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Missili nei cieli di Israele: 40.700 lanci in 14 mesi

Nel 2024 ben 31.955 allarmi a Tel Aviv e 20.092 missili su Gaza

La tensione in Medio Oriente era già alle stelle ben prima che gli Stati Uniti entrassero direttamente nel conflitto tra Israele e Iran. Come mostra il grafico che raccoglie tutti i dati sui lanci missilistici da e verso Israele, con riferimento a Gaza, Libano, Siria, l’area controllata dai ribelli Houthi e Iran. Da ottobre 2023 a dicembre 2024 sono stati 40.700 i missili transitati nei cieli della regione. Il dato, riportato nella Relazione annuale 2025 sulla cybersicurezza nazionale pubblicata da “Cybersecitalia – Presidenza del Consiglio dei Ministri”, evidenzia la portata di un conflitto distribuito su più fronti e in perenne escalation.

Missili dell’Iran contro Israele nel 2024

Già ad aprile 2024, il confronto tra Israele e Iran aveva superato la soglia dello scontro indiretto. Il 1° aprile, Israele ha colpito il consolato iraniano a Damasco, provocando la reazione di Teheran. Il 19 aprile, l’Iran ha risposto con il lancio di 300 tra missili e droni, inclusi 120 missili balistici, diretti contro obiettivi israeliani. Un secondo attacco è arrivato il 26 ottobre, dopo un nuovo raid israeliano su infrastrutture militari in territorio iraniano: in quell’occasione, l’Iran ha lanciato altri 200 missili.

Il punto di svolta arriva nella notte tra il 21 e il 22 giugno 2025. Israele lancia un’operazione militare coordinata contro tre siti chiave del programma nucleare iraniano: Fordow, Natanz e Isfahan. Subito dopo, anche gli Stati Uniti intervengono con l’operazione congiunta “Midnight Hammer”. Bombardieri B-2 e missili Tomahawk colpiscono in profondità le stesse strutture. L’attacco diventa il più grave contro l’Iran degli ultimi anni. Per la prima volta, le due potenze passano da una guerra per procura a un confronto diretto e strategico.

Missili in arrivo, le volte che ha suonato l’allarme in Israele

Ben prima dei contrattacchi iraniani, Israele è entrata in una fase di conflitto permanente il 7 ottobre 2023, giorno dell’attacco terroristico di Hamas. Da quel momento, la minaccia ha colpito in modo costante e diffuso l’intero territorio israeliano. Tra ottobre 2023 e dicembre 2024, le autorità israeliane hanno attivato 31.955 allarmi per possibili attacchi, che hanno scandito la quotidianità del Paese con interruzioni continue e ricorso sistematico ai rifugi.

Il primo picco si è verificato proprio nel mese dell’attacco, con 7.937 segnalazioni, e la situazione non ha mai conosciuto un ritorno alla normalità: tra novembre 2023 e marzo 2024, gli allarmi mensili sono rimasti stabili tra 300 e 1.300. Ogni allerta interrompe le attività quotidiane e costringe la popolazione a rifugiarsi, imponendo una quotidianità segnata dalla percezione costante del pericolo, anche nelle aree lontane dai combattimenti.

Allerta massima: missili in arrivo dal Libano

Ad aprile 2024 gli allarmi tornano a crescere e raggiungono quota 1.039. Tra maggio e agosto le allerte restano su livelli medio-alti, tra 537 e 656 al mese. A settembre risalgono a 3.300, anticipando una nuova fase di escalation. Ottobre 2024 segna il picco assoluto con 8.229 allerte, legate alle operazioni israeliane in Libano. Tra queste: l’uccisione di Hassan Nasrallah a Beirut e l’avvio dell’operazione Northern Arrows, con l’ingresso via terra dell’esercito israeliano. Nei mesi successivi, pur in calo, le allerte restano alte: 3.631 a novembre e 1.584 a dicembre.

Gaza-Israele: i numeri (sproporzionati) della guerra dei missili

Nel 2024 i missili hanno attraversato lo spazio aereo israeliano in quantità record. Secondo i dati della Relazione annuale 2025 sulla cybersicurezza nazionale, Gaza ha lanciato 1.977 razzi verso Israele, mentre Israele ha risposto con 20.092 missili diretti sulla Striscia. I picchi si sono verificati a gennaio (357 razzi da Gaza) e maggio (452), ma da giugno in poi gli attacchi sono diminuiti progressivamente, fino a scendere sotto i 100 lanci mensili negli ultimi tre mesi dell’anno. Il sistema Iron Dome ha contenuto gran parte dell’impatto, grazie alla sua capacità di intercettare e distruggere razzi a corto raggio.

