Lo scontro

Migranti: la Cei contro il Ministro dell’Interno? Presentato il 17° “Rapporto Italiani nel Mondo” della Fondazione Migrantes

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La presentazione del prezioso rapporto annuale della Fondazione Migrantes è stata l’occasione per una dura presa di posizione della Cei verso il Ministro Piantedosi.

Non ce l’aspettavamo, da quando il pugnace ed effervescente Monsignor Nunzio Galantino ha lasciato l’incarico di Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana (Papa Francesco l’ha nominato nel giugno 2018 Presidente dell’Apsa, l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, ed alcuni continuano a pensare ciò sia avvenuto in ottica “promoveatur ut amoveatur “), ma un qualche segnale di rinnovato intenso impegno diretto della Chiesa cattolica italiana su alcune tematiche sensibili dell’agenda politica nazionale è emerso con la nomina – nel maggio scorso – del Cardinale Matteo Maria Zuppi come nuovo Presidente della Cei, la Conferenza Episcopale Italiana (che riunisce circa 240 vescovi italiani)…

Se talvolta Galantino è stato veramente frontale, negli scontri con l’allora Ministro dell’Interno Matteo Salvini (vedi il nostro intervento del 9 gennaio 2018, “ilprincipenudo. Giornata del migrante, Monsignor Galantino (Cei) ‘Dibattito su migranti ridotto a merce elettorale’”),questa mattina il Vice Presidente della Cei, il Vescovo Francesco Savino ha messo sul banco degli imputati – senza mai citarlo esplicitamente – il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, contestando duramente le decisioni assunte e finanche il linguaggio utilizzato in questi primi giorni del Governo guidato da Giorgia Meloni.

Non si tratta di una nostra interpretazione partigiana, se è vero – come è vero – che la stessa agenzia stampa Ansa ha intitolato oggi pomeriggio alcuni suoi dispacci “La Chiesa italiana contesta gli sbarchi selettivi”.

Il Vice Presidente della Cei Francesco Savino critica duramente l’uso di espressioni come “accoglienza selettiva” e “carichi residuali”

In un appassionato intervento, il Vescovo Francesco Savino (titolare di Cassano all’Jonio, eletto Vice Presidente per l’Area Sud della Cei a fine maggio 2022) ha segnalato come “certe parole” lo preoccupino, citando formule di queste ultime ore, come “accoglienza selettiva” e “carichi residuali”, riferite all’ultima ondata di soccorsi in mare e sbarchi di migranti dalle coste africane.

Non possiamo permettere assolutamente che ancora una volta i nostri fratelli migranti che vengono dalla fame, dalle guerre vengano trattati come scarti, come carichi residuali, e non come persone…”, ha sostenuto il Vice Presidente della Cei, proponendo un parallelo tra i milioni di italiani che, nel corso dei decenni, sono emigrati all’estero e questa nuova umanità che cerca rifugio in Europa: “se oggi parliamo del ‘Rapporto Italiani nel Mondo’, l’altra faccia del problema sono gli immigrati che vengono in Italia da dove c’è guerra, da dove non c’è democrazia, dove c’è fame… e allora che cosa significa – mi pongo una domanda di senso e di responsabilità – l’accoglienza selettiva?”.

Ha sostenuto Savino: “le parole sono importanti: dicono una visione del mondo, della vita, una politica. Stiamo attenti perché questi nostri fratelli migranti non sono assolutamente persone su cui fare selezione, non sono assolutamente oggetti o oggetti smarriti… Se chiediamo per nostri italiani accoglienza e uguaglianza dobbiamo avere lo stesso vocabolario per i fratelli e le sorelle che vengono in Italia. (…) Qui è in gioco la democraziaQui si gioca la civiltà della globalizzazione. Qui si gioca il concetto di democrazia matura, almeno a livello europeoL’indifferenza = disumanizzazione…”.

