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Microsoft, via altri 9mila dipendenti nonostante utili record

Microsoft ha annunciato un nuovo ciclo di licenziamenti che coinvolgerà circa 9mila dipendenti, pari a meno del 4% della forza lavoro globale.

La riorganizzazione, avviata all’inizio del nuovo anno fiscale, rientra nella strategia di ottimizzazione interna per migliorare agilità ed efficienza, con l’obiettivo dichiarato di ridurre i livelli gerarchici intermedi che separano i collaboratori operativi dal management. La misura si aggiunge alle riduzioni già effettuate nel 2025, tra cui i circa 6.000 posti eliminati a maggio e altri 300 a giugno.

Anche la divisione Gaming sarà interessata dai tagli, con il ridimensionamento delle attività considerate non strategiche. Il CEO Satya Nadella ha confermato la volontà di riposizionare l’azienda in un contesto di mercato in rapida evoluzione, puntando sull’espansione dei servizi cloud Azure e delle soluzioni software per la produttività.

Licenziamenti nonostante risultati finanziari solidi

Nonostante i licenziamenti, Microsoft mantiene risultati finanziari solidi: nel trimestre di marzo ha registrato 26 miliardi di dollari di utile netto su 70 miliardi di ricavi, superando le aspettative di Wall Street. Il titolo ha toccato un massimo storico di 497,45 dollari per azione a fine giugno.

La decisione si inserisce in un quadro più ampio che vede altre aziende tecnologiche, come Autodesk, Chegg e CrowdStrike, procedere a operazioni analoghe di riduzione dell’organico nel 2025, mentre l’ADP ha segnalato un calo di 33.000 posti di lavoro nel settore privato statunitense nel solo mese di giugno.

Microsoft e il rapporto inclinato con OpenAI

Per molti osservatori, la spinta a riorganizzare i team è legata alla crescente centralità dell’AI, con la possibilità di sostituire progressivamente il lavoro umano nei ruoli intermedi. Parallelamente, il gruppo sta investendo oltre 80 miliardi di dollari in infrastrutture per l’AI, inclusi data center e server di nuova generazione.

Proprio l’AI è all’origine delle tensioni con OpenAI, partner strategico dal 2019, che secondo il Wall Street Journal punta a svincolarsi dal controllo di Microsoft e a completare la trasformazione in società for-profit. Le trattative tra le due realtà si sono fatte così tese che i vertici di OpenAI, in via riservata, avrebbero ipotizzato di coinvolgere le autorità federali accusando Microsoft di pratiche anticoncorrenziali.

Il rapporto, nato da un investimento iniziale di un miliardo di dollari, è oggi messo alla prova da interessi divergenti: se da un lato Microsoft dispone di un accesso privilegiato ai modelli tramite Azure, dall’altro le due aziende sono ormai concorrenti dirette su chatbot e piattaforme di sviluppo.

OpenAI ha tempo fino alla fine dell’anno per completare la propria ristrutturazione societaria e, in caso contrario, rischia di perdere circa 20 miliardi di dollari di finanziamenti, con ripercussioni potenzialmente decisive sugli equilibri del mercato globale dell’intelligenza artificiale.

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