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Manovra, il Pd propone l’imposta sul traffico Internet e sulla pubblicità online

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Fra gli emendamenti segnalati alla Manovra da parte del Pd c’è anche la proposta di introdurre un’imposta sul traffico prodotto online, e un’altra sulla pubblicità online. L'obiettivo è finanziare un fondo per l'innovazione digitale e il pluralismo online.

Fra gli emendamenti segnalati alla Manovra da parte del Pd c’è anche la proposta di introdurre un’imposta sul traffico prodotto online, e un’altra imposta sulla pubblicità online. E’ quanto emerge dall’emendamento firmato dai senatori Nicita, Manca, Lorenzin, Misiani che propongono di introdurre, appunto, due imposte separate: una sul traffico generato in Rete, l’altra sulla raccolta pubblicitaria online. L’obiettivo è finanziare un fondo per l’innovazione digitale e il pluralismo online.

Occupazione media della banda in Italia e maggiorazione per picchi di traffico anche tramite CDN

Una sorta di “pedaggio” per l’occupazione della banda larga in Italia per i soggetti individuati dall’Agcom, che ai fini della determinazione dell’imposta sul Traffico online avrebbe il compito di misurare “la soglia di occupazione media del traffico annuale generato in Italia da fornitori di contenuti trasmessi tramite banda larga, rispettivamente fissa e mobile, con una maggiorazione nei confronti degli operatori che, per via di trasmissioni live streaming, causano picchi di traffico anche tramite CDN (content delivery network)”, si legge.

Fissata la soglia, sarebbe sempre compito dell’Agcom, sentita l’Agcm, di fissare l’importo del pagamento dell’imposta sul traffico Internet oltre la soglia, su rete fissa e mobile, “sui ricavi maturati dal traffico generato”.

“Tale soglia addizionale è determinata tenendo conto degli impatti sulla concorrenza nei mercati rilevanti interessati e sulla libertà di scelta degli utenti. Identifica, altresì, i fornitori di contenuti il cui traffico di banda supera la soglia addizionale, rispettivamente, sulle reti fisse e su quelle mobili”, aggiunge.

Imposta sulla raccolta pubblicitaria per i gatekeepers a sostegno dell’editoria online e delle reti

L’imposta sulla raccolta pubblicitari avrebbe nel mirino in primo luogo i grandi gatekeepers notificati alla Commissione Ue. “Ove vi siano soggetti elegibili sia per l’applicazione dell’imposta sul traffico internet sia per l’imposta sulla raccolta pubblicitaria online, a tali soggetti si applica una sola delle due imposte, in base al maggior gettito generato”, si legge.

I primi sei “gatekeeper” designati dalla Commissione europea ai sensi del Digital Markets Act (DMA) sono Alphabet, Amazon, Apple, ByteDance, Meta e Microsoft. Queste aziende sono state identificate per la loro grande dimensione e per il ruolo cruciale che svolgono nel controllare l’accesso a un’ampia base di utenti e altri servizi attraverso quelli che l’UE definisce “servizi di piattaforma di base”. 

I fondi raccolti andrebbero ad alimentare “il Fondo nazionale per il pluralismo online (da istituire quest’anno ndr) per l’erogazione dei contributi volti al sostegno dell’editoria online, del pluralismo locale e del sostegno agli investimenti degli operatori di comunicazione elettronica in reti a banda larga e ultra larga, fisse e mobili a valere sulle risorse del Fondo”.

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