Parole forti, quelle di Savino: “no al business degli immigranti, ma anche no netto e rigoroso anche a chi vuole utilizzare gli immigrati ad uso di una distrazione di massa”, laddove i problemi per il nostro Paese si chiamano invece “recessione, crisi economica, povertà e caro bollette”.

Il Vice Presidente della Cei è anche intervenuto in modo puntuale e puntuto su alcune dichiarazioni di esponenti della destra secondo le quali Francesco Bergoglio avrebbe dato loro ragione sulla gestione dei migranti saliti a bordo delle Ong (facendo riferimento ad alcuni pensieri espressi sul volo di ritorno dal Bahrein): “assolutamente non ho capito così e comunque Papa Francesco non si lascia tirare la talare né a destra né a sinistra, lui parla così perché è un papa profetico, è un Papa mistico e mette al centro come San Francesco d’Assisi il Vangelo, un Vangelo sine glossa, senza troppe edulcorazioni e mediazioni… Francesco dice chiaramente che gli immigrati vanno accolti, vanno custoditi, vanno salvati e i mari, in modo particolare il Mediterraneo, non può diventare un cimitero liquido, così Papa Francesco dice all’Europa di fare la sua parte, attenzione… non diamo valore di destra o di sinistra al discorso del Papa, il Papa in quanto responsabile della Chiesa universale fa un discorso evangelico e il Vangelo ci porta a dire sì all’accoglienza, sugli immigrati si gioca la democrazia matura e la civiltà dell’amore… (…) Non utilizziamo il Papa come copertura di scelte politiche”.

Monsignor Gian Carlo Perego (Presidente della Fondazione Migrantes): “la situazione è drammatica e anticostituzionale”

Il Presidente della Fondazione Migrantes Monsignor Gian Carlo Perego (è anche Arcivescovo di Ferrara-Comacchio) non è stato da meno, chiaro e tondo, interloquendo con i giornalisti a margine della presentazione del “Rim”: “la situazione è drammatica e anticostituzionale, non rispetta anche le famiglie che sono su queste navi, non rispetta il diritto fondamentale al soccorso della Convenzione di Ginevra… Quindi si spera che questa situazione si sblocchi e che l’Italia insieme all’Europa continui quel progetto di condivisione di solidarietà nei confronti dei migranti che sono richiedenti asilo e che sono rifugiati, l’identificazione non può essere fatta a bordo, ma deve essere fatta a terra e anche con tutte le tutele di ogni persona”.

Dopo queste tesi (si segnala che, alle ore 17 odierne, nessuna reazione risulta registrata dalle agenzie stampa da parte del Prefetto Piantedosi o dal leader della Lega Salvini), l’incontro di questa mattina nella raffinata sede di The Palace (Roma Carpegna Palace, ex Domus Mariae), sulla via Aurelia a Roma, si è posto come nuova accurata occasione di analisi approfondita della situazione dei oltre 6 milioni di italiani che vivono fuori dai confini della patria: la stima dell’Aire (l’anagrafe degli italiani residenti all’estero) è in effetti di 5,8 milioni ad inizio 2022, ma si ha ragione di temere che alcune centinaia di migliaia possano sfuggire a questo registro burocratico…

A questo punto, dando per affidabili queste statistiche, la quantità di italiani che vive all’estero risulterebbe superiore alla quantità di stranieri che vive in Italia.

Gli italiani residenti all’estero sono 6 milioni, una quantità maggiore degli stranieri residenti in Italia

In effetti, al 1° gennaio 2022 i cittadini italiani iscritti all’Aire risultavano essere esattamente 5.806.068, corrispondenti al 9,8 % degli oltre 58,9 milioni di italiani residenti in Italia.

Mentre l’Italia ha perso in un anno lo 0,5 % di popolazione residente (-1,1 % dal 2020), all’estero è cresciuta negli ultimi 12 mesi del 2,7 %, che diventa il 5,8 % dal 2020. In valore assoluto, si tratta di quasi 154mila nuove iscrizioni all’estero, contro gli oltre 274 mila residenti “persi” in Italia. Non c’è nessuna eccezione: tutte le Regioni italiane perdono residenti, aumentando però la loro presenza all’estero.

