Partendo dal presupposto che comunque non si ha in alcun modo la possibilità di impedire il furto dei propri dati online, la cui sicurezza è nelle mani della aziende che li memorizzano, per tentare di difendersi valgono i ‘soliti’ consigli degli esperti, spesso troppo sottovalutati.
Innanzitutto, per rendere la vita difficile ad hacker & Co, scegliere password complesse e mai le stesse per diversi servizi. La tecnologia ovviamente viene in soccorso di chi avesse problemi di memoria con sistemi come 1Password o LastPass che creano password per ogni sito e le conservano in un database protetta da una password ‘master’ sempre creata dall’utente. Si riduce così il rischio di usare la stessa password per più siti o di utilizzare parole troppo facili e intercettabili.
Se non si vogliono usare questi sistemi, bisogna cercare di creare password lunghe e complesse formate da frasi senza senso a dall’aggiunta di numeri e caratteri speciali. Un esempio può essere: ilmionumeropreferitoèverde333%% oppure ilgattomangiacarameledicotone888&
Se si è estremamente paranoici allora basta ricordare due password: quella del pc e una pendrive usb crittografata in cui si memorizza un file con tutte le password di tutti i servizi che usiamo online. L’esperto in sicurezza Jeremiah Grossman dice di usare questo metodo che gli consente di creare password che sembrano ‘digitate da una scimmia che batte a casaccio sulla tastiera’.
Se poi i siti che visitiamo usano sistemi di sicurezza addizionali, usiamoli. Dopo aver inserito la password, questi sistemi, usati ad esempio dalle banche, inviano un messaggio di testi sul telefonino con un codice da usare solo in quell’occasione da inserire per accedere al servizio.
Un ultimo accenno va fatto per le famose ‘domande di sicurezza’, quelle cioè ai quali i siti chiedono di rispondere per recuperare la password dimenticata.
Si tratta generalmente di domande la cui risposta è molto facile da individuare. Secondo una ricerca condotta da Google, un hacker avrebbe quasi il 20% di possibilità di rispondere in maniera corretta alla risposta di un inglese alla domanda ‘qual è il tuo piatto preferito?’ (la risposta è ‘pizza’).
Con 10 tentativi, un hacker avrebbe 4 possibilità su 10 di rispondere alla domanda ‘qual è la tua città natale’ di un utente coreano.