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Mobilità sociale, si diventa ricchi in 5 generazioni

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In Danimarca bastano 2 generazioni per superare i redditi dei padri, in Germania 6. Quanta mobilità sociale c’è in Italia?

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In Danimarca ne bastano 2 per superare i redditi dei padri, in Germania 6

Nel Paese in cui molte professioni sembrano quasi essere ereditarie, dai notai ai professori universitari, probabilmente gli studi dell’Ocse sulla mobilità sociale non stupiranno più di tanto. Quello che l’organismo internazionale ha calcolato è la possibilità per chi nasce in una famiglia che appartiene al 10% più povero della popolazione di emergere da tale condizione e arrivare a un reddito medio. Ebbene, mediamente non ci riuscirà, e neanche i suoi nipoti e bisnipoti.

Quanta mobilità sociale c’è in Italia

Sono necessarie cinque generazioni perché le origini familiari non contino più. Questo non vuol dire che non possa accadere, ma è improbabile. Sempre l’Ocse sottolinea come meno del 20% dei figli di genitori che sono nel 25% più povero si ritrova invece nel 25% con reddito più alto. Mentre il 30% rimarrà nella loro stessa posizione sociale.

Perché l’ascensore sociale si è rotto

Non è così ovunque, se ci sono Paesi nei quali l’ascensore sociale funziona ancora peggio, ve ne sono altri, e sono numerosi, in cui invece la situazione è molto migliore. Come spesso accade in questo tipo di statistiche si tratta dei Paesi scandinavi, in particolare la Danimarca. Come si vede dalla nostra infografica in Danimarca al povero bastano solo due generazioni per arrivare a guadagnare come la media nazionale. Viceversa in Colombia ne servono 11.

La mobilità sociale fuori dall’Europa

Una delle evidenze più significative che emergono dalla rilevazione dell’Ocse, che ha seguito l’andamento dei redditi e delle condizioni sociali nel corso dei decenni, è che la mobilità sociale è minore nei Paesi non europei. Oltre che in Colombia è difficilissimo cambiare ceto sociale anche in Brasile e in Sudafrica, dove ci vogliono 9 generazioni per non rientrare più nella metà più povera del proprio Paese. E la crescita economia di un Paese c’entra fino a un certo punto: in Cina e India servono 7 generazioni nonostante l’imponente sviluppo che interessa questi Paesi emergenti. Vuol dire che ad arricchirsi sono soprattutto coloro le cui famiglie già prima erano tra le più ricche. E anche quando i poveri migliorano la propria condizione, cosa che comunque accade anche qui, questo non basta a raggiungere il reddito medio.

Le differenze tra padri e figli

È però da sottolineare anche come in Europa vi siano Stati in cui, forse a sorpresa, l’ascensore sociale si rivela essere più lento che in Italia. In Francia e Germania per esempio, dove invece sono 6 le generazioni necessarie per elevarsi dalle origini umili dei propri avi. In Germania, in particolare, solo il 10% circa dei figli dei più poveri riesce a far parte del 25% più ricco. Questo ha probabilmente a che fare con il fatto che come in Francia siano soprattutto gli immigrati a fare parte delle fasce più indigenti, cosa che rappresenta un ulteriore ostacolo alla mobilità.

Mobilità sociale, il ruolo dell’educazione

Quello che caratterizza i Paesi scandinavi, come Danimarca, Norvegia, Finlandia, Svezia, tutti Paesi in cui è più semplice passare da una classe sociale all’altra, è certamente uno stato sociale molto presente, che agisce soprattutto, a differenza che in Italia, a favore di famiglie e minori, e in particolare punta a fornire un’educazione di qualità a tutti, anche a chi proviene da condizioni di svantaggio.

Non è un caso che in questi stessi Paesi sia inferiore anche la mobilità sociale nell’ambito dell’istruzione. In Danimarca il 30% dei figli di genitori che non sono arrivati al diploma ha conseguito una laurea. Questa percentuale è solo del 10% in Germania e dell’8% in Italia, dove anzi il 54% si ferma negli studi allo stesso livello del padre e della madre, cosa che invece accade solo nel 21% dei casi in Svezia, e nel 27% in Danimarca. Il rapporto tra livello di educazione e redditi successivi, checché se ne dica, è ormai accertato. E possiamo dire che è qui che si inceppa la mobilità sociale tra padri e figli, sui banchi di scuola.

Che cosa è la mobilità sociale

Scientificamente parlando la mobilità sociale si riferisce alla possibilità che gli individui o le famiglie possano spostarsi verticalmente nella gerarchia sociale di una società. E’ il processo attraverso il quale una persona o una famiglia può avanzare o retrocedere nella scala sociale di una società rispetto alla posizione che occupavano in precedenza.

Ci sono due tipi di mobilità sociale: la mobilità intergenerazionale e la mobilità intragenerazionale. La mobilità intergenerazionale si riferisce al movimento sociale tra le generazioni. Ad esempio, quando i figli raggiungono una posizione sociale superiore rispetto ai loro genitori, si parla di mobilità sociale ascendente intergenerazionale. Al contrario, quando i figli raggiungono una posizione sociale inferiore rispetto ai loro genitori, si parla di mobilità sociale discendente intergenerazionale.

La mobilità intragenerazionale si riferisce, invece, al movimento sociale all’interno della stessa generazione, ad esempio, quando un individuo raggiunge una posizione sociale superiore rispetto a quella che occupava in precedenza, si parla di mobilità sociale ascendente intragenerazionale. Al contrario, quando un individuo raggiunge una posizione sociale inferiore rispetto a quella che occupava in precedenza, si parla di mobilità sociale discendente intragenerazionale.

I dati si riferiscono al 2018
Fonte: Ocse