La crescita, comunque, in generale, dell’Italia residente nel mondo è stata, nell’ultimo anno, più contenuta, sia in valore assoluto che in termini percentuali, rispetto agli anni precedenti.

Nel dettaglio, il 48,2 % degli oltre 5,8 milioni di cittadini italiani residenti all’estero è donna (2,8 milioni circa in valore assoluto). Si tratta, soprattutto, di celibi/nubili (57,9 %) o coniugati/e (35,6 %); gli/le divorziati/e (2,7 %) hanno superato i/le vedovi/e (2,2 %). Da qualche anno si registrano anche le unioni civili (circa 3 mila).

I dati sul tempo di residenza all’estero indicano che il “revival” delle partenze degli italiani non è recentissimo, ma risale alla profonda crisi vissuta nel 2008-2009 dal nostro Paese. Infatti, il 50,3 % dei cittadini oggi iscritti all’Aire lo è da oltre 15 anni e “solo”’ il 19,7 % è iscritto da meno di 5 anni. Il resto si divide tra chi è all’estero da più di 5 anni ma meno di 10 (16,1 %), e chi lo è da più di 10 anni ma meno di 15 (14,3 %).

Il Rapporto della Migrantes registra il fatto che i cittadini italiani iscritti all’Aire per acquisizione della cittadinanza dal 2006 al 2022 sono aumentati del 134,8 % (in valore assoluto si tratta di poco più di 190mila italiani; erano quasi 81mila nel 2006).

L’elemento endogeno per eccellenza è la nascita all’estero dei cittadini italiani, ovvero figlie e figli che si ritrovano a venire al mondo da cittadini italiani che risiedono già oltreconfine e che, sempre da italiani, crescono e si formano lontano dall’Italia ma con un occhio rivolto allo Stivale. Gli italiani nati all’estero sono aumentati dal 2006 del 167,0 %: in valore assoluto sono, oggi, 2.321.402; erano 869 mila nel 2006…

La direttrice della ricerca, la giovane Delfina Licata, ha presentato l’edizione n° 17 del “Rapporto Italiani nel Mondo” (da cui l’acronimo “Rim”), l’edizione 2022, che propone un corposo set di saggi (con decine di contributi, in una ottica multidisciplinare) ed un utile apparato statistico, per un totale di 432 pagine, in una moderna veste grafica (il volume è edito dalla Tau Editrice di Todi, ed è in vendita a 20 euro).

Licata è una appassionata ricercatrice, che dirige l’ufficio studi della Fondazione Migrantes: è una studiosa della “mobilità” in senso lato, sia verso l’Italia sia dall’Italia, quindi sia il fenomeno dei migranti stranieri verso il nostro Paese sia il fenomeno degli italiani che decidono di emigrare all’estero. Ha tra l’altro recentemente dato alle stampe uno stimolante libro intitolato “L’Italia e i figli del vento. Mobilità interna e nuove migrazioni”, con prefazione di Andrea Riccardi, per i tipi di Donzelli Editore.

Tante volte – anche su queste colonne della rubrica “ilprincipenudo” che IsICult (Istituto italiano per l’Industria Culturale) cura per il quotidiano online “Key4biz” – abbiamo enfatizzato il paradosso che sia la Chiesa cattolica ad intervenire con iniziative di studio serio su tematiche delicate come le migrazioni (soprattutto attraverso la Fondazione Migrantes della Cei) e come la povertà (soprattutto un altro organismo pastorale della Cei, qual è la Caritas): sembra quasi che la Conferenza Episcopale Italiana finisca per assolvere all’improprio ruolo di… “supplenza” rispetto ad un gravissimo disinteresse dello Stato italiano, su questi temi. Temi che sono politicamente controversi e ideologicamente “scabrosi”.

