LA RECENSIONE

“Morire in primavera” – Rolf Rothmann

a cura di Carlo Macchitella |

Walter e Fiete hanno appena 17 anni nel marzo del 1945, vivono nella Germania del Nord e fanno come mestiere quello di mungitori. Nelle loro prospettive di vita la guerra è il contesto in cui vivono, il dramma quotidiano della mancanza di cibo, dei bombardamenti, di case che crollano. Mai si sarebbero potuti immaginare che, a quell’età, il Reich li avrebbe fatti arruolare e mandati al fronte perché ritenuti indispensabili a  quella vittoria finale in cui Hitler credeva ancora. Walter e Fiete  vengono così mandati in Ungheria dove uno viene mandato al fronte, alla guerra quotidiana, l’altro, più modestamente, e più fortunatamente,  viene incaricato di guidare dei camion.

Inizia così, negli ultimi due mesi di guerra della Germania nazista, il dramma di due ragazzi  per i quali la guerra non doveva esistere e per i quali l’unico interesse era il desiderio di una vita normale;  una ragazza con cui stare insieme, una prospettiva di vita, una famiglia da creare. L’orrore della guerra li coinvolge e porta uno a cercare la fuga dalla battaglia che una volta fallita lo porterà davanti al plotone d’esecuzione e gli farà trovare la morte,  l’altro, disperatamente, cercherà di sopravvivere e ci riuscirà. Gli sembrerà quasi un sogno quando, tornato da reduce nel paese natio, ritrova il sorriso di una ragazza, l’amore, la voglia di vivere ancora.

Per la critica  tedesca “Morire in primavera” di Rolf Rothmann è il momento del passaggio definitivo della letteratura tedesca al dopo Gunther Grass, per chi ha letto questo libro rimane il ricordo di  una prosa piana e sempre attenta, che non cerca mai l’effetto a sorpresa o l’effetto speciale, ma rimane anche la consapevolezza che il pacifismo era un qualcosa che esisteva anche in quella Germania,  in quei ragazzi che solo la  follia nazista aveva portato al fronte. L’insegnamento più importante che questo libro ci dà è la consapevolezza che solamente analizzando e ricordando il passato si può accettare l’oggi e viverlo al meglio.