Per la prima volta, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) ha colpito duramente una persona fisica per la rivendita illegale di biglietti online, infliggendo una multa record da 675.000 euro. La decisione è stata approvata dal Consiglio dell’Autorità nella seduta del 30 luglio 2025, e rappresenta una svolta storica nella lotta al bagarinaggio digitale.
Un illecito da 90 eventi e guadagni fuori legge
La sanzione, applicata ai sensi dell’art. 1, comma 545 della Legge di Bilancio 2017, è stata calcolata anche tenendo conto dell’illecito arricchimento ottenuto dal rivenditore non autorizzato. Il soggetto, infatti, ha messo in piedi un meccanismo sistematico e strutturato per accaparrarsi biglietti di eventi sportivi e spettacoli dal circuito ufficiale, il cosiddetto “mercato primario”, rivendendoli poi a prezzi maggiorati sul mercato secondario.
Guardia di Finanza: smascherato un sistema organizzato
Grazie all’indagine condotta dal Nucleo speciale per la radiodiffusione e l’editoria della Guardia di Finanza, è stato individuato un modus operandi fraudolento. Acquisti ripetuti e frazionati, spesso automatizzati, per aggirare i controlli e assicurarsi il maggior numero di biglietti possibile prima della vendita al pubblico.
AGCOM, tolleranza zero anche verso i privati
AGCOM ha voluto sottolineare che la legge vieta la vendita di biglietti da parte di soggetti non autorizzati, siano essi aziende o singoli cittadini. Le sanzioni previste vanno da 5.000 a 180.000 euro per ogni singola violazione.
“Questo caso dimostra la necessità di una vigilanza continua sul mercato secondario e di strumenti sempre più efficaci contro chi specula sulla passione di fan e spettatori”, si legge nella nota dell’Autorità.
Bagarinaggio digitale, un mercato illegale da milioni di euro
Il fenomeno della rivendita online dei biglietti continua a rappresentare un problema per consumatori, organizzatori e artisti. In molti casi, gli utenti si trovano a dover acquistare a prezzi triplicati biglietti che sul mercato primario sarebbero costati poche decine di euro.
Questa prima sanzione contro un privato cittadino apre la strada a nuovi interventi contro il bagarinaggio digitale e l’uso distorto delle piattaforme di vendita.