La tecnologia

Mobile cloud, mercato da 118 miliardi di dollari entro il 2026. Tutto in mano alle Big Tech americane

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Si riduce il livello di competitività di questo settore, che si fa sempre più rilevante per la digital economy in tempi di pandemia di Covid-19. I soliti Top Player si spartiscono le fette di mercato a livello mondiale, ma l’Europa può ancora dire la sua e potrebbe addirittura competere con il Nord America per la leadership.

Maggiore il numero delle applicazioni per smartphone scaricare dagli utenti di rete mobile, maggiore sarà il ricorso a infrastrutture e servizi cloud. Le mobile app possono infatti essere distribuite da remoto proprio sfruttando questa tecnologia, in maniera flessibile e sempre più veloce.

Grazie al cloud le mobile app possono essere distribuite ad un gran numero di dispositivi, con diversi sistemi operativi, diversi sistemi di storage ed elaborazione dati.

Attraverso le infrastrutture dedicate è possibile sviluppare un livello di condivisione di contenuti, risorse e servizi sempre più elevato, veloce e sicuro, migliorando affidabilità ed efficienza.

Mobile cloud, lo scenario

Secondo stime Mordor Intelligence, infatti, la spesa mondiale in soluzioni e infrastrutture per il mobile cloud raggiungerà i 118 miliardi di dollari entro il 2026, ad un tasso di crescita medio annuo del +25% (Cagr 2021-2026).

La pandemia di Covid-19 e il suo impatto sul mondo del lavoro, dello studio, della sicurezza sanitaria e delle relazioni sociali, ha determinato un crescente ricorso al cloud mobile da parte delle aziende, che hanno iniziato ad offrire massicciamente servizi di rete per lavoratori in smart working, studenti in didattica a distanza, pazienti in telemedicina e consumatori in cerca di piattaforme dove fare acquisti mcommerce.

Basti pensare che a livello mondiale sono state scaricate 218 miliardi di applicazioni mobili nel 2020, per farsi un’idea delle dimensioni di questo mercato, che nel 2019 ha generato ricavi per 462 miliardi di dollari, secondo stime Statista.

I Top Player americani e la crescita dell’Europa

Un mercato che però, stando alle valutazioni di Market Research Future, è strettamente controllato da pochi player, tutti di grandi dimensioni e tutti americani: IBM, Amazon, Google, Oracle e Microsoft. Se anche estendessimo la classifica non cambierebbero di molto le cose, perché gli altri nomi sarebbero: Cisco, Akamai, Dell, Apple e la cinese Alibaba.

Aziende con centri di sviluppo e innovazione tecnologica consolidati nel proprio Paese (ma anche altrove), con capacità finanziarie illimitate e possibilità di influenzare direttamente i livelli di concorrenza di un’intera regione.

Secondo il Rapporto, lo scenario è ancora a media concentrazione, con un certo numero di player dominanti, ma il livello di competitività di riduce anno dopo anno.

L’Europa del cloud tra vulnerabilità e nuove prospettive

L’Europa è il secondo mercato per il mobile cloud dopo il Nord America, soprattutto grazie a Germania, Regno Unito, Francia e Italia, che stanno contribuendo ad una rapida crescita del mercato dei servizi cloud on demand, con la possibilità di scalzare il rivale americano proprio tra il 2025-2026.

Rimane però il problema della libera concorrenza e della sicurezza dei dati personali.
Tra la normativa americana in tema di privacy e quella europea c’è una distanza regolatoria che al momento pare incolmabile. La conseguenza diretta è che le società che trasferiscono dati personali da cittadini europei a server di società non europee (anche se sono stabilite in Europa) nella maggior parte dei casi non hanno più una base giuridica affidabile per farlo e si espongono a rischi legali e industriali.

Per supportare e favorire la crescita del cloud europeo, sicuro, affidabile ed autonomo, serve che questa tecnologia sia riconosciuta come bene comune da tutti i partner, caratterizzata da maggiore interoperabilità tra servizi.

Serve inoltre i player europei diventino più grandi e più forti, tanto da essere in grado di aggredire nuovi mercati e nuovi segmenti di mercato, dall’intelligenza artificiale all’edge computing.

Serve infine la nascita di un’Autorità regolatoria per il cloud, secondo un recente studio di KPMG France.