Conflitti

Mar Rosso, per l’Italia danni commerciali per 8,8 miliardi di euro. Possibile aumento dei prezzi del +10%

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Negli ultimi tre mesi si stimano danni economici per 95 milioni al giorno, in termini di interscambio commerciale tra il nostro Paese, l’Asia, l’Oceania, il Golfo Persico e il Sud-Est dell’Africa, secondo stime Confcommercio. Atteso un aumento dei prezzi finali dei prodotti per famiglie e imprese italiane. Possibile rialzo dell’inflazione.

Cresce la tensione militare nel Mar Rosso e i costi delle spedizioni mercantili tra Asia ed Europa

La navigazione nel Mar Rosso diventa sempre più difficile. Gli attacchi dei miliziani Houthi alle navi mercantili che passano per questa lingua d’acqua, che porta al canale di Suez, punto a dir poco strategico per i commerci globali, stanno determinando diverse criticità per l’import/export mondiale.

In risposta sono intervenuti militarmente Stati Uniti e Gran Bretagna, con il bombardamento di diverse basi operative Houthi nello Yemen. In arrivo anche la missione europea “Aspides”, con Italia, Francia e Germania che difenderanno militarmente le imbarcazioni in transito in un’area molto ampia, che va oltre il solo Mar Rosso, estendendosi dal canale di Suez allo stretto di Hormuz.

Iniziative militari che le principali economie occidentali hanno considerato necessarie e non più rinviabili, visti i danni che gli attacchi Houthi stavano arrecando alle compagnie marittime che transitano per il Mar Rosso e che animano le grandi rotte commerciali Est-Ovest, tra Asia ed Europa.

I costi di spedizione dal Sud-Est asiatico all’Europa, via Suez, ha superato i 6.000 dollari, un valore che è triplicato su base mensile, con un rischio concreto di interruzione/rallentamento della catena di approvvigionamento e di aumento dei prezzi al consumo.

L’impatto della crisi del Mar Rosso sull’economia italiana

Solo in Italia, secondo stime di Confartigianato, ammontano a 8,8 miliardi i danni per il commercio estero accumulati tra novembre 2023 e gennaio 2024, proprio a causa della crisi nel Mar Rosso.

Parliamo di 95 milioni al giorno di danni economici in termini di interscambio commerciale tra il nostro Paese, l’Asia, l’Oceania, il Golfo Persico e il Sud-Est dell’Africa.

In particolare, negli ultimi 3 mesi, l’Italia ha perso 3,3 miliardi, pari a 35 milioni al giorno, per mancate o ritardate esportazioni e 5,5 miliardi (60 milioni al giorno) per il mancato approvvigionamento di prodotti manifatturieri.

I ritardi notevoli nelle consegne delle merci, per il cambio di rotta dal Mar Rosso al capo di Buona Speranza in Sud Africa (che aumenta sensibilmente i km da percorrere per portare le merci in Europa dall’Asia), e l’aumento dei costi di spedizione, avranno un impatto significativo sui prezzi al consumo e potrebbero anche riaccendere l’inflazione.

Ne sono certi il direttore generale dell’Organizzazione mondiale del commercio, Ngozi Okonjo-Iweala, e il direttore finanziario di DP World, Yuvraj Narayan, che al recente World Economic Forum di Davos, in Svizzera, hanno lanciato dichiarato: “Il costo delle merci in Europa provenienti dall’Asia sarà inevitabilmente più alto che prima e i consumatori europei ne risentiranno”.

Ewa Manthey, stratega delle materie prime di ING Group, ha detto inoltre che soprattutto per il gas naturale liquefatto, si potrebbero presto manifestare dei rialzi di prezzo, perché le forniture di GNL provenienti dal Qatar (10 miliardi di metri cubi nel 2023) passano tutte per il Mar Rosso e il Canale di Suez.

Aumentano i prezzi dei prodotti per famiglie e imprese italiane

Secondo l’ultimo Bollettino della Banca d’Italia, su dati relativi al 2022, sì stima che il trasporto navale attraverso il Mar Rosso riguardi quasi il 16% delle importazioni italiane di beni in valore.

Su questa rotta transita una larga parte degli acquisti di beni dalla Cina (secondo mercato di approvvigionamento del nostro paese dopo la Germania), dalle altre economie dell’Asia orientale e dai paesi del Golfo Persico esportatori di materie prime energetiche. Un terzo delle importazioni italiane nella filiera della moda arriva attraverso il Mar Rosso; l’incidenza è elevata anche per le importazioni di petrolio greggio e raffinato e per quelle di prodotti metalmeccanici, che costituiscono quasi il 30 per cento degli acquisti dall’estero del Paese. La rilevanza di tale rotta per le esportazioni è invece sensibilmente più bassa: vi transita circa il 7 per cento delle merci in uscita dall’Italia”, è scritto nel documento.

Se il rischio di attacchi alle navi mercantili rimanesse alto anche nei primi mesi del 2024 – è precisato nel Bollettino – la necessità di seguire rotte alternative si tradurrebbe in un allungamento dei tempi di consegna per le merci importate via mare dall’Asia (con conseguenti ripercussioni sulle catene di produzione) e in un ulteriore aumento dei noli marittimi”.

Secondo quanto riportato dal quotidiano Il Messaggero, a causa di questa situazione di alta tensione, dall’elettronica all’alimentare, dalla moda all’arredo, fino alla componentistica auto, tutti i prodotti che arrivano in Europa dall’Asia, con navi portacontainer, e che trasmetteranno aumenti di prezzo a famiglie e imprese che potrebbero arrivare al +10% rispetto a tre mesi fa.