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Mediaset apre a Vivendi, una settimana per trovare l’accordo

Vivendi potrebbe chiudere nei prossimi giorni un accordo con Mediaset, e mettere così la parola fine alla guerra in atto da più di un anno con Cologno Monzese sulla mancata acquisizione di Premium. Il possibile accordo potrebbe porre finalmente le basi per un nuovo deal sui contenuti e rinverdire così il mai sopito sogno di Vincent Bollorè di una grande media company europea in grado di competere con Netflix. Lo ha detto ieri una fonte anonima citata dall’agenzia Dow Jones, secondo cui l’ipotesi di accordo tripartito non è fantasia ma riguarderebbe appunto Vivendi, Tim e Mediaset.

Una delle “gambe” di questo accordo porterebbe alla creazione di una joint venture fra Tim, Mediaset e Canal+ in Italia.

Vedremo.

Di sicuro Tim, controllata sul piano operativo da Vivendi che detiene il 24% del capitale, ha già formato la sua joint venture dei contenuti con Canal+, che si occuperà di acquisire diritti e produzione propria di film e serie Tv.

Nella sua intervista di ieri al Corriere della Sera, il vicepresidente e amministratore delegato di Mediaset Pier Silvio Berlusconi ha aperto più di un semplice spiraglio all’ipotesi di accordo, dicendo a chiare lettere che Tim “ha bisogno dei nostri contenuti” e che anche Vivendi è molto interessata ad un accordo, augurandosi che “questi interessi comuni” consentano di superare i problemi legati all’affaire Premium.

Il conflitto fra Vivendi e Mediaset risale al mese di luglio 2016, quando il gruppo francese ha mandato a monte lo scambio azionario del 3,5% con i francesi non onorando l’impegno di acquisire Mediaset Premium.

Di lì l’inizio della battaglia, con il gruppo di Cologno Monzese in pressing per far rispettare l’accordo e Vivendi che in pochi mesi nell’autunno del 2016 ha risposto picche, rastrellando azioni Mediaset fino alla soglia dell’Opa al 29% la partecipazione in Mediaset.

Le modalità di questa scalata (definita ostile da Mediaset) sono finite nel mirino delle autorità italiane, in particolare dell’Agcom, spingendo Mediaset e il suo primo azionista Fininvest ad adire vie legali con una richiesta di risarcimento di 3 miliardi di euro.

Nel quadro dell’accordo in discussione, Vivendi dovrebbe ridurre la sua quota in Mediaset sotto il 10% per conformarsi così alle richieste avanzate dall’Agcom. Per quanto riguarda il ristoro economico a favore di Mediaset non si conoscono ancora i dettagli, ma di certo anche l’aspetto economico dovrebbe rientrare in un eventuale deal (si parla di almeno 700 milioni di euro).

Il tempo per chiudere l’accordo è poco. La prossima udienza fra le parti al tribunale di Milano è in calendario fra una settimana, il 19 dicembre, termine ultimo per arrivare ad una conciliazione.

L’accordo potrebbe chiudersi anche prima, visto che venerdì è fissata un’assemblea generale straordinaria degli azionisti di Mediaset.

Se l’accordo dovesse saltare all’ultimo minuto, il tribunale potrebbe comunque concedere un extra time.

Nel frattempo, anche l’asta per la Serie A 2018-2021 è stata rimandata a gennaio per capire come finirà l’affaire Mediaset-Vivendi e indire la gara quando il quadro sarà meno fluido.

Intanto, a proposito di scorporo della rete Tim, oggi l’amministratore delegato Amos Genish ha detto che “Bisogna togliersi dalla testa che la separazione della rete sia una soluzione ai problemi di connettività – In Italia qualunque player può accedere completamente ai nostri asset: il nostro modello di wholesale è completamente neutrale e aperto a tutti”.

Un modello che ”funziona molto bene e dati alla mano facciamo anche meglio di Openreach per quanto riguarda l’equivalence di accesso. Siamo completamente impegnati – ha ribadito – a fornire qualsiasi tipo di equivalence per supportare anche il Paese”. A tale riguardo ”l’Italia ha fatto meglio di tutti gli altri paesi d’Europa per rispondere alla mancanza di connettività con il piano Bul, di cui sono molto orgoglioso perché lo portiamo avanti tutti, è un esempio di collaborazione pubblico/ privato che funziona”.

Le separazioni di rete ”stanno fallendo in tutto il mondo. L’Australia ha fatto un grosso errore come ha ammesso anche il governo”. E ”la Svezia sta tornando indietro”. Nel Regno Unito ”nonostante il processo Openreach stanno ancora litigando con Ofcom per lo sviluppo della fibra”. Infine, confermato per domani un nuovo incontro fra Amos Genish e il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda.

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