Analisi

Ma è davvero una buona idea isolare i russi nella rete?

di Michele Mezza, Direttore di PollicinAcademy.it |

Il boicottaggio lanciato dalla Silicon Valley contro Putin inevitabilmente comporta l’esclusione dei suoi concittadini dal contagio digitale.

Il boicottaggio lanciato dalla Silicon Valley contro Putin inevitabilmente comporta l’esclusione dei suoi concittadini dal contagio digitale. Twitter e Facebook annunciano restrizioni che colpendo la cerchia del dittatore aprono la strada a ritorsioni che offriranno al Kremlino il pretesto di imprigionare anche digitalmente il paese, costringendolo in una cortina di ferro che censurerà ogni notizia sgradita.

Apple proclama di ritirare dal mercato russo i suoi ambiti prodotti, e di escludere dai suoi market place le imprese di quel paese.

Il senso morale di queste decisioni è anche facilmente comprensibile, lo è meno l’efficacia politica.

In realtà, quello che è in gioco oggi, così come lo era ieri, al tempo del muro di Berlino, riguarda la comparazione fra modelli di vita e soprattutto quella potenza irrefrenabile che sgretolò realmente il sovietismo che è la spinta alla realizzazione individuale.

Il contagio dell’occidente

E’ questa la molla che  attacca ed insidia l’autarchia asiatica, costringendo  la Russia, nella versione reazionaria e proto fascista di Putin dopo quella statalista e totalitaria di Breznev, a difendersi dal contagio dell’occidente.

Recintare il paese, escludere i suoi abitanti dal contatto  con il flusso di contenuti ed immagini che arrivano da tutto il mondo, in questa fase, non può che favorire l’arroccamento culturale e politico con cui Putin risponde alle sanzioni occidentali.

Bombardamento reale vs bombardamento virtuale

Proprio la Guerra in Ucraina, con quel bombardamento virtuale di immagini e testimonianze del martirio delle popolazioni sottoposte al bombardamento reale degli invasori, ci fa intendere come sia oggi più difficile per chiunque condurre operazioni “sporche” a basso costo.

La lezione del Vietnam oggi anche digitale

La lezione del Vietnam, ossia quella resistenza civile alla guerra americana che fu innescata dalle immagini che i primi inviati televisivi mandavano in patria, oggi è centuplicata al pulviscolare e irriducibile presidio di ogni angolo del paese da parte di milioni di cittadini che armati di uno smartphone diventano reporter in prima linea.

Ma anche la stessa speranza di vedere Putin contestato in patria, se non esautorato almeno criticato e contenuto da interessi e forze sociali che non accettano di tornare dietro ad una cortina di ferro, può basarsi solo sulla promiscuità digitale, sulla contaminazione della rete che solleciti continuamente i giovani, i professionisti, i ceti più intraprendenti e ambiziosi a misurare  il divario fra il mondo in cui li condannarebbe il proprio leader e la realtà a cui stanno rinunciando.

Oggi abbiamo bisogno di più rete, di più condivisione, di più desideri e ambizioni da coltivare con un modello di vita che produca, ad est come ovest una domanda di autonomia e libertà.

L’irruzione di Anonymous

L’irruzione di Anonymus sulla scena, con le scorrerie contro i bersagli del governo russo e la promozione di contenuti che erano esclusi dai circuiti multimediali del paese ci dimostra appunto come la rimozione di ogni vincolo e barriera costringe ognuno a non sentirsi mai sicuro  nel suo recinto. Una lezione che vale ovviamente anche per noi occidentali. Nel momento in cui  reclamiamo la libertà per gli ucraini  non possiamo poi accettare isole del diritto come ad esempio la punizione di Wikileaks di Assange che ha reso trasparenti maneggi e opacità dei poteri americani.

Questa guerra ci costringerà a guardarci in faccia ed ad essere più esigenti innanzitutto con noi stessi.

Se la Silicon Valley si mobilita contro la guerra, non potrà poi reclamare privilegi e poteri nella gestione delle proprie piattaforme e dei propri profitti. Così come l’occidente non potrà chiudere un occhio rispetto ai propri opportunismi.

Non dimentichiamo che quello che sta accadendo inizia proprio con cedimenti e furbizie di grandi imprese occidentali sul mercato dei dati. Come spiega lo spietato libro di Cristopher Wylie ‘Il mercato del consenso’, che documenta come è nata ed ha operato Cambridge Analytica, proprio ai confini dell’ex Unione sovietica qualcuno alla Casa Bianca, attorno al 2007, cominciò a giocare con il fuoco per eccitare le famose rivoluzioni arancioni. E poi, appresa la lezione, furono i russi, che con la complicità delle stesse compagnie americane, come Facebook e Google, inaugurarono la loro guerra ibrida, interferendo nelle psicologie dell’avversario, come spiegava il capo di stato maggior delle forze russe Vitaly Gerassimov. Nella rete è stato coltivato il virus della guerra , ora la rete deve vaccinarsi dimostrando come sia la trasparenza e la condivisione l’unico modo per ripristinare la pace.