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Mappa della benzina in Europa, il prezzo medio è 2,01 euro

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Il prezzo della benzina in Italia rimane sotto i 2 euro, la media europea. Pagano molto di più Germania, Danimarca e Svezia. A Stoccolma, dove le ultime elezioni hanno visto l’exploit del partito di estrema destra di Jimmie Akesson, la benzina costa di più che in tutta Europa, 2,30 euro al litro.

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Ok al bonus carburante bis ma è in arrivo la stangata AdBlue

Il bonus benzina continua fino al 5 ottobre 2022. Il Governo Draghi con l’approvazione del decreto aiuti bis si prepara a lasciare il campo al nuovo esecutivo ma, intanto, porta a casa il secondo pacchetto di aiuti approvato al Senato con voto unanime, 182 si. Ecco cosa prevede il nuovo bonus benzina: prosegue lo sconto sulle accise (l’Italia è prima in Europa per tasse sui carburanti) e si prorogano i crediti d’imposta in favore delle imprese che acquistano gas ed energia elettrica. Ok anche al bonus carburanti per i settori agricoltura e pesca. Per la precisione il risparmio sui carburanti in Italia sarà di 30 centesimi al litro. Ma il mercato europeo ha ora una nuova preoccupazione, e si chiama AdBlue. Un ingrediente chiave per le auto e i camion diesel di ultima generazione e che potrebbe far aumentare i costi complessivi del trasporto e vanificare lo sconto sul prezzo della benzina.

Prezzo della benzina in Europa, Svezia e Germania prime

Ma dove trova lo stato italiano i soldi per abbassare il prezzo della benzina? La risposta è l’Iva: l’aumento dei prezzi del carrello della spesa delle ultime settimane ha infatti generato un extra-profitto del gettito dell’imposta sul valore aggiunto (Iva) che verrà usato per coprire i rincari dei carburanti. Il prezzo della benzina in Italia rimane quindi sotto i 2 euro, la media europea. Pagano molto di più, come mostra la mappa in apertura, Germania, Danimarca e Svezia. A Stoccolma, dove le ultime elezioni hanno visto l’exploit del partito di estrema destra di Jimmie Akesson, la benzina costa di più che in tutta Europa, 2,30 euro al litro.

Che cos’è AdBlue e perché la sua produzione è a rischio

Il problema è sempre il gas, il suo prezzo certo ma anche le sue scorte. Lo sa bene la Germania, Paese dipendente dal gas di Putin per il 55%. Un prezzo troppo alto del gas per le aziende energivore e gasivore vuol dire chiudere, è quello che è successo in Italia alle aziende del settore ceramica che in attesa del price cap hanno deciso di spegnere momentaneamente i forni.

La stessa cosa sta accadendo in Germania alle ditte che producono il liquido utilizzato (e obbligatorio) per ridurre le emissioni dei gas di scarico prodotti dai veicoli dotati di motore diesel euro 6. Niente liquido vuol dire bloccare il 33% trasporti su gomma in tutta la Germania, un terzo della flotta della nazione infatti è alimentata da motori diesel di ultima generazione. Per questo SKW Piesteritz Holding, la ditta che fornisce circa il 40% dell’AdBlue chiede un piano di salvataggio federale per evitare chiusure più ampie. E in Italia? Il Decreto AdBlue c’è già, è stato firmato dal ministro Enrico Giovannini all’inizio di settembre 2022.

Decreto AdBlue, 29,6 milioni di euro per il settore dell’autotrasporto

Si tratta di un contributo straordinario di 29,6 milioni di euro che verrà erogato sotto forma di credito d’imposta. I beneficiari del bonus AdBlue sono le imprese italiane di autotrasporto merci con mezzi di ultima generazione (Euro 6). Il contributo viene concesso nella misura del 15% delle spese sostenute nell’anno 2022 per l’acquisto del componente Ad Blu per un ammontare massimo di 500 mila euro a impresa.

Price cap, cosa sta facendo l’Europa per prepararsi all’inverno

L’inverno che sta arrivando sarà il più freddo degli ultimi vent’anni con buona pace del cambiamento climatico. L’Unione Europea si sta concentrando su un piano per limitare i profitti delle compagnie energetiche e incanalare il denaro verso i consumatori, mentre è sempre più probabile un razionamento dell’energia nel tentativo di domare la crisi. I piani della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, devono ancora essere finalizzati e infine approvati dagli Stati membri e ci sono profonde divisioni su come affrontare la crisi. Una cosa è comunque certa, dopo le prime riunioni gli esperti di Bruxelles hanno espresso il primo parere sulla validità del piano per mettere un tetto al prezzo del gas, la risposta? Negativa. Secondo il think thank infatti i costi dell’operazione price cap superano di gran lunga i benefici.

Bruxelles, salta il piano per mettere un tetto al prezzo del gas

Tetto al prezzo del gas si, tetto al prezzo del gas no. Intanto i prezzi al Ttf di Amsterdam stanno già scendendo e (almeno in parte) la ragione è l’avvicinarsi di un programma di misure Ue per alleviare la volatilità nei mercati energetici. Diversi governi nazionali hanno già adottato misure e questo ha aumentato la fiducia del mercato e contribuito ad abbassare i prezzi. Ora la Commissione sta lavorando con le autorità di regolamentazione bancarie europee, ecco i punti principali del documento:

  • Limitare a 180 euro per megawattora i ricavi delle delle società del settore energetico.
  • Applicare un’imposta del 33% sugli extraprofitti delle società operanti nei settori del petrolio, del gas, del carbone
  • Ridurre il consumo complessivo di gas del 10%

Price Cap? Meglio tassare gli extra profitti secondo gli esperti di Bruxelles

E il tetto al prezzo del gas? La proposta potrebbe venire accantonata per questi motivi: primo non servirebbe a fiaccare il gigante del gas russo, Gazprom infatti venderebbe il gas ad Amsterdam al prezzo dei futures (contratti a termine standardizzati) correnti. Secondo sarebbe un vantaggio per Svizzera e Inghilterra, paesi extra-ue, che in questo modo potrebbero comprare elettricità a prezzi calmierati, le loro reti elettriche sono infatti collegate con quelle dell’Ue, con grave perdita per le entrate dei Paesi dell’Unione. Terzo, il punto più importante, mettere un tetto al prezzo del Gas farebbe, secondo le stime degli esperti, aumentare i consumi a vantaggio della Russia. Per questo la Commissione punta di più a imporre un”contributo di solidarietà” alle compagnie energetiche fossili che operano all’interno dell’Ue. Tale contributo potrebbe essere pari al 33% dei profitti extra generati nel 2022.

I dati si riferiscono al: 2022

Fonte: Statistisches BundesamtMinistero Infrastrutture e Trasporti, Commissione Ue