Le comunità italiane più numerose sono in Argentina (903mila residenti), Germania (814mila), Brasile (528mila), Francia (457mila)…

Altri dati interessanti possono essere estrapolati dal ricchissimo “Rim” della Migrantes, una vera miniera di informazioni per gli studiosi, gli appassionati del tema migrazione, e per i decisori istituzionali…

Gli oltre 5,8 milioni di italiani iscritti all’Aire mostrano un profilo complesso: sono giovani (il 21,8 % ha tra i 18 e i 34 anni), giovani adulti (il 23,2 % ha tra i 35 e i 49 anni), adulti maturi (il 19,4 % ha tra i 50 e i 64 anni), anziani (il 21% ha più di 65 anni, ma di questi l’11,4 % ha più di 75 anni) o minori (il 14,5 % ha meno di 18 anni).

Oltre 2,7 milioni (il 47,0 %) sono partiti dal Meridione (di questi, 936mila circa, il 16 %, dalla Sicilia o dalla Sardegna); più di 2,1 milioni (il 37,2 %) sono partiti dal Nord Italia ed il 15,7 % è, invece, originario del Centro Italia.

Il 54,9 % degli italiani all’estero (quasi 3,2 milioni) sono in Europa, il 39,8 % (oltre 2,3 milioni) in America, centro-meridionale soprattutto (32,2 %, più di 1,8 milioni).

Gli italiani sono presenti in tutti i paesi del mondo: le comunità più numerose sono, ad oggi, quella argentina (903.081), la tedesca (813.650), la svizzera (648.320), la brasiliana (527.901) e la francese (457.138)… Ma ci sono italiani residenti veramente in tutti i Paesi del mondo…

Quella che Licata ha definito l’“onda lunga” della pandemia ha comunque senza dubbio in qualche modo frenato la mobilità italiana. Da gennaio a dicembre 2021, si sono infatti iscritti all’Aire 195.466 cittadini italiani, il -12,1 % rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, quando erano stati, in valore assoluto, 222.260. Le partenze per ‘”espatrio’” avvenute lungo il corso del 2021 sono state 83.781, la cifra più bassa rilevata dal 2014, quando erano più di 94 mila. In realtà, il trend di continua crescita si è fermato già lo scorso anno, quando comunque le partenze non sono scese al di sotto delle 109mila unità.  

La conduttrice della presentazione, la elegante giornalista Monica Marangoni (Rai Italia), ha letto un messaggio di saluto del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella (inviato al Presidente della Migrantes Monsignor Perego), che ha evidenziato come “il Rapporto fornisce anche quest’anno una fotografia di grande interesse dei flussi migratori che interessano i nostri connazionali. Nonostante il periodo della pandemia la tendenza a lasciare il nostro Paese è cresciuta negli ultimi anniA partire sono principalmente i giovani – e tra essi giovani con alto livello di formazione – per motivi di studio e di lavoro. Spesso non fanno ritorno, con conseguenze rilevanti sulla composizione sociale e culturale della nostra popolazione. Partono anche pensionati e intere famiglie. Il fenomeno di questa nuova fase dell’emigrazione italiana non può essere compreso interamente all’interno della dinamica virtuosa dei processi di interconnessione mondiale, che richiedono una sempre maggiore circolazione di persone, idee e competenze. Anzitutto perché il saldo tra chi entra e chi esce rimane negativo, con conseguenze evidenti sul calo demografico e con ricadute sulla nostra vita sociale”. Il Capo dello Stato ha ricordato che “in molti casi, chi lascia il nostro Paese lo fa per necessità e non per libera scelta, non trovando in Italia una occupazione adeguata al proprio percorso di formazione e di studio”.

