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Mosca e Londra le città più videosorvegliate al mondo, con 17 e 13 impianti ogni 1000 abitanti. In Italia Milano e Roma

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L’Italia della videosorveglianza cresce, ma meno del resto del mondo. In gran parte delle nostre città si conta meno di un impianto ogni 1000 abitanti, ma il 79% dei Comuni si è dotato di un regolamento per quest’attività di sicurezza pubblica. Resta il tema della tutela della privacy delle persone.

Un mondo sempre più videosorvegliato

Secondo un recente studio di IHS Markit, la Cina potrebbe aver installato 567 milioni di telecamere nel 2021, mentre gli Stati uniti sarebbero arrivati a 85 milioni. Questo per rendere l’idea di quanti impianti di videosorveglianza sono attivi a livello globale, soprattutto in città.

Stando ai dati diffusi da Berg Insight, gli investimenti mondiali in tecnologie di videosorveglianza destinate a progetti smart city, sono passati dai 6,5 miliardi di dollari nel 2018 ai 19,5 miliardi di dollari attesi nel 2023.

Un deterrente tecnologico che non sempre è sufficiente ad evitare atti criminali di varia gravità. Il problema, a quanto pare, è che il numero di crimini commessi in una città non è inversamente proporzionale al numero di telecamere installate.

Più videosorveglianza non è equivalente a meno criminalità, ma certamente una strada ben sorvegliata da occhi elettronici non favorisce comportamenti illeciti o aggressivi.

Le città con più occhi elettronici

A livello mondiale abbiamo Mosca sul podio più alto della classifica delle città più sorvegliate, con 16,8 telecamere ogni 1.000 abitanti, seguita da Londra al secondo posto, con 13,3, e da San Pietroburgo, con 12,6, al terzo.

Più distanti le altre grandi megalopoli globali, come New York, che he conta circa 7 ogni 1000 abitanti, o come Tokyo e San Paolo, con solo 1 telecamera ogni 1000 abitanti per entrambe, la Capitale del Bangladesh, Dacca, con meno di 1 telecamera ogni 1000 abitanti.

La videosorveglianza in Italia

In Italia i numeri sono molto più piccoli e contenuti. A livello nazionale si hanno 1,45 telecamere di videosorveglianza attive ogni 10 abitanti. Il dato è però frutto di una tendenza all’aumento costante: nel 2020 erano 1,13, nel 2019 1,08, nel 2018 0,98, nel 2017 0,93, nel 2015 0,77.

Le città italiane più videosorvegliate sono Milano e Roma, rispettivamente con 2.272 e 2.123 impianti attivati, con 12 e 0,6 impianti attivi per chilometro quadrato, oppure 1,7 e 0,7 impianti ogni 1.000 abitanti.

In base ai dati sopra riportati, il capoluogo lombardo è in linea con gran parte delle metropoli mondiali, la Città eterna molto meno (ma qui entrano in gioco estensione del territorio urbano e popolazione).

Gli impianti di videosorveglianza nelle città italiane stanno diventando sempre più diffusi, oggi il 79% dei Comuni si è dotato di un regolamento per queste attività di sicurezza pubblica. Anche in questo caso, è evidente una tendenza alla crescita: nel 2014 le città che si erano dotate di un regolamento in materia erano appena il 56,5%.

Sicurezza vs privacy

Ma non è solo un problema di efficacia nella lotta al crimine o nel miglioramento dei livelli di sicurezza pubblica, perché c’è chi sostiene che un uso smodato degli impianti di videosorveglianza sia deleterio per la privacy e costituisca una forma di controllo sociale che va troppo in profondità.

C’è poi anche la questione etica degli impianti integrati con l’intelligenza artificiale, che consente l’identificazione delle persone tramite riconoscimento facciale, tema si cui molto ancora si dibatte, soprattutto nei sistemi democratici come il nostro.