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Mafie digitali, Antonio Nicaso (Fond. Magna Grecia) ‘Hacker al fianco della ’ndrangheta. Phishing e ransomware il nuovo pizzo’

Mafie digitali, un tema estremamente importante e assolutamente sottovalutato: mafia e dati personali, mafia che lancia campagne di comunicazione sui social  per arruolare giovani, mafia che usa la Rete per fare soldi e ripulirli. E’ questo il tema dell’intervento del Professor Antonio Nicaso, Membro del Centro Studi della Fondazione Magna Grecia in occasione dell’evento ‘State of Privacy ‘23’ organizzato dal Garante Privacy il 18 settembre a Roma. La Fondazione Magna Grecia ha realizzato a marzo un rapporto completo sul fenomeno, dal titolo “Le mafie al tempo dei social”.

Antonio Nicaso, Fondazione Magna Grecia

Key4biz. Mafie sempre più presenti nel mondo digitale. E’ così?

Antonio Nicaso. La presenza delle mafie nello spazio cibernetico è in netto aumento, dall’uso dei social per il cybercrime alla gestione dei big data a scopi criminali. Noi abbiamo sempre pensato ai mafiosi come a persone scarsamente competenti, capaci di poter acquisire delle competenze dall’esterno. Invece le ultime inchieste ci raccontano di una evoluzione delle mafie, che non sono più così scarsamente competenti.

Key4biz. Come si fa a sapere?

Antonio Nicaso. Durante le intercettazioni, i mafiosi parlano ad esempio di investimenti in piattaforme clandestine di trading, parlano di hacker che non restano più nascosti dietro lo schermo, ma addirittura trascorrono dei soggiorni in Italia, in Calabria per esempio. E quindi lavorano stretto contatto, gomito a gomito con gli ‘ndranghetisti nella gestione di determinate attività legate al reinvestimento dei capitali. Quindi, un riciclaggio sempre più sofisticato.

Key4biz. Per quanto riguarda l’attività del Garante Privacy in relazione a questi temi cosa c’è da dire?

Antonio Nicaso. Recentemente c’è stata una recente confisca di dati ad aziende che operano nel settore del telemarketing selvaggio. Abbiamo visto questa ultima operazione fatta in collaborazione con la Guardia di Finanza che ha portato alla richiesta di confisca di dati di una piccola impresa. Quello che ha sorpreso è l’enorme quantità di dati disponibili che violano ovviamente la privacy e che sono in possesso di piccole aziende. Noi immaginiamo la capacità oggi delle mafie di poter utilizzare hacker con competenze tecnologiche avanzate come molto possibile. E’ quindi molto facile acquisire dati in modo del tutto arbitrario per la criminalità organizzata.

Key4biz. E ancora?

Antonio Nicaso. Un altro aspetto interessante è quello del phishing e quello del ransomware, quello che sta diventando l’estorsione online che è un’evoluzione di quello che era il pizzo originariamente. E noi abbiamo notato che ci sono alcune inchieste, soprattutto quelle coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano, che raccontano di hacker rumeni che lavoravano per organizzazioni criminali di stampo mafioso, nel caso specifico la ’ndrangheta. Attraverso sistemi tipici del phishing mandavano email a gente che veniva invitata a cliccare su link per poter ottenere dei servizi molto più sicuri nell’ambito delle Poste Italiane. E questi, che soprattutto nel periodo della pandemia cominciavano ad approcciarsi con i sistemi telematici, cadevano nella trappola e finivano per perdere tantissimi soldi o per condividere informazioni sensibili.

Key4biz. Cosa significa tutto ciò?

Antonio Nicaso. Oggi siamo in grado di dire che il phishing ed altre attività online costituiscono degli strumenti molto efficaci per rastrellare denaro che poi viene reinvestito nei reati tradizionali, per esempio il traffico di armi o il traffico di sostanze stupefacenti. Se a questo si aggiunge che stanno aumentando le richieste estorsive, noi possiamo immaginare un hacker che riesce per esempio a bloccare il servizio di eCommerce di una azienda per 24 ore e anche più, acquisendo informazioni sensibili. Questo ci porta a capire come quella azione di interruzione del servizio può essere una segnalazione di richiesta di una somma a scopo estorsivo. Molte organizzazioni criminali anche a livello internazionale stanno puntando molto su questo tipo di estorsione. La cyber extortion (estorsione digitale) sta diventando una forte fonte di ricchezza per le organizzazioni criminali, che si aggiunge al cyber laundering (riciclaggio digitale) e l’uso dei social network, visti quasi come una estensione del territorio.

Key4biz. Social come estensione del territorio?

Antonio Nicaso. Sì, un luogo dove aumentare il consenso e fare proseliti, aumentando il controllo del territorio attraverso i like, il modo di vestirsi, attraverso i gusti, attraverso la gestione di pagine di Facebook o di Tik Tok. E noi vediamo una presenza sempre maggiore sui social. La Fondazione Magna Grecia ha avuto questa grande sensibilità perché non solo ha finanziato il primo rapporto sulla presenza delle mafie sui social media. Ma adesso ne sta finanziando un altro per capire come le mafie stanno usando il cyberspace e quindi il cybercrime e tutte quelle attività che passano per la gestione della criptovaluta.  Di fatto la rete sta diventando una fonte sempre più massiccia di reddito per i criminali con la presenza nei dark market place e nella gestione delle criptovalute. Gli hacker non sono più persone che si nascondono dietro ad uno schermo e vengono assunti in modo anonimo attraverso il dark web. La cosa che preoccupa di più è che gli hacker cominciano ad avere fiducia nei mafiosi al punto da venire fuori e presentarsi fisicamente e lavorare a stretto contatto di gomito con gli ‘ndranghestisti.  

“State of Privacy ’23”, il 18 settembre l’evento del Garante. Scopri il programma

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