Rubrica settimanale SosTech, frutto della collaborazione tra Key4biz e SosTariffe. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui..
Il primo trimestre del 2025 si chiude con un segnale inequivocabile: il mercato mobile continua a crescere, ma le sue dinamiche si polarizzano sempre di più tra volumi di download e capacità di monetizzazione. Secondo l’ultimo report di Sensor Tower, la spesa globale in acquisti in-app (IAP) su iOS e Google Play ha toccato quota 40 miliardi di dollari, segnando un nuovo massimo storico trimestrale e un incremento dell’11% su base annua. Si tratta del sesto trimestre consecutivo in cui il mercato fa registrare una crescita a doppia cifra, confermando la centralità dell’esperienza in-app nei comportamenti digitali dei consumatori.
Eppure, questo dato non racconta tutto. A trainare la spesa non sono più (solo) i giochi, ma le app non ludiche, che per la prima volta si avvicinano al sorpasso. La categoria delle app generaliste ha generato 19,4 miliardi di dollari, con un balzo del +24% rispetto all’anno precedente. Per capire la portata del cambiamento basta tornare indietro di cinque anni: nel 2020, gli utenti spendevano in media 2,5 volte di più nei giochi rispetto alle altre app. Oggi il divario si è praticamente azzerato.
Il sorpasso è frutto di un cambio strutturale, non di una moda passeggera. Le applicazioni di produttività, le piattaforme video brevi, le soluzioni per la gestione del tempo e le nuove forme di intrattenimento ibride stanno ridisegnando il concetto stesso di “app utile”, attirando investimenti, utenti e nuovi modelli di business. In questo scenario, non sorprende che le categorie in maggiore crescita siano proprio quelle legate all’uso professionale o creativo dello smartphone, dall’editing video potenziato dall’IA all’organizzazione personale, passando per servizi educativi e marketplace di contenuti.
Tale trasformazione impone nuove domande anche al mercato delle telecomunicazioni, dove il traffico dati cresce ma la marginalità resta sotto pressione. I comparatori di SOStariffe.it mostrano come gli operatori stiano già reagendo, puntando su bundle evoluti per la telefonia mobile che affiancano gigabyte illimitati, accesso a servizi premium e piani pensati per app specifiche, in particolare nel settore video.
iOS domina nei ricavi, ma Google Play guida nei download
La corsa dell’economia mobile nel 2025 è anche una questione di equilibrio tra piattaforme. Apple e Google restano i due colossi a spartirsi la torta globale, ma il report di Sensor Tower mostra come stiano interpretando in modo diverso la crescita del settore. Da un lato, iOS si conferma il sistema operativo leader nella monetizzazione, con un fatturato in acquisti in-app che nel solo primo trimestre dell’anno ha raggiunto 28,3 miliardi di dollari, pari a circa il 71% del totale globale. Dall’altro, Google Play mantiene la supremazia nei volumi di installazione, registrando il 75% dei download complessivi tra gennaio e marzo.
Questa dicotomia non è nuova, ma si fa più evidente alla luce dei dati di crescita: iOS ha fatto segnare un +13,5% su base annua, mentre Google Play ha registrato un più modesto +5,2%, frenato soprattutto dalla flessione dei giochi (-5%) e dalla persistente assenza dal mercato cinese. Tuttavia, il marketplace di Android si difende bene nel comparto delle app non ludiche, con una crescita del +24% in linea con quanto osservato sull’App Store. I numeri dicono che le opportunità di monetizzazione si stanno riequilibrando, con Android che trova nuovi margini nelle app di produttività, nei servizi in abbonamento e nei contenuti digitali.
A sorpresa, il 2025 segna anche un calo nel predominio assoluto dei giochi. Se è vero che il segmento continua a rappresentare la parte più ampia dei ricavi – 20,6 miliardi di dollari nel trimestre, pari a poco più della metà del totale – è altrettanto vero che la sua crescita sta rallentando. Il +1% registrato su base annua è ben lontano dai tassi del 2022 e del 2023, che oscillavano tra il 2% e il 5%. Nel frattempo, app legate all’informazione, all’intrattenimento e ai servizi pratici stanno erodendo quote importanti del tempo utente e della spesa mensile.
Le app AI al centro della nuova corsa all’engagement
Il dato più interessante del primo trimestre 2025 non riguarda i ricavi né i download totali, ma i nomi delle app in cima alle classifiche. Per la prima volta, tra le prime cinque applicazioni più scaricate al mondo non compare nessun social tradizionale, nessun gioco e nessuna piattaforma di e-commerce. Al loro posto, dominano le applicazioni basate sull’intelligenza artificiale generativa, a partire da ChatGPT, Gemini e DeepSeek, che segnano milioni di installazioni in tutto il mondo e occupano stabilmente i vertici sia su iOS che su Google Play.
Il fenomeno è tanto più significativo se si guarda alla rapidità con cui è avvenuto: in meno di un anno, le app AI sono passate da oggetti di curiosità per utenti avanzati a strumenti quotidiani per milioni di persone. Non sono più “tech novelty” ma servizi essenziali, utilizzati per scrivere, sintetizzare, tradurre, generare contenuti visivi o vocali e organizzare la propria attività. La loro crescita non è solo quantitativa, ma anche qualitativa: gli utenti ci passano più tempo, effettuano più interazioni e sono più propensi a sottoscrivere piani a pagamento, rispetto alle medie delle app tradizionali.
Questo trend sta già ridisegnando il concetto stesso di app mobile, spingendo i principali store a ripensare i criteri di visibilità, le policy di moderazione e persino le categorie merceologiche. Sensor Tower rileva che le app AI sono spesso classificate in modo spurio (produttività, istruzione, intrattenimento), segno che la tassonomia attuale fatica a inquadrare queste nuove ibridazioni. E intanto, attorno a esse, nascono ecosistemi di micro-servizi e interfacce specializzate che moltiplicano le occasioni di monetizzazione.
Per gli sviluppatori, si apre una stagione ibrida, in cui l’app non è più un contenitore statico ma un portale dinamico verso modelli conversazionali, bot personalizzati, ambienti AI-driven. E per i player storici dell’intrattenimento mobile, si prospetta una sfida inedita: non perdere rilevanza in un contesto dove l’“engagement” si misura sempre meno in tempo speso e sempre più in interazioni trasformative. In questo senso, il 2025 potrebbe essere ricordato come l’anno in cui le app hanno smesso di imitare l’umano e hanno iniziato ad amplificarlo.