L’intervento di 4 dei 12 parlamentari italiani eletti all’estero

Non erano stati annunciati nel programma, ma la Migrantes ha ritenuto di dare la parola anche a 4 parlamentari eletti nelle cosiddette “circoscrizioni estere” che sono intervenuti alla presentazione del “Rim”: si è trattato di tre esponenti del Partito Democratico, i deputati Toni Ricciardi e Christian Di Sanzo e Fabio Porta, e di un esponente di Fratelli d’Italia, Andrea Di Giuseppe. Si ricordi che soltanto un 27 % degli italiani residenti all’estero ha votato (1,1 milioni su un totale 4,7 milioni di aventi diritto), a fronte di una affluenza del 64 % degli italiani che hanno votato entro in confini italici: questo dato – da solo – evidenzia una profonda criticità nella rappresentatività… E si ricordi che il numero dei parlamentari italiani all’estero, a seguito della riforma elettorale (che ha ridotto da 900 a 600 il totale dei parlamentari, tra Camera e Senato), è stato ridotto a 12 soltanto, dai 16 della precedente legislatura: anche questa è un’incomprensibile distorsione della rappresentatività. Da segnalare che all’estero, è stato il Pd il primo partito, avendo eletto 7 parlamentari su 12: ha registrato il 27 % del totale dei voti, a fronte del 26 % della coalizione di centrodestra…

Il “dem” Toni Ricciardi (che è anche un giovane studioso delle migrazioni) si è dichiarato completamente d’accordo con le tesi manifestate dal Vice Presidente della Cei, ed ha sostenuto che “oggi chi vuole entrare regolarmente in Italia per lavorare non ha la possibilità di farlo. La pandemia ha dimostrato che le frontiere non esistono: siamo un Paese che discute di problemi migratori, ma che è ancora fermo alla Bossi-Fini… ll Parlamento dovrebbe ragionare sulla possibilità di semplificare le procedure d’ingresso regolare in Italia e, invece, siamo costretti ad assistere a un approccio esclusivamente propagandistico che non risolve in alcun modo il problema, ma lo accentua”. Ricciardi ha sostenuto che le comunità degli italiani all’estero dovrebbero essere considerate nella prospettiva di una sorta di “21ª Regione” d’Italia.

Il deputato Christian Di Sanzo (Pd) ha sostenuto che “i Comites sono per noi italiani all’estero un’idea da rivitalizzare: dovremmo sederci intorno a un tavolo, per cercare di capire in che direzione vogliamo proiettarli nel futuro”. Quest’anno, il “Rim” ha effettivamente dedicato una particolare attenzione al tema della “rappresentanza”, anzitutto politico-istituzionale degli italiani all’estero, a partire dai Comitati degli Italiani all’Estero, alla cui elezione ha partecipato peraltro meno del 3 % degli aventi diritto… Presso ogni Consolato, esistono in effetti i Comitati degli Italiani all’Estero (i cosiddetti “Comites”), eletti direttamente dai cittadini residenti all’estero e che successivamente, con riunione congiunta in ciascun paese eleggono, in seconda battuta, i componenti del Cgie di loro spettanza: il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (Cgie) è stato istituito nel 1988, ed è da ritenersi l’organo di più ampia rappresentanza della collettività italiana all’estero, ma va osservato che esso sembra incidere assai poco sulle politiche nazionali in materia di emigrazione all’estero…

Il deputato Fabio Porta (Pd) ha sostenuto che il tema “migrazioni” dovrebbe essere oggetto di una rinnovata narrazione, a partire dalla formazione scolastica.

Il deputato Andrea Di Giuseppe (FdI) ha sostenuto che “dobbiamo creare i presupposti affinché gli italiani all’estero non vadano più via per esigenza ma per crescita… Dobbiamo cercare di rendere sempre più rilevanti gli italiani all’estero”. Non è entrato nel merito delle posizioni dei colleghi del Pd, ma si è limitato ad un pacato cenno polemico verso il Vice Presidente della Cei, “accoglienza sì, ma con regole… quelle stesse regole che gli italiani rispettavano, per esempio, quando bussavano alle porte degli States, decenni fa…”.

