar e Imperatore, come vuole la sintesi giornalistica?

È facile dimenticare che ‘Zar’ è solo la traslitterazione russa di Caesar; che se la dinastia imperiale si chiamava ‘Romanov’, una ragione c’era. Per secoli la Russia si è considerata la continuazione legittima dell’Impero Romano. Può un Imperatore abbassarsi al livello di un semplice Presidente francese, scelto occasionalmente dalla ‘plebe’ solo per una breve stagione?

La convinzione imperiale russa dipendeva da due elementi storici. Il primo era la trasmissione del lignaggio imperiale attraverso il matrimonio, nel 1472, tra il Gran Principe di Mosca Ivan III e Sofia Paleologo, la nipote dell’ultimo Imperatore bizantino, Costantino XI. Costui regnò fino al 1453, quando Costantinopoli cadde finalmente ai Turchi.

Sofia—la storia ricorda—portò in dote al suo principe russo, oltre al sangue imperiale, anche la bandiera imperiale con l’aquila bicefala che rappresentava i due Imperi Romani, d’Occidente e d’Oriente…

L’altro elemento, mistico, era la profezia della ‘Terza Roma’ del monaco russo Filiteo di Pskov che, nel 1520, al Granduca Vasily III predisse l’assunzione da Mosca del ruolo di unico baluardo della fede dopo la caduta delle due precedenti capitali dell’Ortodossia, Roma e Costantinopoli. Disse, secondo la tradizione: “Le due Roma caddero, la terza esiste e non ci sarà una quarta”.

Fu il successore di Vasily, Ivan IV ‘Il Terribile’, ad attribuirsi il titolo di Caesar, Zar, e di regnare sul nuovo ‘Zarato’ russo—il Russkoe zarstvo—segnalando una pretesa che andò oltre al Granducato. La piena ‘imperializzazione’ della dignità massima russa si ebbe nel Settecento con Pietro il Grande, convinto che il precedente utilizzo del titolo dalla sua dinastia dimostrasse il diritto pieno di essere gli eredi dell’Impero bizantino e di condividerne il rango imperiale.

Lucidarsi il pedigree è molto umano, ma le parole pesano, “sono macigni”. Così troviamo la ‘scandalosa’ Imperatrice Caterina la Grande (1729-1796) ergersi a difensore della fede e pertanto legittimata nel tentativo di sottrarre la Grecia ortodossa agli infedeli Ottomani, arrivando a coinvolgere il filosofo francese Voltaire per raggiungere il suo scopo ‘illuminato’.

Il piano non riuscì, ma vide almeno la creazione di un inedito Principato dell’Egeo, una sorta di repubblica ‘ideale’ stabilita dai russi nell’arcipelago delle Cicladi tra il 1771 e il 1775. L’esperimento fallì e fu abbandonato dopo la fine della guerra russo-ottomana del 1768-1774.

Lo storico Matvei Kokovtsov in seguito dette la colpa soprattutto agli isolani: “I greci che hanno prosperato sotto il regno di Caterina la Grande… sono tornati a vivere nell’ignoranza e nella povertà. La causa è la loro pigrizia… usano le loro menti per l’inganno, il falso e l’ipocrisia… la cupidigia governa i loro cuori…”.

Dunque: Greci! Attenzione! Gli Zar della Russia, per dovere storico, morale e perfino dinastico, si riservano, appena potranno, di venirvi a dare una regolata!

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