i numeri

Matrimonio sugli scogli

di James Hansen |

Negli ultimi cinquant’anni il 'tasso di matrimoni’ negli Usa è crollato del 60%. Il 40% dei bambini americani ora nasce fuori dal matrimonio, il doppio rispetto al 1980. Trend simile in Inghilterra e Australia. Tasso che in Italia è già da tempo tra i più bassi d’Europa. Calo significativo anche in Cina.

James Hansen

Quando un’istituzione sociale resiste da molti secoli, parrebbe ragionevole aspettarsi che possa cambiare solo in maniera molto graduale. Invece, il matrimonio—una pratica già esistente nell’antica Mesopotamia oltre tre millenni fa—è ora, in pochi decenni, entrato in netto declino nella maggior parte del mondo. Si è calcolato infatti che l’87% della popolazione globale viva in paesi dove i matrimoni sono in calo.

Negli ultimi cinquant’anni il ‘tasso di matrimoni’ negli Usa è crollato del 60%. Infatti, il 40% dei bambini americani ora nasce fuori dal matrimonio, il doppio rispetto al 1980. Il quadro è simile in Inghilterra e in Galles, dove 1,2 milioni di giovani in più nella fascia d’età tra i 25 e i 35 anni erano ancora ‘celibi’ nel 2021 rispetto a dieci anni prima. Anche dall’altra parte del mondo, in Australia, il tasso di matrimoni ha recentemente raggiunto il punto più basso nella storia del Paese.

Non è solo un fenomeno anglosassone. Il governo cinese non ha ancora rilasciato i dati completi per il 2023, ma arriveranno comunque sulla scia di un calo annuo già durato per nove anni di fila, a partire dal picco massimo matrimoniale raggiunto nel 2013. Il giapponese National Institute of Population and Social Security ha rilasciato i risultati di un sondaggio secondo cui il 17,3% dei rispondenti maschili e il 14,5% di quelli femminili tra i 18 e i 34 anni preannunciano di non avere alcuna intenzione di sposarsi. Si tratta del dato peggiore registrato da quando è iniziata la serie statistica nel 1982. Il numero di matrimoni giapponesi è calato del 5,1% nel 2023.

Per i paesi meno sviluppati i dati precisi scarseggiano, ma le stime disponibili relative all’America Latina, all’Africa e ai paesi minori dell’Asia suggeriscono che il declino del matrimonio non sia un fenomeno che riguardi solo le nazioni ricche e tendenzialmente più ‘occidentalizzate’. Pare infatti che il crollo sia in corso in molte culture del mondo.

Per quanto riguarda il perché di tutto questo, è opinione quasi unanime che il calo dei matrimoni dipenda più dalle donne che dagli uomini. Semplicemente, le donne non avrebbero più bisogno di mariti. La società, un po’ ovunque, è stata trasformata dalla progressiva entrata delle femmine nel mercato del lavoro. Sono in grado di badare economicamente a loro stesse, e—con l’arrivo dei moderni contraccettivi—anche di decidere da sole se vogliono o meno avere dei figli.

Altri elementi che si suppone possano influire sulla diminuzione delle unioni comprendono la scarsità di abitazioni e l’alto costo della vita in molti centri urbani, il crescente ricorso alla coabitazione e la scelta sempre più comune di non fare figli. C’entrerebbe anche l’aumento dei divorzi. Questi ‘cancellano’ matrimoni esistenti e tendono anche a mettere in cattiva luce la stessa istituzione matrimoniale.

Sull’Italia comunque l’impatto di tutto questo dovrebbe essere abbastanza limitato in quanto, secondo l’Eurostat, il tasso di matrimoni nel Belpaese sarebbe già da tempo tra i più bassi d’Europa