Sono poi intervenuti i relatori previsti nel programma: Luigi Maria Vignali, Direttore Generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie del Ministero degli Esteri (Maeci); Paolo Masini, Presidente del Comitato di Indirizzo Museo dell’Emigrazione Italiana (Mei); don Claudio Visconti, Responsabile del Foyer Catholique Européen di Bruxelles.

Le conclusioni sono state tratte dal nuovo Direttore Generale della Fondazione Migrantes, Monsignor Pierpaolo Felicolo.

Se il Dg Luigi Maria Vignali ha affrontato il tema delle metodologie di votazione degli italiani all’estero, proponendo un sistema “multimodale” (in presenza ai seggi presso i consolati; via web per posta elettronica; per posta ordinaria…) anche per incrementare la ancora troppo modesta partecipazione al voto, Paolo Masini ha spiegato l’architettura ideale del Museo dell’Emigrazione Italiana (Mei) che si sta costruendo a Genova, con un approccio assolutamente multi-culturale, con particolare attenzione alle comunità regionali di emigrati (da ricordare che Masini è stato anche l’ideatore dell’eccellente progetto del Ministero della Cultura “MigrArti – La cultura unisce”, al quale purtroppo l’ex Ministro Dario Franceschini non rinnovato adeguato sostegno), mentre Claudio Visconti ha proposto una descrizione dei tanti italiani che lavorano a Bruxelles nelle istituzioni europee, denunciando come i funzionari effettivi di nazionalità italiana siano però soltanto 129, a fronte dei 226 che dovrebbero essere in base a criteri di proporzionalità. Anche da Visconti, un giudizio critico: l’Italia sembra proprio non essere in grado – anche in quell’importante contesto istituzionale – di “fare sistema”…

Il Dg della Migrantes Pierpaolo Felicolo (già Direttore della sede romana della Migrantes) ha enfatizzato la grande ricchezza informativo-documentativa del “Rim”, ed ha elogiato il metodo di lavoro (evocando concetti di “collegialità” e finanche “sinodalità”), segnalando come l’opera si ponga a mo’ di prova concreta di come “la diversità è ricchezza”. Una riprova dell’impegno della Chiesa cattolica “per lo studio e la conoscenza dei fenomeni”. Ha sostenuto che “fermare la mobilità è una utopia”, ricordando una tesi del beato Giovanni Battista Scalabrini (proclamato Santo da Papa Francesco a fine ottobre scorso) ovvero che “la migrazione è in natura”.

Chi redige questa rubrica IsICult per “Key4biz” ha curato, nell’economia del “Rim 2022”, un saggio su come l’informazione italiana nel mondo – ovvero l’informazione degli e per gli italiani all’estero – sia (mal) trattata dai media “mainstream” italiani e dalle stesse istituzioni nazionali (basti ricordare che i contributi per la stampa italiana all’estero sono briciole, nell’economia dello Stato italiano: poco più di 4 milioni euro l’anno!) e su come sia ancora molto carente la ricerca sociologica di ampio respiro sulle migrazioni italiane, ma su queste tematiche si tornerà presto su queste colonne.

Una mattinata pregna di stimoli intellettuali e politici, due ore e mezza di analisi senza mai caduta di tensione, un libro assolutamente indispensabile per chiunque studia l’emigrazione italiana nel mondo.

Clicca qui, per la videoregistrazione, disponibile su canale YouTube della Cei, della presentazione del 17° “Rapporto Italiani nel Mondo” (Rim) della Fondazione Migrantes, organo pastorale della Cei (Conferenza Episcopale Italiana), presentato a Roma l’8 novembre 2022.

Clicca qui, per la Sintesi del 17° “Rapporto Italiani nel Mondo” (Rim) della Fondazione Migrantes, organo pastorale della Cei (Conferenza Episcopale Italiana), presentato a Roma l’8 novembre 2022.