L'indagine

MiSE: le Pmi italiane innovano, ma scarsa fiducia nell’economia digitale

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Indagine del ministero dello Sviluppo Economico sull’ecosistema delle Pmi italiane: chi innova supera la crisi e cresce, chi innova compete sui mercati internazionali, ma poco spazio all’Ict e scarsa fiducia nell’economia digitale.

La politica industriale del Governo nei confronti delle piccole e medie imprese comincia a dare i primi risultati. Così il Ministero dello Sviluppo Economico (MiSE) commenta l’indagine sulle piccole e medie imprese (Pmi) eccellenti, svolta su un campione rappresentativo di 1000 aziende.

Lo studio è stato realizzato dalla Divisione VII PMI, Startup innovative e reti di impresa della

Direzione Generale per la Politica Industriale, la Competitività e le Piccole e Medie Imprese del

MiSE, con la principale finalità di approfondire le seguenti tematiche:

  • la recente performance congiunturale e i principali fattori di competitività;
  • il grado di conoscenza e di utilizzazione delle recenti misure di politica industriale adottate dal Governo nell’ambito della direttiva comunitaria relativa all’attuazione dello Small Business Act (SBA);
  • il grado di informatizzazione e le strategie di investimenti;
  • le strategie di innovazione;
  • le strategie di internazionalizzazione.

L’indagine è stata effettuata nel mese di maggio di quest’anno, selezionando da un universo di circa 61mila imprese (tra i 10 e i 250 addetti), aventi un fatturato tra 2,5 e 50 milioni di euro, 1000 imprese che superavano almeno due tra i seguenti tre requisiti: avere realizzato nel triennio 2012-2014 spese in R&S, avere un discreto livello di managerialità (presenza di ameno tre manager/quadri), avere realizzato nel 2014 o programmato per il 2015 investimenti innovativi.

Un’elevata quota percentuale di imprese (96,7%) ha dichiarato di aver realizzato nel corso del 2014 e di avere in programma di realizzare nel 2015 (95,4%) investimenti di carattere innovativo: il 75,3% ha investito in nuovi macchinari, il 58% in automazione dei processi, il 41% nella gestione degli ordini, il 40% in efficienza energetica e in chiave di sostenibilità ambientale, il 26% in logistica e trasporti.

Il grado di informatizzazione delle PMI eccellenti appare nel complesso soddisfacente: le imprese (soprattutto di medie dimensioni) segnalano di essere fornite dei principali e più moderni strumenti informatici; modesta risulta, però, la quota di imprese (14,6%; 5,5% per le imprese che producono servizi alle persone e 8,3% per quelle meridionali) che utilizza il sito web per vendere online. Bassa appare anche l’utilizzazione dell’ecommerce per vendere online e, in generale, delle tecnologie ICT più complesse, a conferma di una forte immaturità delle PMI eccellenti sul fronte della digitalizzazione dell’utilizzo dei dati aziendali (big data) e scarsa fiducia in generale nell’economia digitale.

Gran parte delle PMI eccellenti si è distinta in questi ultimi anni non solo per le articolate strategie di investimenti e di innovazione ma anche per avere rafforzato il proprio grado di internazionalizzazione al di fuori dell’Area Ue, a testimonianza che, frequentemente, strategie di innovazione e di internazionalizzazione si intrecciano tra loro.

Il documento dimostra quanto le imprese innovative corrano più veloci rispetto alle altre, riguardo soprattutto alle principali variabili aziendali (fatturato, occupazione, investimenti). Il sostegno mirato a tale gruppo di imprese di successo, da parte del Governo, può rappresentare un ulteriore stimolo alla crescita economica e allo sviluppo dei territori.

Indagine imprese eccellenti (2015)