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Mercato dei media, in Italia online e piattaforme spingono il valore del settore a 20,4 miliardi pari allo 0,95% del PIL

Agcom fotografa il Sistema integrato delle comunicazioni nel 2023: il valore complessivo del SIC raggiunge i 20,4 miliardi di euro, pari allo 0,95% del PIL. Un dato che conferma il peso economico del comparto media e comunicazioni, ma che soprattutto mette in evidenza una trasformazione ormai strutturale: la centralità crescente del digitale e, in particolare, della pubblicità online.

Nel dettaglio, la raccolta pubblicitaria online vale circa 7 miliardi di euro, pari al 34,7% del totale del SIC, con una crescita annua del 12,2%. Un andamento che amplia ulteriormente il divario rispetto ai mezzi tradizionali, fermi intorno ai 5 miliardi di euro e al 24,6% del totale. La dinamica riflette lo spostamento continuo degli investimenti verso le piattaforme digitali, ormai diventate il fulcro del mercato pubblicitario.

Dal punto di vista degli assetti di mercato, l’Autorità segnala che nel 2023 nessun operatore supera la soglia del 20% dei ricavi complessivi del SIC. I soggetti con una quota almeno pari all’1% restano dodici, come nel 2022, e concentrano insieme il 69,3% delle risorse. La Rai mantiene la prima posizione con una quota del 12,3%, in calo di 0,7 punti percentuali, mentre Alphabet/Google conferma il secondo posto con l’11,8%, in crescita di 0,4 punti, riducendo il divario con il primo operatore. Seguono Fininvest e Comcast/Sky, entrambi sotto il 10% e in lieve flessione.

Prosegue intanto il rafforzamento delle grandi piattaforme online. Meta/Facebook supera l’8,5% delle risorse complessive e sale al quinto posto, mentre Amazon, Netflix e DAZN si collocano nelle posizioni successive con quote rispettivamente del 4,5%, 3,3% e 2,4%. Un segnale chiaro dell’allargamento del perimetro competitivo del SIC, sempre più influenzato dagli operatori globali del digitale e dello streaming.

Guardando alla composizione del SIC per aree di attività, i servizi di media audiovisivi e radiofonici restano la componente principale con quasi 8,9 miliardi di euro e un’incidenza del 43,6% sul totale, in lieve calo rispetto al 2022. All’interno del comparto, i servizi in chiaro mostrano una leggera flessione, legata soprattutto alla riduzione dei fondi pubblici, mentre i servizi a pagamento crescono. La forte espansione della componente online compensa ampiamente il calo del segmento tradizionale.

L’editoria elettronica e la pubblicità online raggiungono complessivamente il 35,9% del SIC, con un aumento di oltre due punti percentuali in un solo anno, trainato quasi interamente dalla pubblicità digitale. Continua invece la contrazione dell’editoria tradizionale, che scende al 14,4% del totale: la riduzione delle entrate del 6,1% riflette una crisi strutturale che coinvolge sia la vendita di copie sia la raccolta pubblicitaria.

Completano il quadro la pubblicità esterna, che cresce a 715 milioni di euro con un’incidenza del 3,5%, e il cinema, che raggiunge i 523 milioni di euro, segnando un balzo del 37,3% grazie alla ripresa del box office. Nel complesso, la fotografia scattata da Agcom conferma un sistema in profonda trasformazione, dove il baricentro economico si sposta sempre più verso il digitale, con implicazioni rilevanti sul piano competitivo, regolatorio e industriale.

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