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Maternità surrogata, la praticano 250 coppie all’anno in Italia

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L’India per decenni è stato il centro mondiale della maternità surrogata, un mercato alimentato da prezzi bassi e poche restrizioni che ha portato il business degli uteri in affitto a quota 2,3 miliardi all’anno.

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In Spagna 340, negli Usa 1.285 nascite “in affitto” per un mercato da 14 miliardi

La linea progressista di Papa Francesco ha i suoi limiti. Il papato che più di ogni altro nella storia ha aperto le porte alla comunità Lgbt (con la dichiarazione Fiducia supplicans del 18 dicembre 2023 il Papa ha autorizzato la benedizione di coppie dello stesso sesso) non ha intenzione di arretrare di un passo sul tema della maternità surrogata. Pagare per affittare un utero rimane per Bergoglio una pratica da condannare. La linea della Chiesa su aborto, gestazione per altri (gpa) e eutanasia è indicata dal documento Dignitas infinita, pubblicato l’8 aprile 2024 e redatto in occasione del 75° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.

In merito alla condanna della maternità surrogata, il documento realizzato dal Dicastero per la dottrina della fede, lascia da parte la trascendenza per la concretezza: i bambini, scrive l’Ufficio Dottrinale, non sono “delle merci” e per questo non possono essere “mai l’oggetto di un contratto”. Per questo la Chiesa lancia un appello alla Comunità internazionale per proibire a livello universale la maternità surrogata. Ma di quanti bambini nati con l’utero in affitto stiamo parlando?  Nel grafico in apertura le stime dove questa pratica è legale.

Maternità surrogata, il giro di affari in Usa è di 14 miliardi

Negli Stati Uniti ogni anno almeno 1.285 bambini nascono in seguito a un contratto per affittare un utero con regole che cambiano da uno Stato Usa all’altro e non esiste una legge federale. Lo stato più permissivo è la California dove le limitazioni vertono solo sull’età minima, sui rapporti di parentela tra la madre surrogata e la coppia che “riceverà” il bambino, sul tipo di coppia (se sposata, oppure se etero o gay) e infine sul tipo di accordo economico con la donna che affitta il proprio utero.

L’accordo per la maternità surrogata può essere di due tipi: commerciale o altruistico. Il primo prevede un pagamento extra alla donna che porta in grembo il nascituro, il secondo solo un rimborso spese. Molti studi internazionali hanno denunciato l’assenza concreta di differenza tra le due forme di accordo economico, definendo quello “altruistico”come un escamotage dei governi che approvano la pratica per mascherare quello che è un mero accordo commerciale, oltre che per mettere un tetto economico alla pratica.  Negli Stati Uniti in media “comprare un utero” costa 120mila euro e nel 2022 il giro di affari della maternità surrogata in Usa è stato di 14 miliardi di dollari.

Gestazione per altri, cosa dice la legge italiana

In Italia ogni anno circa 250 coppie vanno all’estero in cliniche specializzate in maternità surrogata, ricevono il bambino dalla madre biologica e un atto di nascita. Tornati in Italia chiedono poi la trascrizione dell’atto all’anagrafe. Il 90% delle coppie che approda alla genitorialità in questo modo è eterosessuale ma, è da sottolineare, si tratta di stime. Tuttavia per avere una controprova si possono confrontare questi dati con quelli della Spagna, dove esiste un registro dei neonati nati da uteri in affitto: la media è di 340 all’anno.

Per la precisione anche in Spagna la pratica è illegale, dal 2006 ma la legge spagnola permette il riconoscimento dei bambini nati con la gestazione per altri all’estero, ed è cosi anche in Italia. Infatti i giudici italiani hanno sottolineato che i bambini non devono pagare le conseguenze di un reato commesso dai genitori, e hanno quindi il diritto a vedersi riconosciuti come figli. Nel caso di entrambi i genitori di sesso maschile la Cassazione ha adottato lo stesso principio volto a tutelare il minore ma in questo caso non c’è la trascrizione nei registri dell’anagrafe ma viene prodotto un certificato di adozione, tramite il quale la famiglia viene riconosciuta come tale.

Maternità surrogata, il caso dell’India e della Russia

L’India per decenni è stato il centro mondiale della maternità surrogata, un mercato alimentato da prezzi bassi e poche restrizioni che ha portato il business degli uteri in affitto a quota 2,3 miliardi all’anno. Senza regole, lo sfruttamento delle donne povere ha proliferato. Le organizzazioni umanitarie hanno denunciato anno dopo anno la “poca trasparenza” delle cliniche indiane e la nascita di centinaia di cliniche non autorizzate che hanno dato vita a un vero e proprio racket che, di fatto, rappresenta una grave violazione dei diritti umani.

In India, e non solo, le madri surrogate “volontarie” sono spesso ragazze della più bassa estrazione sociale, selezionate da una rete di “attivatori”, attratte dall’alto compenso e spinte per questo a replicare la pratica più volte. Per questo nel 2021 con il Surrogacy regulation act, l’India ha proibito la maternità surrogata commerciale. Ora è permessa solo nella forma “altruistica” e soltanto alle coppie indiane sposate da almeno cinque anni.

L’anno successivo la limitazione alla maternità surrogata ha visto protagonista un’altra mecca dell’utero in affitto, la Russia. Nel 2022 infatti il presidente russo Vladimir Putin ha firmato un disegno di legge che vieta i servizi di madri surrogate in Russia per gli stranieri e per gli uomini single. Il divieto a stranieri e forti limitazioni a chi può accedere alla pratica sono la prassi nella maggior parte dei Paesi dove la maternità surrogata è permessa, fanno eccezione Bielorussia, Georgia, Ungheria e Ucraina.

I dati si riferiscono al 2024
Fonte: National Institutes of Health