Al contrario, Israele ha intensificato progressivamente le proprie operazioni, raggiungendo il picco a ottobre con 6.937 missili lanciati verso Gaza. Il 16 ottobre, a Rafah, le forze speciali israeliane hanno ucciso Yahya Sinwar, leader di Hamas, durante un’operazione mirata. La campagna è proseguita anche a novembre, con 3.597 missili, mentre a settembre Israele ne aveva già lanciati 2.756, segnando un’azione militare sempre più estesa, di fronte a una risposta via via più limitata da parte di Hamas.

Hezbollah, missili per procura dell’Iran contro Israele

Nel corso del 2024, anche il fronte nord di Israele ha registrato una crescente escalation tra Israele e Hezbollah, il movimento sciita libanese che l’Iran sostiene e arma direttamente, e che Teheran considera parte centrale della cosiddetta “Asse della Resistenza”. Il confronto armato ha prodotto numeri molto sbilanciati: Hezbollah ha lanciato 3.511 attacchi, mentre Israele ha risposto con 14.734 operazioni, a conferma di una netta superiorità operativa e tecnologica delle forze israeliane.

Hezbollah ha mantenuto un’attività costante durante tutto il periodo, con oltre 200 attacchi al mese tra ottobre 2023 e novembre 2024, raggiungendo un picco di 513 attacchi nell’ottobre 2024, in coincidenza con l’operazione israeliana Northern Arrows e l’uccisione a Beirut del leader Hassan Nasrallah. Israele ha risposto con un’escalation ancora più marcata, toccando i picchi di 1.750 attacchi a settembre, 2.817 a ottobre e 2.380 a novembre 2024. A dicembre, con Hezbollah che ha interrotto le azioni offensive (0 attacchi), anche Israele ha ridotto le operazioni, fermandosi a 135 attacchi, segnalando un possibile rallentamento o una ricalibrazione della fase bellica lungo il confine con il Libano.

Israele e gli attacchi in Siria

Nel 2024, la Siria ha rappresentato uno dei principali fronti dell’espansione militare israeliana nella regione. Secondo i dati disponibili, Israele ha condotto oltre 490 attacchi sul territorio siriano nel corso dell’anno, concentrandoli soprattutto nelle aree vicine al confine e nei pressi di Damasco. Tra l’8 e il 17 dicembre, nell’ambito dell’operazione Arrow of Bashan, Israele ha lanciato 133 raid in meno di dieci giorni. L’esercito israeliano ha colpito principalmente basi militari e infrastrutture legate a milizie filo-iraniane, confermando così la propria strategia per ridurre l’influenza dell’Iran in Siria.

La pressione degli Houthi su Israele

Nel contesto del conflitto mediorientale esteso, anche gli Houthi, gruppo armato sciita attivo nello Yemen e alleato dell’Iran, hanno lanciato attacchi contro Israele. Legati a Teheran da una forte alleanza strategica, fanno parte della cosiddetta Asse della Resistenza e agiscono soprattutto nella regione del Mar Rosso, dove colpiscono obiettivi militari e minacciano le rotte commerciali. Tra ottobre 2023 e dicembre 2024, gli Houthi hanno condotto 384 attacchi, di cui il 17% ha preso di mira Israele. Gli altri hanno coinvolto navi mercantili e forze navali di Stati Uniti, Regno Unito e Paesi alleati.

L’attività contro Israele è rimasta inizialmente limitata, con una media di 2–7 attacchi mensili, fino a quando, nel dicembre 2024, i lanci sono saliti a 21, di cui 1 a detta degli Houthi balistico. Rilevante anche il raid israeliano del 19 dicembre contro infrastrutture energetiche nei pressi di Sanaa, in Yemen. In risposta, il gruppo Houthi ha dichiarato di essere pronto ad affrontare “qualsiasi livello di escalation”, rafforzando così il proprio ruolo nel conflitto regionale. Attraverso una strategia mirata a destabilizzare le rotte marittime tra il Mar Arabico e il Mediterraneo, gli Houthi hanno intensificato la pressione militare indiretta su Israele e sui suoi alleati.

I dati si riferiscono al 2023-2024
Fonte: Relazione annuale 2025 sulla cybersicurezza nazionale

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