Data economy

Mega cities e big data, Londra nel 2020 correrà a 500 Tbps

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Le grandi città saranno hub dell’innovazione e dell’economia digitale. Londra, New York, Singapore, saranno abitate da decine di milioni di abitanti e qui nasceranno le grandi interconnessioni tra reti, macchine e persone, infrastrutture che abiliteranno la data economy.

Due sono gli elementi più rilevanti che nei prossimi anni caratterizzeranno la nostra economia: l’aumento della popolazione urbana e l’innovazione tecnologica. Secondo il “World cities Report 2016” delle Nazioni Unite, entro il 2030 il 10% degli esseri umani vivrà in aree metropolitane con più di 10 milioni di abitanti.

Questo determinerà una forte domanda di servizi. Le amministrazioni pubbliche dovranno far fronte a problematiche e criticità relative alle risorse idriche ed energetiche, all’inquinamento atmosferico, alla mobilità ed il traffico, allo sviluppo economico del territorio, al rapporto con i cittadini e alla capacità di attrarre le necessarie risorse finanziarie.

Per tutti questi motivi, da alcuni anni si parla molto di smart cities, di città intelligenti, quindi in grado di realizzare progetti per l’efficienza energetica e l’utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili (microgenerazione), l’uso ed il riuso attento dell’acqua, per la promozione dell’economia circolare, per la gestione dei rifiuti (riciclo e riuso), per l’abbattimento delle emissioni inquinanti, per la mobilità verde e sostenibile, per la diffusione di modelli comportamentali virtuosi tra i cittadini, che devono fare la loro parte, e per la nascita di comunità partecipanti alla governance della metropoli.

Sono solo alcune delle tante cose da fare per affrontare, negli anni che verranno, processi economici e demografici davvero notevoli: la grande competitività sui mercati internazionali, le crisi economiche, l’instabilità geopolitiche e le guerre annesse, il clima, l’impatto ambientale dell’uomo e delle sue attività, la gestione assennata delle risorse naturali.

Non ultimo, un altro grande fenomeno del nostro tempo è la trasformazione digitale in atto in ogni settore economico/industriale e in ogni aspetto della nostra quotidianità. Miliardi di dispositivi elettronici attivi e connessi in rete aprono nuove prospettive di crescita e sviluppo (data economy/digital economy/digital lige/industry 4.0), ma anche nuove criticità (approvvigionamento energetico, tecnologie abilitanti, alfabetizzazione/competenze, inquinamento, infrastrutture).

Grazie a queste tecnologie abilitanti (soprattutto all’intelligenza artificiale e l’Internet delle cose), si calcola che nel 2030 il PIL mondiale crescerà del 14% rispetto a oggi, di circa 16.000 miliardi di dollari.

Miliardi di oggetti intelligenti e macchine che dialogano tra loro e con noi, danno vita a flussi di dati enormi (big data) che necessitano di reti adeguate, data center e grande capacità di banda. L’interconnessione (tra rete, macchine e persone) e la prossimità dei servizi digitali saranno due elementi strategici in questo contesto.

Saranno proprio le mega cities, le grandi metropoli con più di 10 milioni di abitanti, a guidare questa nuova fase culturale, tecnologica ed economica, grazie all’aumento delle interconnessioni di rete (Interconnection Bandwidth capacity), alla realizzazione delle infrastrutture critiche e allo sviluppo di un’economia digitale di prossimità.

Secondo i dati riportati dal “Global interconnection index 2017”, Londra raggiungerà nel 2020 una capacità di banda pari a 500 terabit per secondo (Tbps, unità di misura che indica la velocità di trasmissione dei dati su una rete informatica) e ad un tasso di crescita annuo (Carg) del 44%. Se oggi la Capitale del Regno Unito conta circa 9 milioni di abitanti, nel 2024 si stima che saranno più di 14 milioni.

Sulla stessa strada è anche New York, che dovrebbe raggiungere i 10 milioni di abitanti nel 2030 e già nel 2020 una capacità di rete pari a 400 Tbps (Carg +40%).